Poker di 4000: Punta Parrot 4463 m - Ludwigshöhe 4342 m - Corno Nero 4322 m - Balmenhorn 4167 m. |
Questa è una splendida cavalcata d’alta quota, che permette di
portare “a casa” un poker di “quattromila” (anche se in verità il
Balmenhorn non sarebbe considerato un “4000” ufficiale….” Ma pur
sempre un “quattromila” è!!), e, se siete in forma, anche la Vincent,
a poca distanza dal Cristo delle Vette. E’ indispensabile partire
non troppo tardi dalla Gnifetti e prestare le dovute attenzioni in
particolare sulla crestina affilata della Parrot e sul ripido
scivolo nevoso del Corno Nero, nonché sul tratto appena sopra la
Capanna Gnifetti, che presenta numerosi e profondi crepacci, alcuni
non sempre visibili.
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2 e 3 agosto 2003. E’ una calda mattinata di agosto e ci ritroviamo ormai ad ora di pranzo al piazzale delle funivie di Stafal. Mangiamo qualcosetta in attesa della prima funivia (gli impianti fanno pausa dalle 12.15 alle 14.15), che ci porta al Passo dei Salati, già immerso nelle nebbie d’agosto che risalgono dalla Valsesia. Seguiamo le indicazioni molto evidenti che risalgono il crestone detritico che scende dallo Stolemberg. Alcuni tratti sotto la vetta di quest’ultimo sono attrezzati con corde fisse e fittoni, ma non presentano difficoltà, se non quella di risultare faticoso per il peso che ci portiamo sulle spalle..giungiamo così a Punta Indren 3260 m, che sembra una discarica d’alta quota. Ci incamminiamo verso nord-ovest, e presto mi accorgo che il Ghiacciaio d’Indren, già malridotto, è decisamente stato flagellato da questa torrida estate 2003. L’ultima volta che passai di qui fu nel 98, e già quella fu un’estate “nera” per i ghiacciai: ma questo 2003 è senza dubbio “l’annus horribilis”. La superficie del ghiacciaio è completamente scoperto e nero, solcato da innumerevoli rii di fusione, qualche crepaccio assai profondo verso la fine dell’attraversamento richiede qualche attenzione.
A sinistra: il tratto iniziale delle roccette che portano alla Capanna Gnifetti. Al centro: tramonto dalla Capanna Gnifetti. A destra: alba sul Monte Bianco salendo al Colle del Lys. Usciti dal ghiacciaio prendiamo la traccia alta, che risale direttamente la fascia rocciosa che sostiene il ghiacciaio del Gasterlet, con l’aiuto di corde fisse, scalette, fittoni, che ci obbligano a fare ginnastica e, per me che ho le gambe corte, ad un notevole stretching…usciamo così sul lato del ghiacciaio, in vista della Capanna Gnifetti, che raggiungiamo alle 17.30, con un’ultimo diagonale. Con un buon passo, tra una chiacchiera e l’altra, ci abbiamo impiegato appena 2 ore e mezza. Il sole del tardo pomeriggio estivo ogni tanto fa capolino tra le nebbie in continuo movimento. Non fa nemmeno molto freddo, dopo la cena si può ancora uscire sulla terrazza del rifugio, per ammirare un discreto tramonto, in un cielo invaso da stratocumuli e cumuli in dissolvimento.
A sinistra: alpinista in controluce sul Colle del Lys. Al centro: lle luci del giorno invadono la Vallèe, viste dal Colle del Lys. A destra: il Lyskamm Orientale, visto dal Colle delle Piode. La sveglia suona alle 3.45…non ho dormito molto bene. Era la prima notte in quota da più di un anno a questa parte, e farla a 3600 metri non è stata forse una buona idea…riesco a mandare via il madl di testa che mi ha tormentato tutta la notte solo con una pastiglia. Sciabattando e sferragliando, a colazione compiuta, ci apprestiamo a partire, con le prime luci dell’alba, intorno alle 5.45. Ci leghiamo in cordata e cominciamo a salire sul ghiacciaio del Gasterlet, dietro il rifugio, attraversando alcuni profondi e spettacolari crepacci, in un piccolo labirinto, mentre ci lasciamo a destra i colossali seracchi della Piramide Vincent, e mentre là in fondo il Monte Bianco si accende di fuoco, in una spettacolare alba d’agosto. Proseguiamo per la pista ben tracciata, lasciandoci a destra l’isolotto roccioso del Balmenhorn, dietro il quale spunta la sagoma del Corno Nero, immersi nella livida ombra del mattino. Siamo sulla soglia dei 4000, la quota si fa un po’ sentire, ma in due ore raggiungiamo il Colle del Lys 4248 m. Sulla destra fa bella mostra l’affilatissima cresta che sale al Lyskamm Orientale, elegante ed aerea, quasi invitante…ma non siamo qui per lui…
A sinistra: Io e Andrea sulla vetta della Parrot. Al centro: Io, Lorenzo e Giampaolo sulla vetta della Parrot. A destra: scendendo dalla Parrot, verso la Ludwigshöhe ed il Corno Nero. Abbandoniamo la folla oceanica che sale verso la Capanna Margherita, e ci dirigiamo in questo settore del Rosa che non mi pare molto frequentato, anche se a pochissima distanza dal percorso più frequentato e famoso dell’intero gruppo. In pochi minuti siamo all’ampio e spettacolare Colle delle Piode 4285 m, aperto sulla Valsesia. Una piccola pausa per ristorarci e ci dirigiamo verso la cresta sud-est della Punta Parrot. Un primo tratto di facili boccette (I°) e detriti, poi la cresta si innalza, i suoi fianchi si fanno più ripidi, il filo si fa elegante ed aereo, sospeso nel cielo. A sinistra, là in fondo si snodano le cordate dirette alla Margherita, a destra ci si inabissa sul versante valsesiano. Un paio di spallette ci danno l’illusione della vetta, la cresta in alcuni tratti è davvero stretta e richiede passo sicuro e nessuna distrazione, ed ecco finalmente la nostra vetta, a 4436 m sul livello del mare. Il panorama, manco a dirlo è spettacolare, con la vicina Punta Gnifetti, la Zumstein, la Dofour, sulla quale sono impegnati i nostri amici Barbara e Stefano, i Lyskamm, e montagne e ancora montagne…
Lo scivolo del Corno Nero, così come appare dalla Ludwigshöhe. Qualche foto di rito, poi ripercorriamo in nostri passi, col sole che scalda tantissimo, anche se sono solo le 8.30 del mattino, e ritorniamo al Colle delle Piode. Di qui attacchiamo direttamente il ripido pendio nord della Ludwigshöhe sotto la verticale della vetta. E’ davvero ripido, anche se breve, solcato all’inizio da una crepaccia. Lo sforzo a questa quota si fa sentire, e arrivo sulla cima, a 4342 m, decisamente a corto di fiato e con un po’ di nausea..basta un poco di riposo, e siamo pronti a ripartire. Scendiamo questa volta per la normale della Ludwigshöhe, sulla crestina solcata a metà da un curioso e profondo crepaccio. La abbandoniamo e scendiamo sul versante sud-ovest, saltando la terminale, e tocchiamo così il Colle Zurbriggen 4277 m. Ora ci aspetta la parte più difficile di questa cavalcata, lo scivolo della normale del Corno Nero (PD/PD+ a seconda delle condizioni).
A sinistra: le roccette finali della vetta del Corno Nero. Al centro: Lorenzo ed io sulla vetta del Corno Nero A destra: la non semplice discesa del primo salto, al di sopra del Colle Zurbriggen. Preparativi tecnici e psicologici, poi, con l’aiuto di un chiodo da ghiaccio per superare il primo tratto di ghiaccio verdastro proprio al di sopra della terminale, risaliamo il ripido pendio di neve dura, con una pendenza di 45°. Sono circa 40 metri, ma le condizioni sono ottime, è ben gradinato, e piantando le punte dei ramponi e la picca saliamo di conserva fino alla crestina nevosa che unisce le due vette rocciose del Corno Nero. Saliamo assicurandoci quella alla nostra sinistra, la più alta, quotata 4322 m con pochi e facili passi sulle roccette finali (I°). Un’occhiata al vertiginoso precipizio che si inabissa sul tormentato ghiacciaio delle Piode, in Valsesia, e ridiscendo in retromarcia fino alla cresta nevosa. Quindi ritorniamo alla base del Corno, un’altra pausa, e via, verso la prossima vetta. Scendiamo fino nei pressi del Colle Vincent, e senza raggiungerlo ci abbassiamo ancora, scavalcando un grosso crepaccio, e puntando alla base delle roccette (I°-II°) del Balmenhorn. Queste si superano facilmente, ci sono anche delle corde fisse che possono aiutare, e arriviamo al puzzolente Bivacco Giordano. Pochi metri più in su c’è la statua del Cristo delle Vette. Siamo a 4167 m, sono le 11.30, fa un caldo tremendo. La Piramide Vincent è davvero vicina…ma siamo stanchi e già appagati. Sono quasi sei ore che siamo oltre i 4000 metri, la quota comincia a farsi sentire..un po’ a malincuore decidiamo quindi di lasciare la Vincent alla prossima avventura, e cominciamo la discesa.
A sinistra: il Cristo delle Vette, sulla sommità del Balmenhorn.. A destra: la Piramide Vincent, ad un tiro di schioppo, vista dal Balmenhorn. Il caldo è sempre forte, in questa rovente estate, raggiungiamo la Capanna Gnifetti, mangiamo un boccone, e poi la discesa continua, mentre la stanchezza si fa sentire sempre di più, ma cresce in noi la soddisfazione per la nostra piccola impresa. Riecco l’Indren, gli sfasciumi e le corde fisse dello Stolemberg, la cabinovia. Sono le 16, siamo a Stafal, l’avventura è quasi conclusa. Una birra gelata, un toast valdostano, e mettiamo il suggello a questa splendida cavalcata sul filo dei 4000 metri, con gli occhi, la mente ed il cuore pieni di immagini indimenticabili. Roberto Maruzzo-socio CAI-Lanzo |
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