CIMA AUTOUR 3021 m


Si tratta di un'escursione lunga e per una bella metà completamente priva di sentieri. Il terreno non è di per sè particolarmente difficile, ma in certe condizioni può essere ricco di insidie, soprattutto quando c’è neve: in questo caso le enormi distese di pietraie si trasformano in un terreno ricco di trabocchetti. L’itinerario è assolutamente sconsigliabile in caso di nebbia e di medio innevamento, ed è comunque adatto solo ad escursionisti esperti.

 

  • LOCALITA' DI PARTENZA: Grange della Mussa 1761 m
  • TEMPO SALITA: 4 h 30 '
  • SEGNAVIA:EPT- 218 fino al Pian degli Alamant
  • PERIODO CONSIGLIATO: luglio - ottobre
  • DIFFICOLTA': EE / F
  • DISLIVELLO: 1400 m
  • CARTOGRAFIA: IGC "Valli di Lanzo e Moncenisio" 1:50000, Tavolette IGM 1:25000 F.42 tavv. Torre d'Ovarda

27 OTTOBRE 2001            

Mentre risaliamo la Valle di Ala il clima non è certo invitante: una coperta di nubi copre la valle fino ai 2200 m, il problema è sopra è sereno?. Con questo dubbio arriviamo al Pian della Mussa, dove però il cielo appare ben più luminoso, si intravede addirittura l’azzurro. Partiamo così nel fresco del mattino (3°) per il ripido sentierino che sale tra i larici al bel Pian Saulera, e qui la nebbia si fa più rada, e appare la sagoma innevata della Punta Loson. In 50 minuti dall’auto arriviamo all’Alpe Saulera, e di qui in poi proseguo da solo. Tra i cespugli e i larici spolverati di brina e galaverna, continuo sul sentierino, sempre nell’ombra. Ormai sono fuori dalle nebbie, e dietro di me si vede al coperta di nubi che sale dalla pianura, dal quale si ergono come isole solo le montagne più alte, tutto quello che sta sotto i 2400 m è nella nebbia.

 

nebbia in val d'ala_27-10-2001.jpg (11809 byte)   autour pendio nord ovest_27-10-2001.jpg (28042 byte)   croce rossa e punta d'arnas da autour_27-10-2001.jpg (24871 byte) 

 

A sinistra: dalle nebbie emergono la Punta Rossa di Sea 2908 m e l'Uia di Mondrone 2964 m.

Al centro: il pendio ovest di salita della Cima Autour, a circa 2800 m. Sullo sfondo il Gran Paradiso.

A destra: Croce Rossa 3566 m e Punta d'Arnas 35460 m dalla vetta. In basso il lago della Rossa.

 

La temperatura è sempre intorno ai -2° quando arrivo al Pian degli Alamant, a 2426 m, dove i rivoli d’acqua sono quasi completamente gelati. Abbandono quindi il segnavia EPT-218 che prosegue verso il frequentato Passo delle Mangioire, e mi dirigo a sinistra, verso un evidente colletto a destra della Punta delle Serene. Senza via obbligata mi porto alla base del canale che sale al colletto, dopo la metà la pendenza aumenta considerevolmente e gli ultimi metri sono davvero faticosi, ma sono ansioso di uscire al sole, al caldo. Arrivo così al Colle delle Pariate 2570 m, in 1 h 20 dall’Alpe Saulera. La vista si apre sulla pianura e sul suo mare di nuvole, e sulla valle di Ala. Mi fermo dieci minuti al tepore del sole di ottobre, poi mi muovo alla volta della mia meta.La scelta migliore è quella di traversare il leggera salita la conca di pietrame sotto al colle e portarsi su uno spallone che precipita verticalmente sui pascoli dorati dell’Alpe Pontat: ora il percorso è chiaro: il Monte Servin sovrasta la conca di pascoli e rocce montonate, sulla destra si trova la nostra Cima Autour, poi seguono il Passo Casset e la Punta Lucellina. Risalgo questo crestone fino a circa 2700 m, poi scendo traversando su rocce montonate, erba  e pietrame perdendo una cinquantina di metri di dislivello, su una specie di gradino naturale che si alza con una parete di balze rocciose alta almeno 50 metri dai pascoli sottostanti, puntando alla base di un contrafforte che scende direttamente dall’anticima sud della Punta Lucellina. Percorro con fatica questo traverso, tra pietrame di ogni dimensione e rocce montonate, il tutto coperto di 5-10 cm di neve farinosa che nasconde insidie, come le colate di ghiaccio sui lastroni di roccia, molto pericolosa. Rischiando le caviglie un paio di volte raggiungo la base del contrafforte, dove tra l’altro vi è un ometto che sta ad indicare il più agevole punto per passare al valloncello che conduce al Passo Casset.  Sempre solo, immerso nel silenzio, proseguo risalendo la conca e arrivando al punto dove essa si fonde con il versante nord-ovest della Cima Autour. Il terreno innevato non offre qui particolari difficoltà, bisogna solo stare attenti a dove si mettono i piedi. Uno sci degli anni 80, rotto, giace in questo enorme pendio di neve e pietrame. Mi accorgo di essere quasi all’altezza del Passo Casset ma ormai decido di portarmi sulla cresta alla base dell’ultima rampa, quando  essa diventa tondeggiante ed ampia. Giunto sulla cresta si presenta lo spettacolo della pianura sommersa dalle nubi e sulla valle di Viù avvolta in una leggera foschia. E’ quasi fatta, in pochi minuti la vista si fa appagante anche sull’incombente Monte Servin e sul vallone d’Arnas. Arrivo sulla vetta, contrassegnata da un ometto, a poco più di quattro ore dalla macchina. Il panorama circolare è ottimo: dal Monviso al Rocciamelone, in primo piano il gruppo Lera-Sulè, la Croce Rossa, la Punta d’Arnas, Bessanese e Ciamarella. Dietro la Punta Rossa di Sea e l’Uia di Mondrone appare la Levanna Orientale, e poi il Gran Nomenon, parte del gruppo del Gran Paradiso, addirittura il Gran Combin, e verso est il Rosa, che sembra levarsi dalla nebbia.

 

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A sinistra: lo splendido profilo del Monte Servin 3108 m, visto dalla vetta.

A destra: nebbie e cumuli dalla valle di Viù alla valle di Susa. Sullo sfondo il Monviso.

 

 

Anche la bella parete nord-ovest del Monte Servin, così innevata, fa la sua bella figura, con alla base il piccolo ghiacciaio detto "vedretta di Servin", piccolo ma completo di crepacci e tutto ciò che serve.

Dopo la meritata pausa decido di scendere per la cresta ovest che  porta al Passo Casset. Basta seguire il filo di cresta, prima ampia e tondeggiante, poi si fa parecchio affilata ma divertente, fino al risalto di rocce rotte, ripide ma articolate che scende al Passo Casset 2917 m (30 min.). La discesa dal passo presenta alcune difficoltà: si deve infatti percorrere una cengia larga ma sospesa a una decina di metri sul valloncello, che innevata  e ghiacciata come si presenta adesso non è molto divertente. Superato l’ostacolo si cerca di ripercorrere il percorso dell’andata, e così una volta finita la neve non rischio più le caviglie, ma per un pelo non mi rompo i legamenti del ginocchio, tradito dal ghiaccio nascosto sotto la neve. Riprendo così il crestone di pietrame che scende al Colle delle Pariate, al quale arrivo alle 14:45 passate. Vista la vicinanza e l’orario decido di salire ancora alla vicina e facile Punta delle Serene. Percorrendo una traccetta (segni rossi) sul ripido ed erboso versante est arrivo in dieci minuti alla vetta, a 2643 m. 

 

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A sinistra: il lungo pendio di pietrame, innevato, da attraversare. Sullo sfondo il Monte Servin e la Cima Autour, seminascosta.

A destra: il canalino del Colle delle Pariate, visto dal Pian degli Alamant 2426 m

Piccola pausa al sole, ormai non più molto caldo, e poi via di corsa al Colle e al Pian degli Alamant. Giunto al pianoro faccio rifornimento d’acqua e poi non mi rimane che scendere all’Alpe Saulera, dal quale sempre immersi nel silenzio e nella solitudine più totale arriviamo infine alla macchina. Sono stanco, ma questa sarà una di quelle gite da ricordare, un tremila salito a fine ottobre, in questo caldo e strano autunno.

Roberto Maruzzo-socio CAI-Lanzo

 


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