Scialpinismo

 

Stralhorn 4190 m
 

 

 
Info gita  
Partenza: Saas Fee, stazione superiore funivia Felskinn 3000 m (Vallese, CH)
Tempo di salita: 40 m 1° giorno - 5 h 15 m secondo giorno + 30 m di risalita
Dislivello: 1270 m circa in salita - 2500 circa in discesa
Difficoltà: BSA
Esposizione N, NE
Periodo: maggio - giugno

 

14 e 15 maggio 2005
Grandiosa gita d'alta quota ad uno dei più panoramici 4000 del Monte Rosa. La salita è lunga ma non presenta eccessive difficoltà. E' conveniente effettuare la salita quando sia possibile raggiungere Saas Fee sci ai piedi, regalandosi così quasi 2500 m di sciata in discesa. Unico neo della gita è la perdita di circa 80 m di dislivello dal Britannia Hutte. Nel mese di maggio la funivia del Felskinn effettua generalmente una sola salita al pomeriggio. Informarsi presso l'ufficio del turismo di Saas Fee.

 

 

La prima spedizione scialpinistica in Svizzera…organizzazione perfetta! Sabato 14 maggio, ore 7.40, coperto e sta per cominciare a piovere. Ultimo sguardo ai modelli di previzione svizzeri NMM. Ulteriore conferma. Domani farà bello. Si parte! Alle 8.55 lasciamo Favria sotto la pioggia, ad Ivrea è un vero diluvio. A Domodossola viene giù di tutto, e così risaliamo la valle verso il Passo del Sempione sotto la pioggia. Facciamo una sosta rifornimento a Varzo, poi proseguiamo. Al Sempione viene giù pure qualche fiocco. Scendiamo sul versante opposto, non piove ma è nuvoloso. Passiamo Briga e a Visp risaliamo la valle verso Saas Fee, dove arriviamo alle 13. Entriamo nel grande parcheggio multipiano (è vietata la circolazione delle auto private) e facciamo che vestirci e mangiare.

       

A destra: i cavi della funivia si perdono nel nulla...

Al centro: quota 3000, nevica furiosamente.

A sinistra: l'arrivo alla Britannia Hutte.

Ci incamminiamo quindi sotto il nostro pesante fardello per il paese, attraversandolo a piedi, fino alla stazione di partenza della funivia del Felskinn. In questo periodo effettua una sola corsa alle 16.45. Aspettiamo quindi ben due ore….Nel contempo arriva una compagnia di emiliani (gli unici italiani oltre noi). Alle 16.45 finalmente la funivia parte. Pioviggina, dai 2300 in su comincia a nevicare e presto entriamo nella nebbia più totale..i cavi della funivia si perdono nel nulla.Alla stazione superiore, a quota 3000, nevica furiosamente…ci incamminiamo nella tormenta per una larga pista a saliscendi in mezzacosta, che in circa 40 minuti ci conduce alla Britannia Hutte 3039 m. Gran trambusto nell’atrio del rifugio, un paio di ciabatte è ben gradito. Prendiamo possesso quindi della nostra bella camera. Stanotte si dormirà tranquilli! La cena è buona e abbondante. Verso le 20 smette di nevicare ed il cielo schiarisce un po, appaiono la Weissmiess e il bacino di Mattmark. Si va a nanna preso, la sveglia è fissata alle 4.30.

       

A destra: dopocena il cielo si apre e appare il bacino di Mattmark.

Al centro: alba di domenica 15 maggio.

A sinistra: in fondo appare il Britannia Hutte, siamo al termine della discesa dal rifugio.

Il mattino dopo il cielo è stellato, preparativi, colazione ed alle 5.40 siamo pronti a partire. Senza pelli scendiamo per 80 m di dislivello, prima con qualche curva, poi con un traverso, sull’Allalinglestcher, fino a una quota di 2950 m. Qui rimettiamo le pelli e ci incamminiamo per la lunga, eterna salita (7 km di sviluppo dal rifugio alla vetta…). Salgo con calma, presto entriamo nelle nebbie che si sollevano dalla bassa valle. L’ambiente è ovattato, bianco, silenzioso. Verso i 3200 usciamo dalla coltre di nubi, e si apre uno spettacolo unico. Verso valle, in controluce, ribolle un mare di nebbie, nel cielo solcato da cirrostrati bluastri filtra un ancora pallido sole, verso monte appare l’elegante linea dello Stralhorn a sinistra e la dentellata mole del Rimpifschorn a destra.

                   

Sul confine tra nebbia e sole...

                   

Giochi di luce, sul ghiacciaio. Mare di nubi a quota 3100 e cirrostrati in quota.

Proseguiamo la salita con passo lento, è bello guardarsi intorno, e le nubi danno spettacolo. C’è una bella luce, e spesso mi fermo a fare qualche fotografia. Verso i 3400 finalmente il primo cambio di pendenza, per passare al tratto superiore del ghiacciaio. Continuiamo verso l’Adlerpass, giunti una cinquantina di metri sotto di esso, pieghiamo decisamente a sinistra, salendo un ripido pendio vicino a una bella seraccata. Usciamo quindi alla sella quotata 3954 m, dove si apre un panorama eccezionale sul versante svizzero del Monte Rosa. La dorsale è lunga un km…pian piano proseguiamo, la vetta è già in vista.

       

A destra: parte mediana del ghiacciaio, verso l'Adlerpass, aperto tra lo Stralhorn ed il Rimpifschorn.

Al centro: parelio sulla destra del sole.

A sinistra: proseguendo verso l'Adlerpass.

       

A destra: dopocena il cielo si apre e appare il bacino di Mattmark.

Al centro: alba di domenica 15 maggio.

A sinistra: in fondo appare il Britannia Hutte, siamo al termine della discesa dal rifugio

       

A destra: sullo sfondo appaiono altri due quattromila, Lagginhorn e Weissmiess.

Al centro: primo cambio di pendenza sul ghiacciaio dopo diversi km..

A sinistra: in vista dell'Adlerpass.

 Tira un fastidioso vento gelido, che fa da contrasto al caldo africano patito nella conca sotto l’Adlerpass. Sopra i 4050 comincio ad avere un po di fiatone…e credo ci possa anche stare, no? Gli ultimi 70 metri li trovo particolarmente faticosi, dopotutto sono 5 ore che camminiamo..Arrivo quindi anche io al punto dove si lasciano gli sci, pochi metri sotto la vetta. Nell’ultima parte della salita affiora pure del ghiaccio vivo. Nel togliere le pelli mi surgelo le mani, ma riesco a mettermi i ramponi per fare l’ultima parte di cresta. Sarebbe stupido ammazzarsi per una sciocchezza…saliamo quindi a piedi l’aerea crestina di misto, fino ad un punto che è alla stessa altezza di quello culminante, pochi metri più in là.

       

A destra: le seraccate dello Stralhorn.

Al centro: verso l'Adlerpass.

A sinistra: comincia la salita verso la sella di quota 3954 m.

       

A destra: l'inizio del tratto più ripido per salire sulla dorsale finale.

Al centro: primo piano sul Rimpifshorn.

A sinistra: dalla sella quotata 3954 m verso il sottostante ghiacciaio.

Ma fa freddo, non siamo legati e non vedo segnali di vetta. Per la maggior parte di chi sale è questa la vetta dello Stralhorn. Il mio altimetro segna 4190 m. Complimenti, ce l’abbiamo fatta. Mentre faccio le foto di rito arriva su senza dire parola e con fare strafottente un francese sci ai piedi praticamente sulle rocce. Già mi irrito…ma sto buono. Scendo giù perché ho freddo, e mentre mi preparo, quel cazzone (non saprei definire diversamente…) mi sfreccia rasettandomi pericolosamente. Lo mando prontamente “affanculo” (permettetemi il termine...) e finisco brontolando i preparativi per la discesa. Alle 11.30 mi lancio dalla vetta.

       

A destra: Nordend, Doufour e Lyskamm.

Al centro: dai Lyskamm al Cervino.

A sinistra: la dorsale si allunga verso la vetta.

       

A destra: Alphubel, Taschorn e Dom de Mischabel.

Al centro: dorsale finale.

A sinistra: pochi metri prima della vetta.

Il roby4061 sulla vetta dello Stralhorn.

           

A destra: mare di nubi sulla Saastal. Esce la Weissmiess e sullo sfondo le vette dell'Oberland.

Al centro: la vetta dello Stralhorn.

A sinistra: due immagini del Roby4061 in azione.

La prima parte è eccezionale. Pochi cm di farina recente, della notte, su fondo trasformato…diversi tratti sono come una pista battuta. Uno spettacolo. Sciare a quasi 4200 metri di quota è sempre un’esperienza unica. Ci divertiamo come matti, scendendo lungo la dorsale, con il Cervino di fronte, lontano, e la valle di Zermatt alla nostra sinistra. Un bel tratto di farina molto tritata precede il ripido pendio (BS, 30°) che dalla sella 3954 m riporta sul ghiacciaio. Bellissimo anche questo. Poi sotto l’Adlerpass la neve cambia. E’ leggermente crostosa, altri tratti sono duri come il marmo. E’ un po tecnica, ma sempre sciabile. Facciamo una piccola sosta a 3300 m. E poi proseguiamo la discesa, la neve diventa presto libidinosa. 3 cm di marcetta su fondo duro…si può fare di tutto! Comincia pure a fare caldo…arriviamo presto a quota 2950 m.

               

In discesa nella parte centrale del ghiacciaio.

       

A destra: scialpinisti sgranati lungo la risalita al Britannia.

Al centro: pochi metri prima del rifugio.

A sinistra: Io e Alessio in sosta al rifugio.

Qui comincia la parte dura…rimettiamo le pelli, e ci incamminiamo in salita verso il Britannia Hutte. La risalita è meno terribile del previsto, a parte, ovviamente, il caldo africano. Sono in maniche corte, ma si scoppia. Fa caldissimo. Sudando come un maiale arrivo finalmente a scollinare, e finalmente c’è un po d’aria…siamo al rifugio! Recuperiamo le nostre cose, e ci rilassiamo una mezz’ora al sole davanti ad un boccale di birra gelata…Alle 14.10 ripartiamo dal rifugio. Riteniamo più conveniente tenere le pelli per percorrere la pista a saliscendi per la stazione del Felskinn. Nei pressi di uno skilift, intuisco un bel pistone di discesa. Nonostante i dubbi del socio di avventura, io decido che si può scendere.

                   

Immagini della discesa sulla pista del Felskinn.

 E così è. La neve è perfettamente trasformata, un po marciotta in superficie. Mi divoro il pistone cercando i tratti più ripidi. Bellissimo! Ci raccordiamo così sul grande pistone del Felskinn. Superiamo la stazione intermedia del Metro Alpin e continuiamo a scendere, ormai in vista del fondovalle. La neve via via si fa più marcia, ma sempre ben sciabile. A 2200 m, nei pressi di un ponticello, dobbiamo togliere gli sci. Comincia una serie di “togli e metti”. Scendiamo a piedi per 100 m di distanza, poi rimettiamo gli sci scendendo per una pista che si inoltra nel bosco, raccordandoci poi al pistone di rientro dalla Langlfluh.

       

A destra: quota 2300.

Al centro: verso la fine della neve, appaiono i verdi prati di Saas Fee.

A sinistra: ultimo tratto di pista.

A 2015 m praticamente finisce la neve…Alessio si arrende, io no. Tolgo e metto gli sci ancora tre volte, per scendere altrettante lingue di neve. A 1940 m dico basta…la neve è finita! Sono soddisfatto, ho dietro di me 2340 m di dislivello con gli sci, da quota 4190m…può bastare! Mi carico gli sci a spalle, e scendiamo per la stradina, arrivando in breve alla stazione di partenza del Felskinn. L’attraversamento di Saas Fee nel caldo pomeriggio, sci a spalle, sull’asfalto è devastante…mi stravolge molto più della gita stessa! Arrivo al parcheggio esausto…ma è fatta! Ci cambiamo, finalmente un paio di sandali e i pantaloncini corti, e siamo a posto. Ci fermiamo ancora a Saas Grund per un’ottima birra vallesana ed un toast, e poi siamo pronti al lungo rientro in Italia. Arrivo a casa alle 21.30, dove mi aspettano una doccia calda, una polenta concia ed una bottiglia di Donnas DOC per festeggiare.

   

A destra: è finita la neve...

A sinistra: la birra conclusiva a Saas Grund.

Già, bisogna festeggiare. Il 12° quattromila ufficiale, il 4° con gli sci, una sciata imperiale, la più bella e lunga discesa da 4000 metri che ho mai fatto. In poche parole, quella che è finora la più bella e grandiosa e perfetta gita di scialpinismo che abbia mai fatto. Indimenticabile.

 

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