Punta Golai 2819 m. |
Si tratta di un'escursione lunga ma non eccessivamente faticosa,
almeno fino al Passo Paschiet. Il crestone di salita alla Punta
presenta un tratto sotto la vetta di cedevole ghaino abbastanza
faticoso ma non difficile, da percorrere comunque con le dovute
attenzioni. Particolarmente consigliabile in autunno, quando i
boschi del vallone del Paschiet si vestono d'oro e l'aria si fa
limpidissima.
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13 ottobre 2001. L'anticiclone delle Azzorre domina la scena ormai da una settimana, il cielo si mantiene sereno e le temperature restano miti anche in quota. L'ideale per le escursioni ad alta quota, infatti la mia meta originaria era la Cima Autour 3021 m, ma la totale mancanza di sentieri nella parte bassa mi ha costretto a cambiare programma. Quindi ho scelto di salire la Punta Golai, 2819 m, alla sinistra del Passo Paschiet 2435 m, frequentatissimo valico tra la valle di Ala e la valle di Viù, attraversato dalla GTA e dal Sentiero Italia.
A sinistra: primo sole tra i larici nel vallone Paschiet. A destra: colori d'autunno dall'Alpe Pian Salè. Dai Cornetti di Balme una stradina in leggera salita porta in poco più di 5 minuti alla frazione Frè. Nei pressi di un piazzale si staccano due sentieri: uno attraversa il torrente su di un ponte, l'altro prosegue sulla sinistra idrografica del Paschiet. Conducono entrambi ai pascoli dell'Alpe Pian Salè 1560 m. Noi prendiamo il sentiero a sinistra, che tra larici dorati conduce ad una baita isolata e poi dopo aver attraversato il torrente, conduce agli aperti prati dell'Alpe Pian Salè, dominati dal triangolo del versante settentrionale del Monte Servin 3108 m, ora innevato, alla cui base si annida ciò che rimane della Vedretta di Servin, un ghiacciaio ormai praticamente estinto. Dopo aver perso un'ora su "per i bric" abbandono le mie brame di conquista verso la Autour e ci dirigiamo verso i casolari del Pian Salè, ai quali si arriva normalmente in 40 minuti dall'auto.Il sentiero si alza quindi tra i larici ben segnato e ben battuto, si porta a picco sul torrente, che scorre in una gola, formando laghetti verdi e piccole cascatelle. Si tocca una baita isolata, dalla quale si ha una bella vista sulla Ciamarella, e poi arriviamo all'Alpe Garavela, con una caratteristica vasca di cemento per l'abbeveraggio delle vacche, anch'essa in disuso da chissà quanto. I larici, dai colori più forti, verso l'arancione, cominciano a diradarsi, lasciando spazio ai pascoli ormai ingialliti. Giungiamo così al bivio per i Laghi Verdi: decidiamo di fare il giro dal Lago Paschiet, e quindi pieghiamo a destra per un sentiero che attraversa il torrente e poi si porta sui bei pascoli dell'Alpe Paschiet 1927 m, posta in panoramica posizione in vista della Ciamarella e dell'Uia di Mondrone. In pochi minuti si raggiunge il Lago Paschiet 2003 m, le cui acque verdastre fanno da cornice a questa conca già di per sè abbastanza selvaggia.
A sinistra: i pascoli dorati dell'Alpe Paschiet 1927 m. A destra: la parete sud dell'Uia di Ciamarella dall'Alpe Paschiet 1927 m. Di qui proseguo da solo, e mi incammino sul sentiero che risale il pendio a sinistra del lago, tra cespugli e gli ultimi larici, fino a portarsi su di un costone dal quale si dominano dall'alto i famosi Laghi Verdi, e in lontananza il Bivacco Gandolfo e il vallone che culmina con il Passo Paschiet. In pochi minuti di discesa raggiungo il Lago Verde Superiore 2154 m, ridotto a una misera pozzanghera (siamo a metà ottobre), ma comunque suggestivo, incastonato com'è tra grossi massi e dalle acque cristalline dalla tonalità verdastra. Si prosegue tra grossi massi, e si esce si un ripiano erboso sul quale sorge il bivacco Gino Gandolfo, dominato dall'incombente Torre d'Ovarda. Il sentiero supera un dosso e si porta a mezzacosta sul sassoso pendio: ora è ben visibile l'insellatura del passo, il sole picchia forte, nonostante sia metà ottobre, e mi stupisco nel vedere un esteso nevaio sul fondo del vallone, vista la quota di 2250 m e la stagione. Un paio di tronanti e un altro mezzacosta e con un'ultima piccola rampa esco finalmente al Passo Paschiet 2435 m (circa 3 h dal Pian Salè). La vista si apre sul bel vallone dell'Ovarda, con la carrozzabile dell'Alpe omonima in bella evidenza. Sulla destra incombe la cresta E della Punta Orientale della Torre d'Ovarda, che si impenna con un salto quasi verticale dal colle.
A sinistra: gli splendidi colori del Lago Verde Superiore 2154 m. A destra: la severa parete Nord della Torre d'Ovarda, così come appare dal Bivacco Gandolfo. Mi fermo 5 minuti, ma è già la mezza, ed è ora di proseguire. Sulla sinistra del passo si alza un erto ma breve pendio di erba e rocce scistose friabilissime, percorso da una traccetta, che si supera con qualche attenzione. Oltre il crestone attenua la sua pendenza e il terreno cambia: la via di salita è segnalata da ometti in questa distesa di pietrame, ogni tanto si ritrova la traccia tra rade erbe e cuscinetti di muschio. Avvicinandosi ad una specie di paretina che sostiene la vetta, i fianchi della montagna si fanno più ripidi, ma la via è sempre abbastanza chiara. Ora appoggiando sull'erboso e ripido versante sud, per evitare un primo salto, poi ci si porta sul versante opposto, di ripido ghiaino molto cedevole: ogni passo si sprofonda di almeno 10 cm, in questa specie di sabbia. Cercando di utilizzare le fasce rocciose si aggira a sinistra un roccione, e finalmente si esce sulla bella vetta, caratterizzata da una statuetta della Madonna. In questo 13 ottobre 2001 la giornata è fantastica, una di quelle "senza-una-nuvola", e il panorama dai 2819 m di questa bella vetta, è molto ampio. Partendo da sud, si può osservare la dorsale Valle di Susa-Valle di Viù, dalla Grand'Uia al Monte Civrari, fino alle montagne di Vallo, con la catena Monte Corno-Monte Colombano; oltre, al di sopra della densa foschia, si ergono le Marittime e le Cozie, con l'inconfondibile piramide del Monviso. La vista si interrompe sulla bella piramide della Cima Chiavesso, poi si riprende con il Monte Rosso d'Ala, e in secondo piano con il massiccio del Monte Rosa. Si possono distinguere le dorsali Valle di Ala-Val Grande quasi al completo e Val Grande-Valle Orco (riconoscibili in un angolino la Bellavarda e Cima La Rossa), oltre il quale svetta il massiccio del Gran Paradiso al completo, dal Gran San Pietro alla Punta Fourà, addirittura si distinguono le Punte Leyinr e la Punta Bes. E poi le grandi vette della testata: Levanna Orientale, Cime di Piatou, Ciamarella, l'elegante profilo dell'Albaron di Savoia, la Bessanese, si indovina il taglio del Col d'Arnas, e poi, seminascoste dalle vicine Cime degli Ortetti e dalla vertiginosa nord della Torre d'Ovarda, la Punta d'Arnas e la Croce Rossa. E' difficile descriverlo a parole un panorama così, bisogna vederlo con i propri occhi. Ci ho impiegato 50 minuti dal Passo Paschiet, il tempo indicato dalla G.M.I. "Alpi Graie Meridionali". Un bello spuntino e un pisolino al caldo sole di questo strano ottobre, e poi è ora di scendere.
A sinistra: primo sole tra i larici nel vallone Paschiet. A destra: colori d'autunno dall'Alpe Pian Salè. Sono le 14:45 quando lascio la vetta, un po a malincuore. In mezz'ora raggiungo il Passo, ormai nell'ombra, poi continuo la discesa fino al Bivacco Gandolfo, dove ritrovo il sole. Una piccola sosta e poi scendiamo per i Laghi Verdi, toccando prima il Superiore e poi l'Inferiore 2142 m, nei pressi del quale sorgono i ruderi del rifugio S.A.R.I., distrutto nella seconda guerra mondiale e mai più ricostruito. Tra cespugli di "drose" si tocca un'ottima sorgente e infine si esce sui pascoli dell'Alpe Pian Buet 2006 m. L'aria del tardo pomeriggio si impadronisce ormai di questi luoghi, in pochi minuti arriviamo al bivio del Lago Paschiet, e quindi ripercorriamo il sentiero fatto al mattino. Tra i larici che hanno davvero un colore meraviglioso arriviamo al Pian Salè alle 17:30, quando l'ultimo sole accarezza la Punta Barale, e gli odori della sera e dell'autunno si fanno più forti. Arriviamo alla macchina alle 18, stanchi ma soddisfatti: questo ottobre ci ha regalato una meravigliosa e calda giornata, per una gita tra i colori e gli odori dell'autunno, di un autunno che anche se a piccoli passi, avanza e si fa strada tra queste parentesi d'estate. Roberto Maruzzo-socio CAI-Lanzo |
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