Punta di Leppe 3305 m.


Il vallone del Grauson d’autunno: una delle più alte espressioni di poesia che si possano trovare nelle Alpi Occidentali. Poesia pura: ecco che cosa è questo recondito angolo della Valle di Cogne nel tardo autunno. L’idea di inoltrarmi nel Grauson in tarda stagione mi girava per la mente da un paio di anni. Sapevo che sarebbe stato uno spettacolo unico. Così è stato. E’ una gita lunga, da gustare, da prendere con calma, con tutto il tempo necessario per far parte di questa poesia autunnale. Non ci sono difficoltà. E’ solo lunga, ma ne vale la pena. Partire all’alba e tornare al tramonto: ecco il modo migliore per gustarsi la Leppe. Dimenticarsi di tutto, di ogni cosa, isolando tutto il resto della propria vita, così si deve affrontare il Grauson d’autunno.
  • Partenza: Gimillan 1787 m

  • Tempo di salita: 4,30 h

  • Dislivello: 1520 m

  • Difficoltà: EE (piccozza ad inizio stagione)

  • Periodo consigliato: Luglio – Ottobre

 


12 ottobre 2003.

E’ venuto il momento di tornare nel Grauson. E’ dalla Tersiva che non vi torno, appena tre mesi scarsi prima, nel bel mezzo di un luglio già rovente, preludio all’agosto più torrido che le Alpi ricordino. E’ fresca l’aria di Gimillan, in questo mattino di metà ottobre. 

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A sinistra: da Gimillan, il sole del mattino sul vallone del Pousset, dominato dalla Punta Rossa, dalla Grivola e dal Pousset.

Al centro: la Tribolazione e il Gran Paradiso da Gimillan.

A destra: la Grivola, dall'Alpe Grauson Vieux.

La brina ricopre i campi bruciati dalla siccità estiva, che perdura ancora adesso. Attraversiamo il paesello, ancora immerso nel sonno, e ci incamminiamo sull’ormai a me famigliare sentiero che sale per i pascoli dietro le case. Il sole inonda già il vallone del Pousset, con i lariceti coloratissimi, la Grivola e le sue sorelle minori imbiancate di fresco mi inducono già a tirare fuori la macchina fotografica. Oggi sarà una gran giornata, il cielo è di un blu cobalto, non si vede l’ombra di una nuvola.  

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A sinistra: un piccolo larice in veste autunnale. illuminato dal sole, nei pressi dell'Alpe Grauson Vieux.

Al centro: Grivola e Gran Nomenon dall'Alpe gruson Nouveaux.

A destra: particolare su Punta Rossa, Punta Bianca e Grivola, dall'Alpe Grauson Noveaux.

Il freddo ci induce ad accelerare il passo. Ci inoltriamo lungo il sentiero, che attraversa a mezzacosta il profondo vallone scavato dal torrente Grauson, scendiamo al ponte di Ecloseur, sempre nell’ombra, e risaliamo per gli opposti pascoli, nel silenzio più totale. Ecco l’Alpe Pila, con la sua sempre bella cascata, e poco più in su, un malgaro con la sua piccola mandria: un immagine fuori luogo, vista la stagione. Ed ecco il favoloso bosco di larici, incredibilmente colorato, anche se non ancora illuminato dal sole. Il terreno è duro, gelato, comincia ad apparire per terra ciò che resta delle spolverate di neve d’inizio ottobre.  

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A sinistra: dall'Alpe Grauson Noveau verso la Leppe.

Al centro: il Mont Grauson si specchia in un laghetto prima del Lago Coronaz.

A destra: la Punta di Leppe si specchia nel Lago Coronaz.

Ed eccoci, finalmente, al tepore gradevole del sole di ottobre, siamo alla spalletta che precede l’Alpe Grauson Vieux. Una pausa è d’obbligo, mentre dietro di noi dominano Grivola e Gran Nomenon, e di fronte comincia ad apparire l’inconfondibile piramide della Grivola. Ripartiamo, rituffandoci ben presto nell’ombra. Attraversiamo il torrente su un ponticello e ritroviamo presto il calore del sole. Proseguiamo lungo il sentiero, trai pascoli bruciati da gelo e siccità, mentre tutto il vallone del Grauson si apre davanti a noi, chiudendosi con la Grivola ed il lontano passo d’Invergnaux. Ecco al bivio: proseguendo per il sentiero principale andremmo verso i Laghi Lussert. Noi prendiamo la deviazione a destra, per il Lago Coronaz. Un’altra pausa, ora il sole è davvero caldo, ed è così piacevole questo tepore, questa pace, che vorremmo fermarci qui. Ripartiamo dopo una mezz’ora abbondante, ed il sentiero qui si perde un po’ nel pascolo, ma lo si ritrova presto. Si sale per praterie che ricordano quelle del Dakota, del Nebraska, ti aspetteresti quasi da un momento all’altro apparire una mandria di bisonti. Si superano alcuni dossi, e si giunge in vista di un grazioso laghetto, nel quale si specchia l’imponente mole del Monte Grauson. E questo piccolo specchio d’acqua, non è altro che l’assaggio del più vasto e poetico Lago Coronaz, che si stende a 2701 m di quota, incastonato tra dolci declivi, chiazzati di neve biancheggiante, nel quale si specchiano la nostra Punta di Leppe e la Punta Garin. Di qui in poi si abbandona il sentiero, che sulla destra prosegue verso il Colle di Saint Marcel. Proseguiamo ormai in direzione della punta, ormai visibile, verso nord. Il terreno non è difficile, l’erba secca emana odore d’autunno. Superiamo sulla sinistra un cocuzzolo roccioso, costituito da un affioramento di gneiss, quotato 2922 m dall’I.G.M.  

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A sinistra: la conca che culmina con il colletto 3062 m.

Al centro: dal colletto, la ripida cresta erbosa della Leppe.

A destra: il Cervino, maestoso e perfetto dalla Punta di Leppe.

Si entra così in un valloncello, parzialmente innevato di una neve che così farinosa non si può, e presto si mette piede nella conca detritica che culmina con il Colle Vallonet. La salita si fa più faticosa, il piede affonda un po’ nel fine detrito, ma quando si sbuca sulla sella, a 3062 m, mi appare di fronte l’intero gruppo del Monte Rosa. Sulla mia sinistra s’innalza il ripido crestone erboso che conduce alla cima. I primi metri spezzano gambe e fiato. E’ davvero ripido, ma una traccetta, che percorre prima il filo di cresta, si porta poi sul detritico versante est. La vetta si avvicina, il panorama si fa sempre più ampio. Passiamo sotto la cresta che si fa rocciosa, e con marcia faticosa su mobile detrito e chiazze di neve fradicia, arriviamo ad una specie di conca compresa tra tre puntine. Quella a destra, la più alta, è la Punta di Leppe. Eccoci in vetta. Da restare senza parole. Là, in fondo appare Cogne, con il prato di S.Orso. E poi ci sono tutti i colossi valdostani. Il Bianco, il Combin, il Cervino, il Rosa, il Grampa. Non manca nessuno all’appello. Il vicino Emilius copre parte del Bianco, ma il resto è uno spettacolo divino. Sulla pianura, oltre il Mont Glacier, si stende un tappeto di nubi. Qui sotto decine di laghi: i Lussert, il Coronaz, i fantastici laghi di Laures, incastonati come gioielli in mezzo a desolanti pietraie. Le montagne hanno i classici colori d’autunno, con le prime spolverate di neve. Siamo a 3305 m di quota, è il 12 ottobre, l’aria è tiepida, il sole scalda la pelle, a scaldare il cuore ci pensa la vista. Non si vorrebbe mai vanir via di qui. Ci muoviamo dalla vetta molto tardi, sono quasi le tre del pomeriggio. Quasi scivolando sul detritico versante est siamo al colle. Di qui, percorrendo la breve cresta innevata, saliamo anche la sommità del Monte Vallonet 3092 m. Poi scendiamo direttamente sulla conca del lago Coronaz. Rieccoci sulle sponde dello specchio d’acqua. L’aria del pomeriggio si fa avanti, quest’angolo del vallone assume un aspetto insolito. Ora, voltandomi dietro, verso la Leppe, mi vengono in mente certe immagini di montagne dell’Afghanistan. Non c’è nessun oltre a noi.  

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A sinistra: il Monte Bianco dalla Punta di Leppe.

Al centro: dalla vetta, là in fondo, appare Cogne con il prato di S.Orso.

A destra: il Grand Combin, così come appare dalla Leppe.

Alle quattro passate del pomeriggio siamo all’Alpe Grauson. Ci dissetiamo all’ottima fontana del casolare isolato che c’è sotto l’alpeggio. Silenzio. C’è così silenzio che fischiano le orecchie. Riprendiamo il cammino, mentre le ombre del pomeriggio si allungano davanti a noi. Ci fermiamo ancora all’Alpe Grauson Vieux, all’ultimo sole. La discesa prosegue, il vallone si fa poesia pura, i larici, illuminati dal sole pomeridiano esplodono in un caleidoscopio di colori. 

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A sinistra: l'autore in vetta....

Al centro: giochi di luce sul Lago Coronaz.

A destra: discesa in ordine sparso sotto il Lago Coronaz.

E’ difficile descrivere ciò che si vede. C’è da restare senza parole, è come trovarsi di fronte ad un capolavoro del Louvre. Ti viene solo da ringraziare chi ci permette di vedere questa magnificenza di colori. Non badiamo neanche più alla stanchezza, che ormai si fa sentire, rapiti dalla bellezza e dalla solitudine del luogo. Rieccoci ad Ecloseur, la piccola risalita, il traverso a mezza costa. Poco prima di Gimillan uno sguardo verso la Valnontey, e verso l’ultimo raggio di sole che illumina di fredda luce il Colle Chamonin e la Punta di Ceresole. Ecco i prati, ecco le case, ecco Gimillan. 

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A sinistra: paesaggio afghano nei pressi del Lago Coronaz.

Al centro: Pulsatilla Alpina (anemone) nei pressi del lago.

A destra: il vallone del Grauson, culminante con la Tersiva, in veste autunnale.

Sono le sei e mezza passate del pomeriggio. La Leppe è alle nostre spalle. Il fresco della sera, le ombre della notte presto si impossesseranno nuovamente del Grauson. Ma noi sappiamo di aver fatto parte di ciò che non si può che definire in due parole.  

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A sinistra: l'Alpe Grauson Vieux.

A destra: lampi di luce sul larici d'autunno.

Già, la Punta di Leppe in una splendida giornata di metà ottobre, nel cuore dell’autunno, nel solitario Grauson la si può riassumere in due parole: POESIA PURA.

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A sinistra: la parte bassa del vallone, nel tardo pomeriggio: senza parole.

Al centro: nei pressi di Ecloseur.

A destra: ultimo sole d'autunno.

 

Maruzzo-socio CAI-Lanzo


 

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