Chateau des Dames 3488 m. |
Bella salita lunga, d'altri tempi e lontana dai percorsi battuti. La
salita al bivacco è già di per sè una bella ascensione d'alta
montagna. L'ambiente è selvaggio, lontano dai fondovalle, ma molto
pittoresco. Attenzione al ghiacciaio nella parte bassa e soprattutto al canalino franoso che porta ai pendii detritici superiori, e ai nevai sotto il bivacco. Prestare cautela anche sulla cresta finale, non banale e con roccia non sempre buona.
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8 e 9 agosto 2005. Le gite in ambiente selvaggio mi sono sempre piaciute. E questa è una delle migliori. L’idea viene da Alex, e la prendo al volo. Lo Chateau des Dames avrei voluto salirlo con gli sci, ma l’occasione di farlo in alpinistica, e dalla Valpelline è ghiotta.
A sinistra: riflessi sul lago di Place Moulin. Al centro: ghiaccio a 2500 m, in pieno agosto. A destra: l'inizio della crestina morenica. Partiamo da Place Moulin un bel giorno di agosto, fresco. Nei giorni scorsi è caduta neve fino ai 3000m. Percorriamo sotto un pesante fardello tutto il periplo del lago di Place Moulin, passando per il Prarayer e continuando per il sentiero, fino a quando non si stacca sulla destra un sentierino che scende ad attraversare il torrente su un ponticello in legno. Risaliamo il pendio cespuglioso, ed arriviamo al bel pianoro pascolivo delle Alpi Dere La Vielle. Noto con stupore che nonostante siamo solo a 2300 m c’è del ghiaccio sul bordo dei ruscelli.
A sinistra: la fronte del ghiacciaio des Dames, in centro foto visibile il canalino di salita ai pendii superiori. Al centro: il canalino di terriccio e detrito instabile. A destra: accesso al canalino dal ghiacciaio. L’aria in effetti è molto fredda. Sostiamo per il pranzo nei pressi dell’Alpe Bella Tza. La giornata è radiosa, un cielo terso come pochi, solcato solo da qualche cirro. Ripartiamo, proseguendo verso sud-ovest, seguendo alcune tracce, fino ad intercettare un sentiero abbastanza marcato che risale tutta la morena, dapprima ben solida, poi più scomoda. In alto appare il bivacco, luccicante sul Col du Creton nel sole del pomeriggio. A quota 2750 circa la si abbandona, traversando su terreno instabile e scomodi massi di ogni dimensione, fino a portarsi sul ghiacciaio, a circa 3000 m.
A sinistra: i pendii di pietrame instabile che precedono il col du Creton. Al centro: ancora ghiaccio, in alto è visibile il bivacco. A destra: lo Chateau des dames così come appare dal col du Creton. La prima parte del ghiacciaio non presenta grossi problemi. E’ scoperto, con crepacci ben visibili, saliamo senza legarci e senza ramponi. Individuiamo la via migliore di salita in un canalino terroso, appena a destra di una scarpata di rocce rosse. La sua risalita non è molto comoda. La prima parte avviene su un ripido residuo di valanga, che richiede qualche attenzione. E poi il solito, tipico canalino di terra, sassi, sfasciumi, ripido ed insidioso, che frana ad ogni passo. Ogni tanto viene anche giù qualche pietra, nonostante il ghiaccio ovunque.
A sinistra: Il Cervino dal col du Creton. Al centro: il bivacco Laura Florio, sullo sfondo la Tour du Creton. A destra: il massiccio del Monte Rosa dal col du Creton. Posso rifiatare solo dopo un quarto d’ora, quando la pendenza si smorza e non sono più nell’imbuto. Presto mi raggiungono anche Alex e Patty, e proseguiamo, io in testa, alla spicciolata, lungo un’enorme distesa di pietre di tutte le dimensioni, assai faticosa perché molto, ma molto instabile. Finalmente raggiungo i nevai finali, piuttosto ripidi. Non ho voglia di mettere i ramponi, salgo quindi gradinando nella neve molle, per facilitare la salita a Patty ed Alex. Verso la fine del nevaio mi sposto a destra, andando a cercare la via migliore su una scarpata di rocce bianche, sporche di insidioso detrito. Ma alle 16 sono finalmente al bivacco Florio.
A sinistra: il bivacco Florio ed il Cervino. Al centro: il Roby4061 in vetta al Mont Blanc du Creton. A destra: Il Cervino e Cervinia dal Mont Blanc du Creton. La vista sul Cervino e sul Rosa è bellissima, questo posto remoto esercita lo stesso fascino del colle Pousset in val di Cogne. Ma qui è ancora più selvaggio, le vie di salita sono assai più complicate. Il bivacco è piccolo ma confortevole. Arrivano anche i miei compagni e possiamo riposarci un po’. Nel resto del pomeriggio decidiamo, io ed Alex, di salire al vicinissimo Mont Blanc du Creton 3407 m, anche per osservare meglio il percorso dell’indomani.
A sinistra: Monte Rosa e Cervino al tramonto. Al centro: relax post cena, fumando un cigarillo. A destra: Alex sale a scattare le foto al tramonto. Alle 17.10 siamo sulla vetta: c’è un silenzio assoluto, al sole caldo del tardo pomeriggio si sta anche bene. Che pace, che tranquillità! Ridiscendiamo al bivacco, memorizzando bene la via per domani. Una lauta cena ci rimette in sesto, poi usciamo e ci mettiamo al riparo dal venticello gelido, seduti di fronte al sole ed al Mont Velan, guardando la via che abbiamo salito per arrivare quassù, fumando un ottimo sigaro al tepore degli ultimi raggi…
Tutta la sequenza dell'alba sul mare di nubi. Il sole sorge esattamente sullo spigolo dello Stralhorn 4190 m, in Vallese. Tisana e a nanna. La notte è molto fredda, sia fuori (-7°) che dentro il bivacco (0,5°). Quando esco fuori mi accorgo del mare di nubi che ristagna sulla Valtournanche a quota 2300 m, salito dalla bassa valle in pochi minuti, poiché prima si vedevano chiaramente le luci di cervinia. Partiamo dal bivacco alle 6,55 ,mentre il sole sorge sullo splendido mare di nubi in movimento. Dal bivacco saliamo leggermente, poi prendiamo una traccia poco marcata, che corre orizzontale sul versante nord del Mont Blanc du creton, fino ad un grosso nevaio, dove calziamo i ramponi.
A sinistra: primo sole sullo Chateau des Dames. Al centro: il mare di nubi si dissolve. A destra: il sole fa capolino sul col des Dames. Sempre perdendo meno quota possibile, traversando pure una fascia rocciosa, arriviamo al bellissimo e glaciale col des Dames. Ci leghiamo e presto veniamo inondati dal sole. Saliamo lungo il ghiacciaio, con qualche crepaccio nel senso di marcia, dirigendoci verso la terminale. Superatala, affrontiamo il pendio innevato di fresco, fino a giungere sulla cresta.
A sinistra: in cammino sull'ampio col du Creton. Al centro: oltre la terminale, verso la cresta. A destra: la cresta rocciosa di salita alla vetta. La vetta sembra a portata di mano, presto lasciamo i ramponi e proseguiamo sulla cresta non difficile, di roccette e massi accatastati, con qualche passo di I° e II°. Proprio sotto la vetta si scollina sul lato di Cignana, seguendo una traccia esposta. Con altri passaggi di roccia, superando una placchetta e un diedro, si esce proprio di fronte alla caratteristica campana di vetta. Bellissimo, panorama stupendo, pace assoluta, essendo le 8 e 15 del mattino.
A sinistra: in vetta allo Chateau des Dames 3488 m. Al centro: il Cervino visto dalla vetta. A destra: discesa dalla vetta, primo saltino. La discesa ci impiega un po di tempo, occorre cautela sui passaggi di roccia, in qualche caso sporchi di neve recente. Ripercorriamo la cresta fino al col des Dames, e ancora oltre, fino al primo nevaio incontrato in salita. Da qui perdiamo rapidamente quota, per nevai il più possibile, fino all’imbocco del canalino terroso, che in discesa è più delicato.
A sinistra: in cresta ed in discesa, ecco il ridente roby4061 ! Al centro: ultime placchette... A destra: finite le difficoltà, la cresta si fa detritica e larga. Non v’è possibilità di attrezzare una corda fissa sicura, per cui scendiamo uno alla volta, mettendoci subito al riparo. Arriviamo comunque tutti interi sul ghiacciaio, e stancamente ci avviamo verso la sua lingua terminale. La stanchezza comincia a farsi sentire, per le pietraie instabili, e giù per la morena. Ma dopo tanto grigio, finalmente poso gli scarponi sull’erba soffice e verde dei pascoli dell’alpe Bella Tza.
A sinistra: in discesa per il canalino terroso, delicato. Al centro: le praterie dell'Alpe Bella Tza. A destra: riappare alla vista il lago di Place Moulin. Ci fermiamo per un meritato pranzo, seguito da un breve pisolino al sole d’agosto, poi riprendiamo la discesa, con la temperatura dell’aria e dei piedi che sale rapidamente, al Prarayer praticamente faccio la doccia nella fontana. La strada che costeggia il lago è come sempre eterna e devastante, ma arriviamo ad un orario decente alla macchina, e possiamo finalmente metterci dei sandali. Una birbona ghiacciata a Bionaz, e anche quest’avventura è scritta! Roberto Maruzzo-socio CAI-Lanzo |
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