Scialpinismo

 

Monte Gran Bernardè 2747 m
 

 

 
Info gita  
Partenza: Vonzo 1231 m
Tempo di salita: 4 h 45 m
Dislivello: 1550
Difficoltà: MS/BS (ramponi)
Esposizione E, S
Periodo: marzo - aprile

 

27 marzo 2009
Il Gran Bernardè è un'altra classica d'altri tempi delle valli di Lanzo. Nonostante la strada che da Vonzo sale nel vallone di Vassola abbia notevolmente semplificato il percorso nella parte bassa (altrimenti bisognerebbe salire da Ronco Bianco, frazione di Chialamberto, sci a spalle per almeno un'ora e mezzo, per sentiero disagevole), non è frequentatissima. Necessita ovviamente nevi sicure, i fianchi del vallone di Vassola sono assai ripidi, e soprattutto lo è il canale-chiave che, dall'alpe di Vassola, porta all'Alpe San Bernè. 250-300 m di canale valangoso, ripido (30°), dove possono essere utili i ramponi. I pendii superiori sono immensi e bellissimi, di pendenza ideale, sembrano "progettati" per sciarci sopra, e sono facilmente individuabili dalla pianura.

 

Ed un altro conto in sospeso che viene chiuso.. viste le previsioni per il week-end, ci organizziamo per muoverci venerdì.. siamo ben in sei, io, Max, Alex, Beppe, Barbara e Davide, con furore da Prali.. 

Alle 6.55 partiamo da Vonzo, in dieci giorni è sparita una quantità di neve impressionante, e ci tocca portare gli sci fino al bivio per i Chiappili. Attraversiamo la piccola borgata, e poi ci innalziamo per i prati soprastanti. Io e Barbara rimaniamo indietro. E’ da molto tempo che non facciamo una vera gita assieme.. ormai è una mammina (sempre sportiva neh..)… quindi ci perdiamo in chiacchiere… e distratti da queste ci facciamo pure un trenta metri di dislivello in più! 

Scendiamo sulla retta via e proseguiamo, entrando di lì a poco nel vallone di Vassola. L’avevo visto in estate ed in autunno, ma mi mancava in veste innevata. Spettacolare e selvaggio, “aspro e forte” come direbbe Mauro Corona. Intuisco quale sarà il canale valangoso che dovremmo risalire per sbucare all’alpe San Bernè… visto da sotto non sembra neanche chissà che ripido, seppur sconquassato da una grossa valanga di fondo. Ma sembra fattibile comunque in sicurezza. 

Mangio qualcosa e per precauzione metto i coltelli, poi riparto anche io, raggiungendo presto Alex e Barbara. Gli altri tre sono assai in alto. Man mano che salgo, mi rendo conto che il canale non è così semplice come visto da sotto.. è decisamente ripido, ma quel che da fastidio sono le rigole dovute alla valanga. Una strettoia nei pressi di una betulla è larga si e no tre metri, troppo pochi per fare un’inversione, e togliamo gli sci, per superarla risalendo il ripido versante erboso libero da neve. 

Rimessi gli sci, la pendenza sempre sostenuta, e inversioni faticose per via della ripidezza del pendio. Ho un primo momento “adrenalinico” quando mi si sgancia, non so come, lo sci sinistro. Grazie al Cielo è quello a monte, e con una piccola acrobazia lo rimetto, tirando bene il puntale questa volta. Credo che sia la seconda volta che mi capita in dieci anni, e ovviamente deve capitare in un posto di merda… mi riprendo, Barbara è rimasta indietro e tribola anche lei. Alex sparisce all’uscita del canale. 

Arrivo al secondo momento adrenalinico… la neve è ondulata, e sulle onde talmente dura che pure i coltelli faticano ad entrare. Passo quei due minuti di adrenalina pura, affidando tutto il mio equilibrio allo sci a monte, quando con un passo un po’ atletico per le mie gambette corte, appoggiandolo sull’onda di neve, ci carico tutto il mio peso. Sono conscio che se perdo aderenza c’è il serio rischio di farmi tutti i duecento metri di canale, salvo schiantarmi contro qualche pianta.. supero il passaggio più ostico della gita e posso riprendere fiato. Barbara, vedendomi tribolare, mette i ramponi e supera senza sci questi 10 metri di dislivello. 

La parte alta del canale è decisamente più tranquilla, ed esco sugli splendidi pendii superiori. Raggiungo l’alpe San Bernè 1969 m, e qui aspetto Barby, mangiando un boccone e riparandomi dall’aria fastidiosa. Alessio è lontano, degli altri nessuna traccia. Quando Barbara mi raggiunge ci rimettiamo in cammino. Questi pendii sono davvero belli, il sole va e viene, sulle creste di confine c’è la gönfia, e qualche fiocco di neve giunge fino qui. Nevica col sole. Risaliamo il grande versante sud del Gran Bernardè, e nei pressi dell’Alpe le Giornate, anch’essa sommersa dalla neve, ritroviamo Alex. Gli altri han proseguito per una specie di valletta-canale, noi, come da relazione, ci portiamo sulla dorsale sud. 

Ed appena raggiuntala, il vento si fa sempre più forte e fastidioso. Tutta l’ultima parte della salita siamo flagellati dal vento. La dorsale non è difficile, ma la neve è dura, ed ogni tanto le raffiche mi spostano. Mi innervosisco per il disagio estremo dovuto al ventaccio e accelero il passo. Supero una strettoia della dorsale con alcuni passaggi atletici tra le roccette, spesso in equilibrio precario per via delle raffiche, e assalto il pendio finale, con rabbiosi punti e virgola, ed il cuore che batte su di giri.  

Raggiungo gli altri trenta metri sotto la cima, riparati tra grandi massi, ma il vento con raffiche intorno ai 60-70 km/h rompe i maroni pure qui. Arrivano anche Barby ed Alex, congelandomi le mani tolgo le pelli, e siamo pronti per salire in cima a piedi. Beppe, Davide e Max incominciano a scendere perché fa troppo freddo. 

E così gli ultimi metri a piedi, lottando contro le raffiche, e raggiungiamo la cima. Berg-heil!! Ce l’ho fatta… era il 24/10/2005 quando tentai in solitaria questa montagna dal colle della Terra d’Unghiasse e dovetti rinunciare per le rocce verglassate. Oggi ho chiuso il conto. Il panorama è splendido sugli alti e selvaggio valloni di Unghiasse e Vassola, quest’ultimo dominato dal Bessun e dalla stupenda e turrita Giardonera. Il vento ci concede qualche pausa per un paio di foto, poi ricomincia a soffiare rabbioso, e ci fa scappare falla vetta. 

Ritorniamo al roccione, ultimo sorso di the, uno scacchetto di cioccolata. Comincia a prendermi un freddo terribile, devo assolutamente andare via di qui! Partiamo spostati letteralmente dal vento. La prima parte della discesa non è bellissima, la neve è grottoluta e dura. Una settimana di stramaledetto favonio ha trasformato quelli che erano dei biliardi di firn in campi di patate.. distinguiamo a fatica le tracce degli altri.. si sono lanciati giù da un ripido pendio.. molto ripido.. che vedo inabissarsi davanti a me senza capire bene come sia.. da sotto sento gli amici che ci incitano, ma non capisco cosa dicono per via del ventaccio che mi fischia nelle orecchie… 

Con questa neve, troppo dura per i miei gusti, non mi fido a scendere direttamente, e mi porto più a destra, dove la pendenza smorza..mi rendo conto che, con un po’ di coraggio, potevo scendere pure  io di là.. ma vabbè.. intirizzito dal freddo forse è stato meglio passare dalla parte più facile.. mi riporto sul ripido, qualche curva stretta, e raggiungiamo gli altri amici. Proseguiamo tutti insieme la discesa in questa specie di valloncello canale… ho esplorato col binocolo per dieci anni questa montagna, e mai avrei immaginato che fosse così ondulato questo versante. Scendendo la neve migliora, e sotto l’alpe Le Giornate finalmente una bella neve trasformata, addirittura lo strato superficiale sta rigelando.. una crostina stile vetro si rompe ad ogni curva, sembra di sciare sulla carta stagnola.. bellissimo!! 

Dopo un breve consulto, decidiamo di scendere tutti insieme dal canale…riesco a fare qualche curva saltata nella parte alta.. poi diventa troppo stretta e ripida la parte sciabile, e quindi mi affido a “Santa derapata”, ed anche a qualche inversione da fermo.. la strettoia vicino alla betulla, che al mattino avevamo evitato passando per prati, è breve ma intensa… la scendo derapando “a foglia morta”.. e finalmente sotto posso tornare a curvare! Fa un caldo becco, ci fermiamo per svestirci, poi, tutti riuniti, per gli splendidi, ripidi pendii fin sul fondo del vallone di Vassola. Senza faticare troppo risaliamo sulla stradina, con qualche tratto un po’ da spingere, fin sui bei pendii di firn, ancora bello nonostante l’ora, sopra i Chiappili. E’ sempre bello sciare sulle lingue di neve che fondono in tanti ruscelletti. E’ la montagna che comincia a svegliarsi dal lungo sonno invernale. 

Raggiungiamo i Chiappili con belle curve, siamo sulla stradina. Non tolgo gli sci per nemmeno un metro. Quando c’è la neve ci scivolo sopra, altrimenti avanzo con passo felpato sull’asfalto o sulle foglie.. i miei sci, in fondo, mi amano lo stesso.. con tutti i giri che gli faccio fare!! Con un altro piccolo tratto di ravanage nel bosco, andiamo a prenderci i pendii che muoiono sui prati di Vonzo.. ancora qualche curvetta, e siamo all’auto, dopo 1550 m di discesa! 

Gran gitone! La neve non è stata perfetta come dieci giorni fa alla Pian Spigo, ma ci siamo divertiti lo stesso… obbligata sosta per pranzo all’Osteria degli Amici a Cantoira, e quindi a casa, cotto, ma soddisfatto per una bella giornata di montagna e amici, una giornata “rubata al lavoro” ben spesa. Alla prossima!

 

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