PUNTA DI LEPPE 3305 m |
Il
vallone del Grauson d’autunno: una delle più alte espressioni di
poesia che si possano trovare nelle Alpi Occidentali. Poesia pura: ecco
che cosa è questo recondito angolo della Valle di Cogne nel tardo
autunno. L’idea di inoltrarmi nel Grauson in tarda stagione mi girava
per la mente da un paio di anni. Sapevo che sarebbe stato uno spettacolo
unico. Così è stato. E’ una gita lunga, da gustare, da prendere con
calma, con tutto il tempo necessario per far parte di questa poesia
autunnale. Non ci sono difficoltà. E’ solo lunga, ma ne vale la pena.
Partire all’alba e tornare al tramonto: ecco il modo migliore per
gustarsi la Leppe. Dimenticarsi di tutto, di ogni cosa, isolando tutto
il resto della propria vita, così si deve affrontare il Grauson
d’autunno.
E’ venuto il momento di tornare nel Grauson. E’ dalla Tersiva che non vi torno, appena tre mesi scarsi prima, nel bel mezzo di un luglio già rovente, preludio all’agosto più torrido che le Alpi ricordino. E’ fresca l’aria di Gimillan, in questo mattino di metà ottobre. A sinistra: da Gimillan, il sole del mattino sul vallone del Pousset, dominato dalla Punta Rossa, dalla Grivola e dal Pousset. Al centro: la Tribolazione e il Gran Paradiso da Gimillan. A destra: la Grivola, dall'Alpe Grauson Vieux. La
brina ricopre i campi bruciati dalla siccità estiva, che perdura ancora
adesso. Attraversiamo il paesello, ancora immerso nel sonno, e ci
incamminiamo sull’ormai a me famigliare sentiero che sale per i
pascoli dietro le case. Il sole inonda già il vallone del Pousset, con
i lariceti coloratissimi, la Grivola e le sue sorelle minori imbiancate
di fresco mi inducono già a tirare fuori la macchina fotografica. Oggi
sarà una gran giornata, il cielo è di un blu cobalto, non si vede
l’ombra di una nuvola. A sinistra: un piccolo larice in veste autunnale. illuminato dal sole, nei pressi dell'Alpe Grauson Vieux. Al centro: Grivola e Gran Nomenon dall'Alpe gruson Nouveaux. A destra: particolare su Punta Rossa, Punta Bianca e Grivola, dall'Alpe Grauson Noveaux. Il
freddo ci induce ad accelerare il passo. Ci inoltriamo lungo il
sentiero, che attraversa a mezzacosta il profondo vallone scavato dal
torrente Grauson, scendiamo al ponte di Ecloseur, sempre nell’ombra, e
risaliamo per gli opposti pascoli, nel silenzio più totale. Ecco
l’Alpe Pila, con la sua sempre bella cascata, e poco più in su, un
malgaro con la sua piccola mandria: un immagine fuori luogo, vista la
stagione. Ed ecco il favoloso bosco di larici, incredibilmente colorato,
anche se non ancora illuminato dal sole. Il terreno è duro, gelato,
comincia ad apparire per terra ciò che resta delle spolverate di neve
d’inizio ottobre. A sinistra: dall'Alpe Grauson Noveau verso la Leppe. Al centro: il Mont Grauson si specchia in un laghetto prima del Lago Coronaz. A destra: la Punta di Leppe si specchia nel Lago Coronaz. Ed
eccoci, finalmente, al tepore gradevole del sole di ottobre, siamo alla
spalletta che precede l’Alpe Grauson Vieux. Una pausa è d’obbligo,
mentre dietro di noi dominano Grivola e Gran Nomenon, e di fronte
comincia ad apparire l’inconfondibile piramide della Grivola.
Ripartiamo, rituffandoci ben presto nell’ombra. Attraversiamo il
torrente su un ponticello e ritroviamo presto il calore del sole.
Proseguiamo lungo il sentiero, trai pascoli bruciati da gelo e siccità,
mentre tutto il vallone del Grauson si apre davanti a noi, chiudendosi
con la Grivola ed il lontano passo d’Invergnaux. Ecco al bivio:
proseguendo per il sentiero principale andremmo verso i Laghi Lussert.
Noi prendiamo la deviazione a destra, per il Lago Coronaz. Un’altra
pausa, ora il sole è davvero caldo, ed è così piacevole questo
tepore, questa pace, che vorremmo fermarci qui. Ripartiamo dopo una
mezz’ora abbondante, ed il sentiero qui si perde un po’ nel pascolo,
ma lo si ritrova presto. Si sale per praterie che ricordano quelle del
Dakota, del Nebraska, ti aspetteresti quasi da un momento all’altro
apparire una mandria di bisonti. Si superano alcuni dossi, e si giunge
in vista di un grazioso laghetto, nel quale si specchia l’imponente
mole del Monte Grauson. E questo piccolo specchio d’acqua, non è
altro che l’assaggio del più vasto e poetico Lago Coronaz, che si
stende a 2701 m di quota, incastonato tra dolci declivi, chiazzati di
neve biancheggiante, nel quale si specchiano la nostra Punta di Leppe e
la Punta Garin. Di qui in poi si abbandona il sentiero, che sulla destra
prosegue verso il Colle di Saint Marcel. Proseguiamo ormai in direzione
della punta, ormai visibile, verso nord. Il terreno non è difficile,
l’erba secca emana odore d’autunno. Superiamo sulla sinistra un
cocuzzolo roccioso, costituito da un affioramento di gneiss, quotato
2922 m dall’I.G.M. A sinistra: la conca che culmina con il colletto 3062 m. Al centro: dal colletto, la ripida cresta erbosa della Leppe. A destra: il Cervino, maestoso e perfetto dalla Punta di Leppe. Si
entra così in un valloncello, parzialmente innevato di una neve che
così farinosa non si può, e presto si mette piede nella conca
detritica che culmina con il Colle Vallonet. La salita si fa più
faticosa, il piede affonda un po’ nel fine detrito, ma quando si sbuca
sulla sella, a 3062 m, mi appare di fronte l’intero gruppo del Monte
Rosa. Sulla mia sinistra s’innalza il ripido crestone erboso che
conduce alla cima. I primi metri spezzano gambe e fiato. E’ davvero
ripido, ma una traccetta, che percorre prima il filo di cresta, si porta
poi sul detritico versante est. La vetta si avvicina, il panorama si fa
sempre più ampio. Passiamo sotto la cresta che si fa rocciosa, e con
marcia faticosa su mobile detrito e chiazze di neve fradicia, arriviamo
ad una specie di conca compresa tra tre puntine. Quella a destra, la
più alta, è la Punta di Leppe. Eccoci in vetta. Da restare senza
parole. Là, in fondo appare Cogne, con il prato di S.Orso. E poi ci
sono tutti i colossi valdostani. Il Bianco, il Combin, il Cervino, il
Rosa, il Grampa. Non manca nessuno all’appello. Il vicino Emilius
copre parte del Bianco, ma il resto è uno spettacolo divino. Sulla
pianura, oltre il Mont Glacier, si stende un tappeto di nubi. Qui sotto
decine di laghi: i Lussert, il Coronaz, i fantastici laghi di Laures,
incastonati come gioielli in mezzo a desolanti pietraie. Le montagne
hanno i classici colori d’autunno, con le prime spolverate di neve.
Siamo a 3305 m di quota, è il 12 ottobre, l’aria è tiepida, il sole
scalda la pelle, a scaldare il cuore ci pensa la vista. Non si vorrebbe
mai vanir via di qui. Ci muoviamo dalla vetta molto tardi, sono quasi le
tre del pomeriggio. Quasi scivolando sul detritico versante est siamo al
colle. Di qui, percorrendo la breve cresta innevata, saliamo anche la
sommità del Monte Vallonet 3092 m. Poi scendiamo direttamente sulla
conca del lago Coronaz. Rieccoci sulle sponde dello specchio d’acqua.
L’aria del pomeriggio si fa avanti, quest’angolo del vallone assume
un aspetto insolito. Ora, voltandomi dietro, verso la Leppe, mi vengono
in mente certe immagini di montagne dell’Afghanistan. Non c’è
nessun oltre a noi. A sinistra: il Monte Bianco dalla Punta di Leppe. Al centro: dalla vetta, là in fondo, appare Cogne con il prato di S.Orso. A destra: il Grand Combin, così come appare dalla Leppe. Alle quattro passate del pomeriggio siamo all’Alpe Grauson. Ci dissetiamo all’ottima fontana del casolare isolato che c’è sotto l’alpeggio. Silenzio. C’è così silenzio che fischiano le orecchie. Riprendiamo il cammino, mentre le ombre del pomeriggio si allungano davanti a noi. Ci fermiamo ancora all’Alpe Grauson Vieux, all’ultimo sole. La discesa prosegue, il vallone si fa poesia pura, i larici, illuminati dal sole pomeridiano esplodono in un caleidoscopio di colori. A sinistra: l'autore in vetta.... Al centro: giochi di luce sul Lago Coronaz. A destra: discesa in ordine sparso sotto il Lago Coronaz. E’ difficile descrivere ciò che si vede. C’è da restare senza parole, è come trovarsi di fronte ad un capolavoro del Louvre. Ti viene solo da ringraziare chi ci permette di vedere questa magnificenza di colori. Non badiamo neanche più alla stanchezza, che ormai si fa sentire, rapiti dalla bellezza e dalla solitudine del luogo. Rieccoci ad Ecloseur, la piccola risalita, il traverso a mezza costa. Poco prima di Gimillan uno sguardo verso la Valnontey, e verso l’ultimo raggio di sole che illumina di fredda luce il Colle Chamonin e la Punta di Ceresole. Ecco i prati, ecco le case, ecco Gimillan. A sinistra: paesaggio afghano nei pressi del Lago Coronaz. Al centro: Pulsatilla Alpina (anemone) nei pressi del lago. A destra: il vallone del Grauson, culminante con la Tersiva, in veste autunnale. Sono le sei e mezza passate del
pomeriggio. La Leppe è alle nostre spalle. Il fresco della sera, le
ombre della notte presto si impossesseranno nuovamente del Grauson. Ma
noi sappiamo di aver fatto parte di ciò che non si può che definire in
due parole. A sinistra: l'Alpe Grauson Vieux. A destra: lampi di luce sul larici d'autunno. Già,
la Punta di Leppe in una splendida giornata di metà ottobre, nel cuore
dell’autunno, nel solitario Grauson la si può riassumere in due
parole: POESIA PURA. A sinistra: la parte bassa del vallone, nel tardo pomeriggio: senza parole. Al centro: nei pressi di Ecloseur. A destra: ultimo sole d'autunno. Percorso il 12 ottobre 2003. Roberto Maruzzo-socio CAI-Lanzo |
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