Scialpinismo

 

Costiera dell'Uia 2726 m
 

 

 
Info gita  
Partenza: Chiapili di sopra, sbarra 1800 m
Tempo di salita: 3 h
Dislivello: 1000 m
Difficoltà: BS
Esposizione N, E poi NO
Periodo: marzo - giugno

 

6 aprile 2003
La Costiera dell’Uia è una delle gite più frequentate della valle, per la bellezza dei pendii superiori. Il vallone del Carro è frequentatissimo, più che altro da decine di scialpinisti diretti alle Cime del Carro e d’Oin, super-classiche della valle Orco.
 

Risaliamo la Valle Orco, si presenta una giornata splendida. Alla “sbarra” dei Chiapili di Sopra è tutto un trafficare di scarponi, sci e pelli di foca. Con il primo sole ci incamminiamo lungo la strada asfaltata, fin nei pressi dell’Alpe Pilocca (!), quando sulla sinistra si stacca una stradina in discesa, ad imboccare il vallone del Carro. Attraversiamo il ponte 1863 m, e incontriamo una vecchia conoscenza di queste parti, la piccola Marta. La incontrai lo scorso anno, il 21 aprile, nella mia solitaria alla Punta Violetta, e la ritrovai una settimana dopo sulla via del Nivolet, quando la fotografai mentre una mia amica le dava del cibo. Marta  si lascia di nuovo fotografare senza timore, accetta il cibo dalle mani di noi scialpinisti. Ah, dimenticavo: la piccola Marta è una volpacchiotta senza alcuna paura, custode del vallone del Carro..

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Marta, la volpe "custode" del vallone del Carro.

Lasciamo la bestiola, e ricominciamo a salire il pendio ripiduccio in mezzo ai radi larici e a cespugli di “drose”, seguendo alcune tracce. La neve dura del mattino ci costringe ad “accoltellarci” (leggasi: mettere i coltelli..), e così saliamo faticosamente ma più spediti, fino ad uscire al sole, al limitare del bosco, su pendii che ora assumono una pendenza assai più dolce, e un’ampiezza che ti riempie il cuore..

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Ai limiti del rado bosco.

Il percorso è ben chiaro: i pendii della dorsale si allungano verso sud ovest, sempre con inclinazione assai dolce, e senza difficoltà. Superiamo il valloncello che degrada sull’Alpe …, caratterizzato da splendidi pendii che scendono sul fondo del vallone del Carro, e cominciamo a risalire su terreno via via più ripido verso il culmine della dorsale. La pendenza aumenta, e la neve assai ondulata (questo tratto è notevolmente soggetto all’azione del vento, talvolta è quasi privo di neve) ci costringe ad acrobazie sulle pelli che, consumate come sono (le mie…), tengono per miracolo..

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La dorsale di salita.

A quota 2650 m ci fermiamo, anche perché non è nostra intenzione (tantomeno dei nostri amati attrezzi) fare sci di roccia. Il punto quotato 2726 m è raggiungibile a piedi su pietrame, ma talvolta è possibile salire in cima con gli sci ai piedi. Un breve spuntino, e poi scendiamo subito. La prima parte della discesa è laboriosa per via delle onde di neve, poi però si aprono le porte del Paradiso. Neve splendidamente trasformata, se fosse un paio di cm più morbida sarebbe l’ideale, ma anche così c’è da restare senza parole. Seguendo approssimativamente  la via di salita, con una serie di belle curve, ci abbassiamo nel rado bosco, fino alla stradina, e in breve, con ancora qualche curva sulla “marcetta” da 5 stelle, arriviamo al ponte. Un riposino al caldo sole di aprile, una birra gelata e anche questa è fatta.

 

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