Scialpinismo

 

Cima dell'Uia 2142 m
 

 

 
Info gita  
Partenza: Case Borello 960 m
Tempo di salita: 3 h
Dislivello: 1180
Difficoltà: OS (35°) (ramponi)
Esposizione S
Periodo: dicembre - marzo

 

28 febbraio 2009
La Cima dell'Uia è una di quelle gite da cogliere al volo. Esposta in pieno sud, su terreno ripido, la neve saluta presto.. ci mette poco a trasformarsi, ma altrettanto poco ad andarsene... è una gita che richiede nevi iper sicure vista la pendenza della parte alta. La difficoltà OS secondo alcuni è eccessiva. A me stesso è sembrata forse un po' esagerata, però dipende molto dalle condizioni del manto nevoso (se è una lastra di ghiaccio ci si c... in mano..), perchè la pendenza del versante arriva anche a 35° (forse qualcosina di più sotto l'Alpe dell'Uia). E' comunque un buon banco di prova per cimentarsi con gli OS, si ha la sensazione di volare sulla pianura, e se si ha la fortuna di trovare un firn come abbiamo trovato noi, beh, la discesa ce la si ricorda per un bel pezzo.

Ripeto, condizioni di innevamento sicurissime sono indispensabili. Per la cronaca, una settimana dopo che siamo saliti e scesi noi, un rialzo termico abbastanza notevole, ha fatto sì che buona parte del pendio che avevamo percorso, è venuto giù interamente... per cui... occhio alla penna!

 

E finalmente mi sono levato anche questo dentino. Cima dell’Uia 2142 m, anche detta Uia di Corio dai noi “locals”. Ci sono quelle gite che sogni da anni, che rimandi sempre, aspettando le condizioni ottimali, con un certo timore reverenziale dovuto al battesimo dell’OS. Così è stato per questa cima, che a piedi avevo fatto più volte, ma che, vista l’esposizione e la quota, per essere salita e scesa con gli sci richiede condizioni particolari. 

Le notizie degli amici saliti venerdi danno l’ultimo input, le condizioni sono ottime, per la serie “o domani o mai più”.. La partenza è prima all’alba, per fugare gli ultimi timori legati alla quota dello zero termico previsto a ben 2800 m nelle ore centrali. Parto già con l’idea di non scendere dalla cima oltre le 10.30 del mattino. 

Ed infatti la sveglia suona alle 5.45, colazione e via verso Corio dove mi trovo con Max, Beppe e Fabio. Un caffè per svegliarci, e partiamo alla volta di Pian Audi. Lasciamo l’auto poco oltre il bivio del Monte Soglio, oltre la strada fangosa non invita a salire. Sci a spalle ci incamminiamo, e non posso che notare le prime primule di stagione.. la primavera sembra davvero alle porte. Poco oltre le case Cutin mettiamo gli sci ai piedi. La neve è rigelata nonostante la temperatura alta, solo nel bosco non ha gelato per nulla ed è già un marcione alle 8 del mattino. 

Questo tratto boscoso non dura molto, passiamo vicino a vecchie baite in rovina, sovrastate da enormi faggi, uscendo poi al sole e su terreno più aperto. La nostra montagna si fa vedere pressoché per intero, così come la via di salita. Vista da qui non pare così repulsiva. Continuiamo a salire, la giornata è radiosa, non c’è una nuvola. Dietro di noi sbucano altri “omini” dal bosco, sono i nostri amici che ci raggiungono, noto di essere l’unico non-istruttore di tutta la compagnia… visto che c’è mezzo organico della Scuola di Scialpinismo canavesana! 

Arriviamo all’Alpe Ciapei 1619 m, e qui decido di mettere i coltelli prima di affrontare la parte più ripida della salita. Di fronte a noi, sul versante opposto, alcuni scaricamenti di fondo, che confluiscono nell’immensa valanga, impressionante, che solca tutto il gran canalone del versante sud e si inabissa verso il fondovalle boscoso. Piccola pausa, poi partiamo per l’assalto alla vetta. Per evitare di salire proprio sul tratto più ripido, in ombra e gelato, ed oltretutto rovinato dalle valanghe, proseguo in traverso fino ad intercettare l’ultima dorsale disponibile del versante, prima che questo vada a morire nel canalone di valanga. 

E’ ripido si, e me ne accorgo solo per il fiato corto. Coi coltelli salgo senza tribolare, rimango un po’ indietro solo perché se accelero il ritmo rimango a corto di fiato. L’ambiente è grandioso, con il pendio che dietro di me scende ripido verso valle. Non fa impressione solo perché è inframezzato dalle prime zone senza neve, fosse tutto uniforme farebbe sicuramente un altro effetto. Molto suggestivi sono i contrafforti rocciosi alla mia destra, a picco sulla pianura avvolta in un’assurda foschia. Arrivo così pure io all’Alpe dell’Uia 2026 m, arroccata a mo’ di nido d’aquila su uno di questi contrafforti. 

Ormai la vetta è vicina. Gli ultimi cento metri di ripido pendio sono già cotti dal sole, fa un caldo a dir poco atroce, non c’è un filo d’aria. Verso la fine un paio di inversioni mi risultano laboriose, specie l’ultima, in prossimità della curiosa cornice protesa verso sud. Eccomi in vetta, ce l’ho fatta! Strette di mano, sono le 10 del mattino, e probabilmente laggiù nella bassa, avvolta dallo smog, c’è chi dorme ancora. 

Un po’ di foto, chiacchiere con gli amici, si ammira il panorama, un sorso di the, poi si cominciano i preparativi per la discesa. Sono le 10.30 quando è il mio turno..Si va!! Ed eccomi qui a disegnare curve su questo pendio sognato da anni. Sembra di volare sulla pianura, la neve è perfetta, ed anche su queste pendenze non ho alcun timore. Sono emozionato ed accaldato, il sole oggi pesta duro. All’Alpe dell’Uia ci ricompattiamo, e riprendiamo la discesa tutti insieme. Cercando i tratti più lisci, è meraviglioso, firn vellutato, non potevo chiedere di più oggi. Abbassandosi di quota ci si disperde un po’, ognuno ha adocchiato una diversa linea di discesa, ma la neve è sempre perfetta fino al bosco. Qui vabbè non aveva gelato nella notte, ed infatti alla boschina “adventure” si aggiunge la neve stile cemento a presa rapida.. Vien fuori l’istinto di sopravvivenza, prendo anche un ramo in fronte, ma ravanando anche su terra e foglie usciamo finalmente sugli ultimi prati, trovando ancora neve buona, anche se da sciare con leggerezza. 

Ultime curve di una gran discesa, arrivando sulla strada fangosa, a pochi metri dall’auto, nell’aria di una primavera imminente. Ci siamo, anche questa è fatta, e con questa Uia ho salito (e sceso) con gli sci tutte le vette sciistiche della dorsale Valle Orco – Valli del Tesso e Malone, da Cima La Rossa alle Rocche di S.Martino. Anche questo è un piccolo sogno realizzato, sono tutte cime che vedo da casa, ogni giorno, da trent’anni. 

Ci cambiamo e scendiamo a Corio, per mangiare&bere da buoni sci alpinisti, ridendo, scherzando e discutendo di nuovi progetti.

Mentre torno a casa, con l’aria marzolina che entra dal finestrino, ritorno a pensare che forse non c’è niente come lo scialpinismo di primavera che mi dia un così grande senso di libertà, lo penso ogni anno quando arrivo in questo periodo e vivo giornate così. Quell’attraversare tutte le stagioni in poche ore, quel sole che comincia a scaldare e colorire la pelle, i primi fiori che sbucano prepotentemente dalla notte invernale, la vita che pian piano comincia a risvegliarsi, quel danzare leggeri su pendii lisci come biliardi… 

Sì, a volte penso che mi basta un paio di sci ai piedi per poter scivolare verso un nuovo sogno.

 

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