ESCURSIONISMO

CAI Lanzo Torinese - Commissione Escursionismo


ESCURSIONI NELLA VALLE DI ALA

La Valle di Ala è probabilmente la più conosciuta delle tre valli di Lanzo:fu molto frequentata nella seconda metà dell'800 e fino ai primi del '900 dai salotti dell'alpinismo torinese, e qui vide la nascita lo sci in Italia, sui dolci pendii del Pian della Mussa, il luogo più famoso delle valli, ai piedi dell'Uia di Ciamarella, che con i suoi 3676 m rappresenta la massima elevazione delle valli.



PASSO DELLE MANGIOIRE 2768 - LAGO DI BESSANETTO 2747 m


Località di partenza: Pian della Mussa (m 1761). Tempo salita: 3 h 30 minuti.Tempo discesa: 2 h 30 minuti.Segnavia: EPT 218 Difficolt E . Periodo consigliato: Luglio - Settembre.Accesso automobilistico:Arrivati al Pian della Mussa attraversare due volte la Stura su dei ponticelli e, giunti in vista di un paio di ristoranti e di un grosso palazzo, l'antico Hotel Brogi, si va a sinistra dirigendo verso di essi. Nell'ampio piazzale si lascia l'auto. Salita:Sulla destra del piazzale parte una mulattiera che conduce velocemente ad un alpeggio che va oltrepassato. Si continua attraversando un rigagnolo e dirigendo successivamente a destra verso una piccola asperit; si sale su alcune roccette e poi si piega leggermente a sinistra passando tra alcuni larici per raggiungere poi un bel pianoro. Volgendo verso destra si continua con marcia pianeggiante per alcune decine di metri sino a che non si incontra la traccia ch e sale da Villa Sigismondi dove il ponte che attraversava la Stura non esiste più . Si imbocca il sentierino di sinistra per superare un ripidissimo pendio immerso nella vegetazione di basso fusto a volte fastidiosa. La marcia diviene più agevole quando viene raggiunto e superato un primo ripiano e si entra nel Vallone di Saulera, belle visioni su Bessanese e Ciamarella. Si volge leggermente a destra, nei pressi vi è un'ottima sorgente per affrontare un nuovo tratto di salita e raggiungere così l'Alpe Saulera (m 2070; 1 h). La salita riprende e si giunge ad un nuovo ripiano da dove, in breve, si guadagna l'ampia conca del Pian degli Alant (2 h 15 minuti). Attraversato il rio si risale il vasto piano mantenendosi sulla sinistra idrografica del rio stesso. Giunti verso il fondo della conca, dove si notano abbondanti depositi di detriti, si volge a destra lasciando il fondo del ripiano per risalire con alcune risvolte il franco della cresta spartiacque nord - occidentale del Vallone di Saulera. La marcia continua lungo i fianchi dell'erto pendio tendendo gradualmente verso destra sino a che non si entra nell'incassata gola dove si trova il Passo delle Mangioire (m 2768; 3 h 15 minuti). Dal passo si ha una bellissima visione su parte della testata delle Valli di Lanzo, sul Lago della Rossa e sul sottostante altopiano di Bessanetto. Seguendo il sinuoso sentiero si inizia a scende re raggiungendo un tornante da cui si stacca verso destra un'esile traccia che, quasi pianeggiante, permette di raggiungere rapidamente il Lago di Bessanetto (m 2747, 3 h 30 minuti). Discesa: per la via di salita (2 h 30 minuti).

PASSO CHALANSON 3316 m


Località di partenza: Pian della Mussa (m 1845 - Balme) Durata: 4 h . Periodo consigliato: luglio-settembre. Difficoltà : escursionismo difficile . Segnavia: EPT 223. Attrezzatura consigliata: picozza, ramponi . Accesso automobilistico: Lanzo - Germagnano - Ceres - Ala di Stura - Balme. Raggiunto e superato il caratteristico paesino di Balme continuare sulla carrozzabile che conduce al bellissimo Pian della Mussa. Risalire completamente il piano fino all'ultima rampa che precede il Rifugio Città di Ciriè (indicazioni in loco). Nel piazzale vicino lasciare l'auto. Salita: Lasciata l'auto si attraversa la strada per imboccare un ampio sentiero che, dirigendosi leggermente a sinistra (indicazione Rifugio Gastaldi), porta ad attraversare il torrente passando su un ponte di legno. Poi dirige verso l'antica Alpe Rocca Venoni (m 1845), protetta da un caratteristico roccione e, superate le costruzioni ed un muro in pietra, svoltare a sinistra per incominciare a risalire un ripido sentiero. Dopo aver rapidamente superato un buon dislivello si percorre un tratto pianeggiante e si aggirano a destra alcune placche rocciose (attenzione se scivolose). Si arriva così al Pian dei Morti ed al Gias della Nerassa dove si trova un bivio. Andare a destra lasciando dietro a se alcune vecchie costruzioni; affrontato un tratto di salita più ripida si raggiunge un altro bivio dove bisogna proseguire diritto, mentre andando a sinistra si salirebbe al Gastaldi. In breve si entra, con marcia relativamente pianeggiante, nell'ampia conca ove si trova il Pian Gias (m 2600, 2 h circa) per mettere così piede su ciò che rimane del piccolo e pianeggiante ghiacciaio che, pur non avendo mai creato grossi problemi, richiede ovviamente una certa attenzione. Risalendo il Pian Gias si passa sotto ad una parete rocciosa (a sinistra) e superata la base della cresta S-S-O di Punta Chalanson (a destra) si piega decisamente a destra. Superata una zona detta ritica si piega ancora leggermente a destra lasciando a sinistra il Ghiacciaio Collerin per risalire una serie di nevai alternati a fasce detritiche. Giunti sotto alla parete S-O della Chalanson (un alto scivolo ghiacciato) piegare leggermente verso sinistra per arrivare in breve all'ampio pianoro detritico che caratterizza il Colle Chalanson (m 3316, 4 h) da cui si può godere di un panorama indimenticabile . Discesa:Per la via di salita (3 h).

ALPE CIAMARELLA 2114 m - ROCCA CIARVA 2364 m


Località di Partenza: Rifugio Ciriè al Pian della Mussa.Tempo salita: 1h 30 minuti.Tempo discesa: 1h Periodo consigliato: Giugno - Novembre.Difficoltà : E.Segnavia: EPT 226. Accesso automobilistico:da Lanzo risalire verso Ceres per poi proseguire alla volta di Balme. Superato quest'ultimo paese continuare sulla carrozzabile fino al termine del Pian della Mussa.Salita:Dall'auto andare a destra per risalire la ripidissima stradina asfaltata che in breve conduce al Rifugio Ciriè. Arrivati al piazzale imboccare il sentiero di destra che procede per un breve tratto su unmuretto. Dopo alcune centinaia di metri si compie una graduale curva verso destra per inoltrarsi in un incassato valloncello e sbucare infine al Pian Ciamarella, bellissimo circo glaciale dominato dalla parete est della Ciamarella. Di fronte (nord) si può notare l'incisione del Ghicet di Sea (m 2750). Mantenendosi sulla destra orografica del piano si procede con marcia rettilinea e, dopo aver superato alcuni dossi erbosi, si giunge all'Alpe Ciamarella (m 2114). Dalle costruzioni piegare decisamente verso sinistra per risalire un sentierino che conduce al Col Battaglia, graziosa insellatura erbosa posta proprio sotto la Ciamarella; da li, andando a sinistra si raggiunge agevolmente la cima della Rocca Ciarva (m 2368, 1 h 30 minuti circa) dove si trova una statua della Madonna . Discesa : per la via di salita (1 h circa).

COLLETTO DELLE COURBASSERE 1520 m


Località di partenza: La Canova (m 1068, frazione di Ala di Stura). Tempo di salita: 1 h circa Tempo di discesa: 30 minuti.Difficoltà: E .Periodo consigliato: tutto l'anno in assenza di neve .Segnavia: EPT 239. Accesso automobilistico:Da Torino si raggiunge Lanzo da dove si prosegue per Germagnano, Pessinetto e Ceres. Superato questo abitato si entra in Val d'Ala e seguendo la carrozzabile principale si arriva ad Ala di Stura. Poco prima della piazza del paese, subito dopo aver superato l'albergo Raggio di Sole, svoltare a destra per seguire una piccola strada pianeggiante che termina nel piazzale della borgata la Canova dove si lascia l'auto.Accesso con mezzi pubblici: fino a Ceres si arriva con il treno della Ferrovia Torino-Ceres (momentaneamente sostituita da Germagnano a Ceres con autobus). Da l una coincidenza con la corriera che risale la Val d'Ala con la quale si arriva fino ad Ala di Stura. Salita: sulla destra della piazza si allontana una stradina asfaltata che si infila tra alcune villette (indicazione per le Curbassere). Superata una curva, pochi metri prima che la strada finisca davanti ad un cancello, imboccare un sentierino sulla destra (altra indicazione), si inizia a salire, con alcuni tratti un po' ripidi, lungo l'evidente ed ampio sentiero. Di tanto in tanto si superano dei punti di sosta ed i primi massi su cui sono segnati i primi itinerari di arrampicata. La salita si snoda in un piacevole ambiente, inconsueto per queste valli, quasi "dolomitico"; di tanto in tanto si allontanano verso sinistra delle tracce che conducono ai massi più utilizzati dagli arrampicatori. Mantenendosi sulla traccia principale si arriva infine all'Alpe Credarian (m 1224; 30 minuti circa) situata al limite di un boschetto mentre sulla destra si innalzano le 2 Curbassere separate da un ripido canalone. Nei pressi del vecchio alpeggio si trova anche una caratteristica fontana in legno. Sulla destra della fontana si nota il bollo rosso segnavia dipinto su un masso; il sentierino sale ripidissimo vicino ad un larice per poi continuare sempre in forte pendenza tra rocce di varia dimensione. Si raggiunge poi un gruppetto di pochi larici per poi piegare gradualmente verso sinistra infilandosi così nello stretto canalone posto tra le due Curbassere. Mantenendosi preferibilmente a destra e procedento su sfasciume molto fine si raggiunge infine il Colletto delle Curbassere (m 1520, 1 h circa) da cui si può godere di un ottimo panorama su tutta la Val d'Ala mentre nel sottostante selvaggio vallone si trova la Borna del Selvaj, una piccola grotta dove si racconta vivesse l'uomo selvatico, un essere umano che aveva deciso di vivere lontano dai suoi simili. Portandosi a sinistra, verso la vetta della piccola Curbassera si può osservare anche l'opposto versante della Val d'Ala. Discesa:per la via di salita (30 minuti).

COLLE CROSET 2435 m - PUNTA CROSET 2465 m


Località di partenza: Martassina (fraz. di Ala di Stura, m 1202). Tempo salita: 4 h . Tempo discesa: 2 h 30 minuti circa. Difficoltà : E. Periodo consigliato: Maggio - Novembre.Segnavia: EPT 326 -bolli bianco - rossi. Accesso automobilistico: da Lanzo proseguire verso Germagnano e Pessinetto per raggiungere successivamente Ceres da dove si entra in Val d'Ala. Raggiunto e superato il paese di Ala di Strura si arriva a Martassina e superato l'abitato si arriva al piazzale sottostante un piccolo santuario dove può essere lasciata l'auto.Salita: ritornati indietro di alcune decine di metri e superata una casa si trova sulla sinistra (sulla destra per chi risale la valle), poco prima di un pilone votivo, una traccia con il numero di segnavia indicato su una roccia. Si segue il sentierino per salire subito nel bosco e superato un piccolo rio si entra nel vivo della faggeta. La traccia risale inizialmente un costone e poi un ripido pendio boscoso con molte risvolte; di tanto in tanto si incrociano altre traccie che vanno ignorate seguendo il sentiero principale, sempre contrassegnato da bolli rossi o bianco-rossi. Superata a sinistra una roccia con su segnato il numero di segnavia si oltrepassa un pilone votivo datato 1800 e subito dopo si esce dalla zona boschiva. Superato un ripido pendio pascolivo si entra in vista dei casolari di Vertea che rapidamente si raggiungono (m 1520, 1 h circa). A monte delle case si riprende a salire seguendo una mulattiera delimitata da un muretto a secco che in breve porta a superare il ripido prato per affrontare un successivo tratto pianeggiante al riparo di alcuni abeti. Una breve salitella permette poi di sbucare nei pressi del primo alpeggio dei Prati di Sopra (m 1661; 1 h 15 minuti). Mantenendosi sulla destra dell'ampio prato disseminato di alpeggi si raggiunge una costruzione più grande (su un muro laterale segnavia per il Col Croset) che si supera per risalire ad un costone tra radi larici. La salita riprende costante su terreno disseminato di massi di varie dimensioni e superato un piccolo rio si sbuca ad un piccolo pianoro dove si trova l'Alpe Ciavanis (m 1880, 1 h 45 minuti). Se si desidera avere un panorama più completo dall'alpe si può piegare a destra per seguire una traccia pianeggiante che rapidamente conduce ad un colletto posto sulla cresta che divida il vallone di salita da quello precedente dove si trova l'Alpe di Malatrait (visibile al centro del vallone, poco più in basso). Da questo colletto, pochi metri sotto ad una roccia affiorante dalle fattezze di un volto umano, si può godere di un vasto panorama sull'alta e bassa Val d'Ala. Oltrepassato l'alpeggio si riprende a salire per superare un "gradino" del vallone raggiungendo così un nuovo al peggio. Proseguendo si raggiunge poi l'Alpe del Pian Comune (m 2111) posta in splendida posizione. Andando oltre il sentiero diventa meno evidente fino a giungere in una piccola conca rocciosa dove si deve piegare leggermente a destra per attraversarla e raggiungere un ripido pendio erboso che culmina con l'evidente Colle Croset (m 2435, 3 h) da dove il panorama si apre anche sulla Val Grande. Andando a destra e percorrendo la facile cresta si arriva in pochi minuti in cima alla panoramica Punta Croset (m 2465). Sempre da colle, andando invece a sinistra, si percorre un'esile traccia che dopo una breve salita conduce ad un ampio pianoro da dove si possono vedere i laghetti del Vallone Croset, posti sul versante della Val Grande. Attraversato il piccolo ripiano si scende di qualche metri sul versante della Val d'Ala per incrociare un sentierino più evidente che percorre la cresta o ne rimane poco sotto offrendo sempre panorami spettacolari. In questo tratto, nel 1944, si abbattè un aereo alleato che doveva effettuare dei lanci per i partigiani, non è raro incontrare tra l'erba vecchia parti metalliche arruginite. Superato un torrioncino roccioso si inizia nuovamente a salire e si raggiunge così la sommità della Punta del Rous (m 2535, 1 h circa dal Col Croset), la massima elevazione della cresta spartiacque Val d'Ala - Val Grande prima della Cima Leitosa. Bellissimo, inutile dirlo, il panorama con in evidenza i Laghi di Trione. Discesa:per la via di salita (2 h 30 minuti se si compie il giro completo).

ALPE MALATRET 1771 m


Località di partenza: Ala di Stura (m 1075) - Durata complessiva: 4 h - Segnavia: parzialmente EPT 238 - Difficoltà : E - Periodo consigliato: vista l'esposizione a sud di tutto l'itinerario in caso di inverni non particolarmente nevosi l' escursione è effettuabile da inizio Aprile a fine Novembre. In caso di condizioni meno favorevoli: Maggio - Ottobre. Accesso automobilistico: arrivati da Ceres sulla piazza di Ala di Stura prendere a destra una stradina in salita (prima della chiesa) che porta a superare una piazzetta ed un ponticello. Alla successiva curva si individua, sulla sinistra, un altro piccolo ponte con affisso un cartello di divieto. Dove è possibile lasciare l'auto. Salita: Va attraversato il ponte con il cartello di divieto per intercettare una strada sterrata. Seguendola in salita, essa porta a superare alcune costruzioni vincendo tornanti piuttosto ripidi. La stradina, raggiunti alcuni casolari forma una piazzetta e da lì , piegando a destra si intercetta un sentiero, sbiaditi bolli rossi sulle rocce, che passa poco a monte delle case. Entrati nel bosco si arriva tosto a Chiottero (m 1270; 40 minuti): si tratta di un antico borgo ora abitato solo d'estate; fin qui si può arrivare seguendo integralmete la sterrata abbandonata in precedenza allungando di alcuni minuti il tempo di percorrenza. Superando un altro ripido tratto di sentiero, molto evidente, si giunge ai casolari del bel Pian d'Attia (m 1382) . Da qui, superate le case della borgata, si deve piegare a sinistra mantenendosi sul margine sinistro di un piccolo pianoro molto grazioso (da cui il nome di Pian d'Attia). La traccia supera una grossa betulla ed entra in un suggestivo boschetto di pini frutto di un rimboschimento. Dopo alcune decine di metri si piega a destra dirigendo verso una bassa costruzione in cemento dell'acquedotto (bollo rosso) da dove si allontana un'evidente traccia. Proseguire verso sinistra con marcia quasi pianeggiante nel bellissimo bosco fino a giungere ad un valloncello in cui scorre un rio, nei pressi del corso d'acqua la vegetazione si fa più invadente e copre in parte il sentiero. Superato il rio piegare, dopo alcuni metri, a destra per affrontare una ripida salita che porta a risalire un costone; andare ancora a destra in leggera salita (bolli rossi) fino a che, nei pressi di alcuni massi, si scende a sinistra per alcuni metri seguendo un sentierino che porta poi a sbucare in un prato inclinato. Risalendo verso destra si raggiungono i casolari di Pianfè (m 1479, 35-40 minuti dal Pian d'Attia) posti in panoramicissima posizione. Pochi metri a monte delle case si incrocia una sterrata e nei pressi si trova un bivio (poco oltre uno dei due rami della strada termina); dalla biforcazione seguire la traccia di sinistra in dolce salita oppure un sentierino che, sempre in salita, si allontana dai pressi del bivio. Seguendo la stradina in discesa in circa 30-40 minuti si può raggiungere la provinciale nei pressi di Cesaletti, Pian della Pietra e Cresto. In breve si arriva al margine inferiore di un ampio e dolce pendio pascolivo (Pian Serpais) che va risalito mantenendosi sul margine sinistro, nei pressi di un vecchio muretto a secco. Giunti nei pressi di un grosso masso piatto, quando si è quasi al termine del pendio quando, nei pressi dei casolari dell'Alpe Serpais (1 h, m 1569), si piega a sinistra superando il muretto (piccolo passaggio) ed imboccando una traccia inizialmente poco evidente che passa tra bassi cespugli. Si esce brevemente dalla zona boschiva attraversando un canalino per affrontare poi, rientrati nel bosco, un tratto di salita più impegnativa tra grossi faggi, fino a sbucare definitivamente sui pascoli soprastanti il bosco. Un breve tratto pianeggiante precede nuovamente una ripida salita che conduce ad un interessantissimo alpeggio ricavato da una "balma", cioè da un grosso masso sporgente dal terreno ed utilizzato come tetto per la stalla. Si supera l'alpeggio dirigendo verso una crestina e raggiunto un colle dominato da un grosso masso (ottimo punto panoramico) l a traccia scende verso al grosso alpeggio di Malatrait posto al centro di un valloncello che velocemente si raggiunge (m 1771; 1 h 45 minuti). Superato un piccolo rio si risale ad una nuova cresta molto panoramica sull'alta Val d'Ala.Discesa: per la via di salita.

LAGHI MERCURIN 2491 m - LAGO DEL RU 2551 m


Località di partenza: Balme (m 1450) - Durata complessiva: 7 h circa - Segnavia: parzialmente E. PT 227-232 - Difficoltà : E - Periodo consigliato: Giugno - Ottobre. Accesso automobilistico: Risalita la Val d'Ala si raggiunge Balme lasciando l'auto in cima all'abitato, dove la carrozzabile inizia a salire verso il Pian della Mussa. Salita: dopo l'abitato di Balme si lascia la carrozzabile piegando a sinistra ed attraversando la Stura su un ponticello. Rinvenuta subito dopo un'ampia traccia andare a destra, in salita. Vengono superate durante la marcia le case de I Bogone (m 1600) ed in circa 30 minuti, procedendo su una bella mulattiera, si arriva al Pian della Mussa nei pressi del ponticello che porta la carrozzabile al piano. Si percorrono alcune centinaia di metri sulla carrozzabile e superato un altro ponticello si arriva alle Grange della Mussa dove si trova il Ristorante Bricco. Si costeggia la costruzione del Ristorante Bricco lasciandola a destra per raggiungere rapidamente un basso muretto di pietra dove si intercetta una traccia di sentiero che, dopo pochi metri di salita, diviene più evidente. Si punta, con marcia che tende leggermente a sinistra, verso un valloncello e giuntivi si risale con alcuni tratti ripidissimi il costone di sinistra passando tra radi alberi. La traccia è ora evidente ed in breve si giunge all'Alpe Rulà (m 2000; 45 minuti dal Pian della Mussa). Di lì , dopo un breve diagonale, si va decisamente a destra e vinto un nuovo tratto ripido si affronta una lunga mezza costa con marcia quasi pianeggiante. Si guadagna un evidente colletto (m 2210 circa) da dove si rende visibile il tetto dell'Alpe dlla Rossa e si ha un ottimo panorama sulla conca del Piano della Mussa. Con marcia rettilinea si raggiunge l'Alpe della Rossa (m 2229; 1 h 30 minuti dal piano) posta tra incantevoli pascoli. Superata la costruzione piegare a destra riprendendo nuovamente a salire. Superate alcune roccette si entra in un valloncello che va attraversato per risalire nuovamente dalla parte opposta. Quando la pendenza si fa meno accentuata si inizia a compiere una curva verso sinistra fino a sbucare nella conca in cui si trova il Lago Ru (m 2551, 1 h 30 minuti dall'alpe Rossa). Costeggiando la sponda meriodionale del lago si sale nuovamente verso un colletta da cui si entra in vista del più grosso Lago Mercurin (m 2491) che rapidamente si raggiunge. Discesa: per la via di salita (3 h)

BRACCHIELLO 834 m - PIAN DEL TETTO 1152 m


Località di partenza: Bracchiello (m 834) - Durata complessiva: 4 h circa - Segnavia: bolli rossi lungo il percorso - Difficoltà : E - Periodo consigliato: Maggio - Novembre.Salita:Dal margine superiore della piazza di Bracchiello imboccare un piccolo arco sotto ad una caratteristica abitazione per attraversare così tutto l'abitato; passati davanti ad una casa dai caratteristici manufatti in legno si esce dall'abitato e si imbocca un'evidente traccia che, superata un'isolata costruzione, scende ad un rio che si supera su di un piccolo ponte di legno. La successiva risalita porta ad una mulattiera più ampia e poco dopo, ad un bivio, si prosegue diritto (scendendo a sinistra si raggiungerebbe Chiampernotto in circa 15/20 minuti.Superata una pietraia alcune ripide risvolte conducono a ridosso di una paretina rocciosa per proseguire poi sempre verso ovest. Giunti ad un nuovo bivio si prende la traccia di destra e in breve superate alcune curve procedendo tra bassi muretti si entra in vista delle prime case di Monaviel; superata una piccola sorgente ed attraversato un prato si raggiunge il paesino (m 1282, 1 h 15 minuti). Interessantissima la visita alle vecchie case mentre si può godere di un'interessante panorama sulle cime dell'opposto versante della valle con in evidenza il piccolo comprensorio sciistico di Punta Karfen-Pian Belfè.Sulla sinistra della piccola cappella (ovest) parte un sentierino che passa a monte di una radura, dopo una poco accentuata curva a destra la traccia corre alta sull'impervio vallone che scende dal Monte Plù mentre sulla destra del sentiero si vede a tratti ciò che resta di un piccolo canale che portava acqua a Monaviel. Si supera un piccolo rio (ad inizio stagione resti di valanghe) per entrare poi nel fitto della zona boschiva; il sinuoso sentiero supera con molte risvolte una forte pendenza passando in una zona disseminata da rocce di grosse dimensioni. Dopo che il sentiero ha costeggiato da vicino una paretina rocciosa si passa in un vero "tunnel" vegetale (unico tratto in cui la marcia in parte disturbata dalla vegetazione) per poi riprendere a salire più decisamente in una bella faggeta. Superata una piazzola un tempo utilizzata come carbonaia si piega a destra e con marcia costante in breve si arriva ad un colletto ed all'Alpe Turn (m 1658, 2 h 30 minuti circa da Bracchiello). Buon panorama sulla cresta di confine con in evidenza la Croce Rossa. Si scollina riprendendo il cammino tra i faggi; la discesa, dopo un tratto pianeggiante, porta a raggiungere e superare un rio nei pressi del quale la traccia, in parte franata, particolarmente stretta. Dopo una breve risalita si affronta un nuova tratto pianeggiante per riprendere poi a scendere arrivando a superare una pietraia (in basso a sinistra si scorgono i casolari di Pian Scuro mentre per tutta la discesa si hanno ottimi scorci sulle Courbassere). Subito dopo si piega a sinistra iniziando a scendere più decisamente affrontando numerose risvolte del Sentiero. Superata una cisterna per l'acqua e lasciato a sinistra un muretto di pietre si sbuca al margine superiore dei prati del Pian Scuro dove si trovano delle vecchie costruzioni (m 1319, 1 h dall'Alpe Turn), ottimo e suggestivo panorama sulle Courbassere. Scendendo lungo il prato sottostante le costruzioni si imbocca sulla destra un'evidente traccia che porta poco dopo a superare una minuscola cappelletta. Chi desidera scendere ad Ala di Stura può subito dopo imboccare una traccia che scende a sinistra e incrociata un'altra mulattiera seguirla in discesa, a sinistra, fino a raggiungere Pian del Tetto (m 1150) e da lì scendere rapidamente ad Ala (15/20 minuti circa).

PUNTA DELLE SERENE 2643 m


Località di partenza: Pian della Mussa (m 1761).Tempo salita: 3 h. Tempo discesa: 2 h 15 minuti. Difficoltà : E. Periodo consigliato: giugno-ottobre. Attrezzara consigliata: picozza utile. Accesso automobilistico: Arrivati al Pian della Mussa attraversare due volte la Stura su dei ponticelli e, giunti in vista di un paio di ristoranti e di un grosso palazzo, l'antico Hotel Brogi, si va a sinistra dirigendo verso di essi. Nell'ampio piazzale si lascia l'auto. Salita: Sulla destra del piazzale parte una mulattiera che conduce velocemente ad un alpeggio che va oltrepassato. Si continua attraversando un rigagnolo e dirigendo successivamente a destra verso una piccola asperità ; si sale su alcune roccette e poi si piega leggermente a sinistra passando tra alcuni larici per raggiungere poi un bel pianoro. Volgendo verso destra si continua con marcia pianeggiante per alcune decine di metri sino a che non si incontra la traccia che sale da Villa Sigismondi dove il ponte che attraversava la Stura non esiste più. Si imbocca il sentierino di sinistra per superare un ripidissimo pendio immerso nella vegetazione di basso fusto a volte fastidiosa. La marcia diviene più agevole quando viene raggiunto e superato un primo ripiano e si entra nel Vallone di Saulera, belle visioni su Bessanese e Ciamarella. Si volge leggermente a destra, nei pressi vi è un'ottima sorgente per affrontare un nuovo tratto di salita e raggiungere così l'Alpe Saulera (m 2070; 1 h). La salita riprende e si giunge ad un nuovo ripiano da dove, in breve, si guadagna l'ampia conca del Pian degli Alant (2 h 15 minuti). Dalla conca piegare a sinistra risalendo ad un colletto che si raggiunge dopo aver superato una pietraia e risalito un valloncello, si giunge così al colle delle Pariate (m 2590, 2 h 45 minuti). Piegando a sinistra e percorrendo la cresta si raggiunge in breve la sommità della Punta delle Serene (m 2643, 3 h). Ottimo panorama sulla Val d'Ala. Discesa: scendere percorrendo il ripido versante opposto a quello di salita fino a raggiungere un piccolo laghetto posto in mezzo ad una bella conca. Aggirare indifferentemente sulla destra o sulla sinistra un piccolo rilievo raggiungendo così l'Alpe Crot (m 2300) per continuare poi a scendere lungo un sentierino fino a raggiungere un alpeggio diroccato, nei pressi di un colletto. Scendendo a sinistra si raggiunge Balme percorrendo un sentiero che passa per Pian Gioè e l'Alpe la Comba in poco più di 1 h.; prendendo invece a destra si raggiunge un alpeggio semidiroccato con la volta a botte da dove si scende verso sinistra tenendosi alti sul torrente. Per vaghe tracce e, in alcuni casi inventandosi anche la via di discesa, si raggiunge l'Alpe Rocchetta. Entrando nella zona boschiva la tracci si fa più evidente. Si raggiunge le case di Chios e, piegando a sinistra si scende rapidamente alla borgata de i Frè (m 1495), da li una stradina porta ai Cornetti (m 1446) da dove passando tra le case, seguendo i segnavia GTA, si arriva a Balme (2 h circa dalla Punta delle Serene).Chi desidera tornare al Pian della Mussa può seguire la mulattiera che parte a monte di Balme e risale al piano mantenendosi sulla destra idrografica del torrente.

UIA DI CIAMARELLA 3676 m


Località di partenza: Pian della Mussa (m 1805; comune di Balme). Tempo salita: 3 h 30 minuti circa (dal Rif. Gastaldi). Tempo discesa: 3 h 30 minuti (dalla cima al Pian della Mussa). Difficoltà : F (alpinismo). Periodo consigliato: inizio Luglio - fine Settembre. Attrezzatura consigliata: corda, picozza, ramponi. La Ciamarella è la più alta montagna delle Valli di Lanzo. Vista la facilità della via normale di salita è un'escursione alpinistica molto frequentata anche per via dell'eccezionale panorama che si può godere dalla vetta: tutta la catena di confine delle Valli di Lanzo, il Gran Paradiso, il Cervino ed il Gruppo del Rosa. Un panorama indimenticabile. L'ascensione, volendo, L'uia di Ciamarella 3676 mpuò essere effettuata in giornata dal Pian della Mussa evitando di salire al Rifugio Gastaldi; in questo caso, arrivati al Pian dei Morti, si sale direttamente al Pian Gias. E' però consigliabile spezzare l'escursione in due giorni pernottando al Gastaldi. I primi salitori della Ciamarella furono l'ingegnere del catasto Tonini ed il suo assistente Ambrosini, che molte cime delle zona scalarono in quell'epoca. La salita, avvenuta il 31-7- 1857, fu effettuata per compiere rilevamenti. La prima salita "alpinistica" fu invece compiuta, nel 1867, da Paolo di Saint Robert, uno dei soci fondatori del CAI, accampagnato da colui che, pochi anni dopo, diverrà una grandissima guida alpina: Antonio Castagneri di Balme. Accesso: vedi itinerario relativo al Rif. Gastaldi. Salita: Dal Rifugio Gastaldi imboccare un'evidente mulattiera. Dopo una leggera salita si arriva ad un colletto dove si trova una vecchia costruzione diroccata; affrontati alcuni tornanti in discesa continuare poi la marcia con dei saliscendi e superare così un paio di nevai arrivando in seguito ad un bivio. Prendendo a sinistra si sale in breve al vicino Pian Gias. Fatti pochi passi sulla superficie ghiacciata si va a destra per incominciare a risalire la morena seguendo le tracce di sentiero ed alcuni ometti di pietra. Superati alcuni tratti un più ripidi si arriva al Ghiacciaio della Ciamarella (1 h 30 minuti) sbucando nei pressi del suo vertice più orientale da dove scaturisce un rio. Calzati i ramponi si risale il ghiacciaio compiendo un ampio semicerchio verso sinistra (ovest) per evitare la zona dei crepacci. Quando si è praticamente al centro dell'imponente anfiteatro glaciale da cui si elevano la Punta Chalanson, la Piccola Ciamarella e l'Uja di Ciamarella, si va decisamente a destra per portarsi verso la parete sud-occidentale della montagna dove si trova una comoda ed evidente traccia di sentiero. Dopo aver tolto i ramponi incominciare la comoda salita affrontando prima una curva a sinistra e poi un lungo diagonale ascendente. Si giunge ad un'ampia piazzola da dove si può godere di un eccezzionale panorama sulla Vanoise e su una buona porzione dell'arco alpino. Dal pianoro, calzando nuovamente i ramponi, si va a destra e poco dopo si risale, verso sinistra, un breve ma ripido pendio ghiacciato; si raggiunge così la cresta nord-ovest, in pratica è lo sbocco della difficile parete Nord della Ciamarella, da dove si ha un'ottima visione del Vallone di Sea. Andando a destra seguire la cresta e velocemente si arriva alla vetta della Ciamarella (m 3676). Discesa: Per la via di salita fino al bivio di Pian Gias - Rifugio Gastaldi, da li andare a sinistra, in discesa, per raggiungere il Pian della Mussa. (3 h 30 minuti circa dalla cima della Ciamarella).

ANELLO DI VALSERVIN


  • località               Comune di Balme – Val d’Ala – Valli di Lanzo (TO)

  • quota minima:            m 1446

  • quota massima:           m 1600

  • tempo di percorso:       ore 3

  • epoca:                   tutto l’anno (a piedi o con racchette da neve)

  • informazioni:            Umbro Tessiore (tel. 0123.82971) Castagneri Saverio (tel. 338.7456049)

Oggi nessun escursionista rimpiange le vecchie racchette tradizionali, quelle di corda intrecciata. Eppure pochi sanno che le racchette rigide, del resto assai più adatte all’ambiente alpino, furono usate per secoli dai montanari delle alte valli. Naturalmente erano in legno e non in plastica, ma servivano egregiamente per superare ripidi pendii di neve gelata in condizioni altrimenti proibitive. Ad introdurle nelle Valli di Lanzo furono probabilmente i minatori che sfruttavano i giacimenti di ferro in alta quota e divennero strumento indispensabile dei contrabbandieri che transitavano in ogni stagione attraverso gli alti valichi con la Savoia.

Venite a seguire le tracce di questa epopea montanara percorrendo l’Anello di ValServìn nella conca di Balme, il più alto comune delle Valli di Lanzo. Sarà l’occasione di una piacevole escursione nella bella stagione oppure di qualche ora di cammino con le racchette ai piedi durante l’inverno (che quassù da noi dura sei mesi).

Scoprirete ciò che rimane della secolare opera dell’uomo, incisioni preistoriche, un’antica ghiacciaia naturale, un villaggio abbandonato dove s’insediarono nel medioevo minatori di origine savoiarda, bergamasca e valsesiana. Tutto in un ambiente incontaminato, tra grandi boschi di faggi e di larici, pareti rocciose e cascate di ghiaccio, dove non è raro imbattersi nelle impronte degli aironi intenti a pescare nelle pozze gelate del torrente, per non parlare dei camosci e dei caprioli e di tanti altri abitanti del bosco (non esclusa la lince…).

Al termine della gita avrete la possibilità di visitare un villaggio che si presenta come museo vivente della vita montanara, con la frazione Cornetti, dove la vita sembra essersi fermata a un secolo fa, la casa fortificata del Routchàss, fondata dal capostipite dei Balmesi nel XVI secolo, la cappella quattrocentesca dove sostò la Sindone durante il trasferimento da Chambéry a Torino, il Museo delle Guide Alpine, dove rivivono le glorie dei pionieri dell’alpinismo torinese e dei montanari di Balme che li guidarono un po’ dappertutto nelle Alpi Occidentali.

Senza trascurare il fascino della musica francoprovenzale e neppure  i sapori schietti dei cibi e delle bevande di una volta, come il caffè alla Balmese, che scoprirete da soli al Bar Centrale e che certamente apprezzerete dopo una giornata passata nel crudo clima dell’alta montagna.

L’itinerario prende l’avvio dalla piazza di Balme, di fronte alla chiesa parrocchiale (che merita anch’essa una visita). Si segue la stradina che porta alla frazione Cornetti, situata sul lato opposto della valle, passando accanto a una piccola sciovia. Già esistente nel XIII secolo, il villaggio è il più alto abitato permanente delle Valli di Lanzo e uno dei meglio conservati. Soprattutto la parte interna presenta numerose abitazioni profondamente interrate, a difesa contro il freddo, e stretti vicoli tortuosi, detti quintàness nel locale patois francoprovenzale, quasi interamente coperti dagli spioventi dei pesanti tetti di lose, in modo da offrire protezione sia dal vento sia dalle copiose nevicate. Alcune case ancora recano le insegne di attività commerciali ed artigianali ormai remote nel tempo, ma la frazione ospita tuttora ben cinque stalle dove in inverno prosegue l’allevamento di bestiame secondo le modalità tradizionali. Di particolare interesse la cappella di S. Anna, dove sono custoditi numerosi ex-voto ed alcuni affreschi recanti gli stemmi delle famiglie Martinengo e Castagneri e l’antico Lazzaretto, ora trasformato in stalla, sormontato dall’immagine della Vergine e Santi, dove i malati venivano raccolti in occasione delle pestilenze (l’ultima volta fu in occasione dell’epidemia di febbre spagnola nel 1918).Dalla piazzetta al centro della borgata (detta Airëtta, dove si faceva la battitura della segale) inizia la segnalazione del percorso, che sale lentamente fino a raggiungere le case più alte. Si raggiunge così un breve pianoro detto Pra Sec. Di qui la vista spazia sul vecchio centro di Balme e sulla grandiosa parete che sovrasta il paese (Ròtchess d’Bàrmess). Attorno al grande muro paravalanghe che protegge il villaggio, spesso è possibile scorgere branchi di stambecchi che in primavera scendono fin presso le case (non dimenticare il binocolo!).La salita riprende piuttosto ripida, fino a raggiungere le case Arbosëtta, capolinea della piccola sciovia del Pakinò, oltre il quale si apre il vallone di Servìn. Il percorso prosegue in leggera discesa, attraversa un ripido canale e quindi scende alla borgata Li Fré (che significa “i fabbri”), m 1495.

L’insediamento fu fondato nel secolo XV (nei pressi della piazzetta si conserva una lastra di pietra che reca la data 1486) da minatori bergamaschi e valsesiani venuti a sfruttare le miniere di ferro del monte Servin, a quasi 3000 metri di altezza. Il minerale veniva trasportato a valle mediante apposite slitte e subiva una prima riduzione in una rustica forgia che sorgeva nel pianoro sottostante le case. Il metallo veniva in parte lavorato sul posto, in parte trasportato in bassa valle, dove veniva trasformato in serrature (a Ceres) e in chiodi (Mezzenile, Pessinetto e Traves).Nel XVIII secolo le miniere furono ricoperte da un piccolo ghiacciaio (Vedretta di Servin, ancora esistente pur se in via di estinzione), mentre cominciò a scarseggiare la disponibilità di legname da trasformare in carbone di legna per alimentare le forge. Per questi motivi l’attività di sfruttamento minerario declinò rapidamente e i Balmesi dovettero riconvertirsi ad una misera economia di agricoltura d’alta montagna, riuscendo a sopravvivere con i pochi proventi di un pericoloso traffico (in realtà era contrabbando, ma questa parola a Balme non viene mai pronunciata!) con la vicina Savoia, attraverso gli alti valichi del Col d’Arnass e del Collerin). Nel secolo seguente, con la nascita dell’alpinismo, i Balmesi misero a frutto la loro conoscenza della montagna trasformandosi in provette guide alpine.In tempi più recenti il villaggio dei Fré cessò di essere abitato in permanenza e divenne uno dei tanti insediamenti temporanei della transumanza estiva. La perfetta muratura a secco di molte case testimonia la perizia dei minatori che costruirono il villaggio, mentre la tipologia delle abitazioni, meno interrate, e con aperture più ampie di quelle dei Cornetti, conferma l’originaria destinazione ad attività artigianali e non agricole della popolazione. I balconi in legno sono un’aggiunta del secolo XVIII, quando la riconversione forzata all’agricoltura rese necessaria l’essiccazione dei cereali, che spesso la rigidità del clima obbligava a mietere prima della completa maturazione.

Attraversata la frazione, si prosegue in direzione delle case Kiòss, per raggiungere l’imboccatura di una miniera abbandonata, dalla quale veniva estratto minerale di talco. Prima di giungere alla miniera può essere interessante soffermarsi davanti ai resti della baita del Casoùn, interamente costruita sfruttando un grande riparo sotto roccia come tetto. Questi ripari sono detti bàrmess e da essi deriva il nome di Balme.In un fitto bosco, il sentiero prosegue verso l’alpe Tchavàna, per poi discendere fino al fondovalle, in prossimità di un’immane roccia attraversata da una gigantesca fenditura. Annidata alla base della rupe sorge la baita Li Soùgn (gli acquitrini), m 1518. Di fronte alla baita, alla sommità un masso annerito dal fuoco, si possono scorgere coppelle incise nella roccia, a testimonianza dell’antichissimo insediamento umano nel luogo.

Il percorso prosegue costeggiando il torrente fino alle cascate del Rio Pountàt, che d’inverno si tramutano in palestra di ghiaccio dove non è raro vedere impegnate cordate di ice climbers. Altro incontro possibile è quello con gli aironi intenti a pescare dal bordo delle pozze ghiacciate. Si attraversa quindi la testata del vallone, superando il torrente su una rustica passerella di legno.Si raggiungono così le baite di Piàn Salé (m 1600) dove si incrocia il sentiero GTA che porta al Col Paschièt, in direzione di Lemie.La pista scende ora lungo il lato destro del vallone di Servìn, fino ad attraversare il ripidissimo canalone della Riva Loundji, percorso, ad ogni caduta di neve, da una grande valanga che precipita direttamente dalla cima del Monte Fort. Con un po’ di fortuna, nella parte alta del canalone, si possono vedere camosci. Sempre in leggera discesa, si attraversano ampie praterie (l’Sàgness, che significa “gli acquitrini”) e poi un versante esposto ai venti di settentrione e per questo chiamato Tiralòra. Entrati in un fitto bosco di faggi si giunge all’estremità superiore di un pendio erboso assai ripido, che in passato serviva per far rotolare i tronchi d’albero, il cui nome lou Rountch, ricorda l’opera di disboscamento e dissodamento. Il panorama torna ad allargarsi e si scorge la vetta della Ciamarella, massima elevazione delle Valli di Lanzo (m 3676).

Seguendo un sentiero tra salti di rocce, si scende fino alla Ghiacciaia, chiusa da una rustica porta di legno che permette di accedere a una galleria e un anfratto naturale della montagna che poteva essere riempito di neve attraverso un pozzo naturale. La neve durava tutta l’estate e veniva utilizzata per conservare le carni. Si risale quindi il torrente fino alla radura di Pian Tchurìn, dove una caratteristica sorgente richiama spesso la presenza di animali selvatici; a poca distanza si raggiunge un  bel ponte in legno detto Pount Bianc. Portato via dalla disastrosa piena dell’ottobre 2000, questo ponte, come gli altri, è stato ricostruito da un gruppo di giovani volontari di Balme diretti da un anziano del luogo, Michele Castagneri Tucci, che ha trasmesso loro un sapere tecnologico vecchio di secoli ma tuttora efficace.Ritornati alla frazione Cornetti, si risale la borgata, passando accanto alla fontana del Corn (sormontata da un corno di stambecco) che ricorda nel nome quello della famiglia di minatori (i Cornetto) che fondarono l’insediamento nel XIII secolo. Si osservi la bella pavimentazione in pietra (lou stèrni), realizzata nel 1996 da un abile artigiano della valle, Giovanni Cristoforo detto Ninétou. Di qui si ritorna al capoluogo seguendo il percorso d’andata.

In alternativa, ritornati al Pra Sec, si può seguire la pista pianeggiante che attraversa la sciovia e si inoltra nella gola della Gòrdji, dove le acque dello Stura precipitano fragorosamente in una cascata alta alcune decine di metri (nei pressi si vede l’antica condotta forzata e centrale elettrica inaugurata nel 1909 e ancora in uso!).Oltrepassato il ponte sulla cascata, si giunge in pochi minuti nel vecchio centro di Balme, che merita una breve visita. Dal piazzale davanti allo storico Hotel Camussòt è visibile l’insegna della primitiva sede della locanda, risalente alla metà del XIX secolo, che fu poi sostituita dalle due grandi costruzioni che sorgono di fronte. Per oltre un secolo il Camussòt fu tra i più illustri alberghi di montagna delle valli piemontesi e fu gestito dalla famiglia Bricco, discendente dalla guida alpina Giacomo Bricco detto Camussòt (1845-1904), noto cacciatore di camosci. Alloggiarono al Camussòt e lasciarono traccia del loro soggiorno sul Libro dell’Albergo numerosi protagonisti dell’esplorazione alpina negli anni a cavallo del secolo ed esponenti della cultura italiana di fine Ottocento, come Eleonora Duse, Giosué Carducci, Guglielmo Marconi. Interessante la vista sulla distesa di tetti coperti da lastre di pietra (lòsess).

Si scendono alcune rampe verso la parte più antica dell’abitato fino alla piazzetta detta Ls’Airess, antico centro del paese e luogo di incontro, dove in occasione di alcune feste (SS. Trinità e Ferragosto) vengono tuttora eseguite musiche e danze della tradizione locale. Proseguendo verso valle si possono osservare i caratteristici cunei paravalanghe (tchòmess) che proteggono le case più a monte dall’urto delle masse di neve che precipitano dalle pareti soprastanti.Ritornare nella piazzetta di Ls’Airess e scendere verso la carrozzabile attraverso un sottopasso ad arco. Si trovano qui i resti della più antica cappella del paese, risalente al secolo XV sulla base di alcuni affreschi di carattere gotico, dove autorevoli studiosi ritengono che abbia sostato la S. Sindone nel 1535, quando la Reliquia fu trasportata clandestinamente da Chambéry a Torino. La cappella fu sconsacrata probabilmente in occasione della costruzione della nuova Chiesa, dopo la costituzione della Parrocchia nel 1612. È questo la parte più antica del paese, risalente probabilmente al ‘200, e sopravvissuta alle demolizioni del primo ‘900, quando fu costruita la strada per l’acquedotto di Torino al Pian della Mussa.

Di fronte all’arco, al di là della strada carrozzabile, si apre il buio accesso alla casa fortificata del Routchàss, massiccia costruzione a tipologia difensiva, eretta in varie fasi successive nel corso del secolo XVI alla sommità di un promontorio roccioso. Un unico tetto di dimensioni gigantesche copre una serie di stretti passaggi e di scale coperte che conducono ad una loggia con vista sulla valle sottostante (iscrizione incisa nella roccia del fondatore Gian Castagnero 1591) e agli affreschi del XVII secolo raffiguranti una Deposizione ed un ciclo di Storie del Battista (cena del Re Erode e decollazione di S. Giovanni).La costruzione del Routchàss è strettamente legata alla costituzione del Comune (1610) e della Parrocchia (1612) di Balme, in quanto l’insediamento dei Castagneri segnò l’inizio dello sviluppo del paese come centro metallurgico e minerario. Numerose storie e leggende tuttora tramandate da una generazione all’altra illustrano la figura di Gian Castagnero (1550-1643), fondatore dell’autonomia balmese e capostipite della quasi totalità dell’attuale popolazione del paese. In particolare viene indicata la sua forgia e, nei sotterranei dell’edificio, il luogo dove egli coniava monete con l’oro di una miniera di cui egli solo conosceva il segreto.

La visita si può concludere con la visita del Museo delle Guide Alpine che sorge nel corpo di fabbrica della chiesa parrocchiale (chiavi presso il Bar Centrale). Vi sono conservati i cimeli di una gloriosa epopea che vide i montanari di Balme, tra cui il celebre Antonio Castagneri detto Toni dìi Touni, protagonisti dell’esplorazione alpinistica delle Alpi Occidentali


Descrizioni cura di Roberto Bergamino e altri soci del CAI di Lanzo

Altri itinerari sul libro "100 sentieri nelle Valli di Lanzo" in vendita presso tutte le Edicole e su Valli di Lanzo Outdoor


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