Mi è sembrato onesto dedicare una paginetta al mio papà, perchè senza di lui questo sito non esisterebbe. E' lui che mi ha accompagnato, finchè è stato in grado di farlo, nella maggior parte delle mie escursioni per le montagne. E pensare che per i primi 18 anni della mia vita io di montagna non ne volevo sapere. O meglio, mi piaceva andarci, ma senza faticare, quindi di camminare non ne volevo sapere..a parte qualche piccola gitarella nella nostra amata Cogne, come il Vittorio Sella, l'Alpe Money, il Lago di Loie. Mio papà non mi ha mai sforzato più di tanto ad andare in montagna a camminare... E rimase stupito quando, di punto in bianco, decisi di frequentarla sul serio. Fu un peccato che decisi di scoprire quel mondo così tardi. Avremmo potuto fare centinaia di gite insieme, ma comunque ne abbiamo vissute di avventure...rimangono bellissimi ricordi, tante foto, la gratitudine verso chi, in un modo o nell'altro, è riuscito a farmi amare la montagna. Ricordo ancora i suoi racconti, delle sue disavventure, dei suoi pellegrinaggi per le vette, per i sentieri. Da piccolo mi affascinavano, le salite al Gran Paradiso, al Passo delle Disgrazie, il vallone di Sea, quando la montagna era più montagna, non addomesticata o così frequentata come oggi. Di quelle "mitiche" salite rimangono alcune foto storiche, recuperate dalla polvere... Lo scialpinismo, per me oggi una vera e propria malattia, me lo ha insegnato praticamente lui. Ha rimesso gli sci dopo trent'anni per accompagnarmi nei primi passi verso quest'altro mondo...e passare direttamente dallo sci nordico allo sci alpinismo non è stato facile...ma il buon sangue non mente, e ci sono riuscito. Che coraggio ebbe ad accompagnarmi con sci e pelli di foca al Soglio, al Pian della Mussa, a Punta Cia, con trent'anni e trenta chili di più... Ricordo le nostre ultime gite, il rimpianto di non essere riusciti a farne di più. Già, le ultime gite. Dopo mesi di forzata inattività, dopo la chemioterapia, dopo il delicato intervento per rimuovere il tumore, pensavamo di aver sconfitto il male, e pian piano avevamo ricominciato a percorrere le nostre valli insieme. Il Monte Soglio, Il colle Leynir, raggiunto due mesi dopo l'intervento, di nuovo in compagnia, di nuovo a 3000 metri. Pensavamo di aver vinto la nostra battaglia. Non era così. Ancora una gita, mi accompagnò sulle pendici del Barrouard, il 19 ottobre 2002, un giorno di gran vento, mentre io salivo la vetta. Quella fu la nostra ultima escursione. Poi il declino, la malattia che avanza e ce lo porta via. Se n'è andato il 3 maggio 2003, in una calda giornata di primavera. "Ha terminato la sua salita più difficile, ed ora è sulla vetta della montagna più alta"
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