L'inverno 2000/2001. |
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L'elemento sicuramente più significativo dell'inverno 2000/01 sono
state le precipitazioni abbondanti e il ritorno in grande stile
della neve in pianura. Dopo la spaventosa
alluvione di ottobre, anche il mese
di novembre 2000 è stato dominato dal flusso occidentale atlantico,
con temperature relativamente miti, anche se le medie mensili si
allineano al trend 1996-99. L'inverno meteorologico comincia il 1°
dicembre, ma per almeno altri 15 giorni il clima rimane tipicamente
autunnale. Sicuramente le regioni alpine hanno conosciuto una delle
più nevose annate degli ultimi 10-15 anni, forse ancor più che nel
1995/96, tanto che ancora ad aprile l'innevamento medio alla quota
di 2500 mt oscilla tra i 100 e i 250 cm, con punte fino a 600-700 cm
in alta quota nelle Alpi centrali e nella zona del Monte Bianco. L'analisi dell'andamento climatico dell'inverno 2000/01 è stata di seguito divisa per periodi significativi. |
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Prologo: il mese di novembre 2000. Il mese di novembre inizia con una bella giornata autunnale, ma l'intervallo prima del nuovo episodio perturbato è nuovamente breve. La neve cade sulle Alpi fino agli 800 mt, le temperature scendono fino a toccare i -0.3° il 5 novembre. Altri episodi perturbati caratterizzano il mese, il giorno 11 si ha la prima importante gelata, con -1.8° di minima. Il resto del mese si presenta notevolmente perturbato e piovoso, con circa 89 mm registrati dal giorno 11 a fine mese. Oltre i 1500 mt le precipitazioni hanno sempre carattere nevoso. Il giorno 26 fa la sua comparsa il foehn, cha mancava dal 30 luglio dello stesso anno. Le raffiche raggiungono i 39.2 km/h, direzione N-N-W. Nei giorni sucessivi si hanno gelate moderate, con minime fino a -2.4°, le massime si mantengono sulle medie (8-11°) e il cielo rimane poco nuvoloso. 1-14 dicembre 2000. Nella prima metà di dicembre il tempo si mantiene a tratti perturbato e le temperature rimangono oltre le medie mensili anche di 3-4°, le gelate sono sporadiche e comunque molto deboli: è un prolungamento del mese di novembre, poichè il tempo e la circolazione hanno caratteristiche tipicamente autunnali. L'innevamento è continuo a partire dai 1200-1400 mt, abbondante intorno ai 1800 mt, dove lo spessore della neve nelle valli di Lanzo è in media sui 80-90 cm. 15-31 dicembre 2000. Il giorno 14 una massa di aria polare marittima raggiunge l'Italia: il gradiente barico tra i due versanti Alpini rimane elevato, e ciò innesca il fenomeno del foehn. In alta montagna le temperature subiscono un forte calo, con l'isoterma 0° sugli 800 mt.
E' la svolta stagionale: la prima irruzione di aria fredda riporta le temperature nella media (e anche al di sotto) nei giorni seguenti. Il giorno 15 il foehn raggiunge la velocità di 46.8 km/h, direzione N-N-W. Le minime dei giorni sucessivi scendono su valori inferiori allo zero di 3-4°, con una punta di -4.7° il giorno 18. Il girono 20 le correnti si dispongono da Est, e ciò comporta l'afflusso di aria continentale molto fredda dall'Europa orientale. Il piemonte viene interessato da nuvolosità bassa e stratiforme da stau, mentre sulle Alpi il tempo rimane buono. Le temperature in pianura rimangono molto basse, tra i 3 e i 4° di massima. Nel tardo pomeriggio del 23 le correnti ruotano nuovamente da ovest per l'approssimarsi di un sistema frontale atlantico: l'aria fredda ancora presente al suolo forma così un robusto cuscinetto freddo sul quale scorre aria più mite e molto umida. Il 24 la minima scende fino a -6.7°, il cielo si copre rapidamente nel primo mattino e la massima non supera lo 0° (-0.4°). Verso le 14:45 comincia una fitta nevicata, che complice le basse temperature (alle ore 21:30 si registrano -1.3°) attacca subito al terreno. Alle ore 7:00 del 25 dicembre si registrano 13 cm di neve farinosa al suolo; la minima è scesa fino a -2.6°. La nevicata diminuisce di intensità fino a cessare del tutto nel pomeriggio, quando la rotazione dei venti da nord determina un rapido rasserenamento del cielo. L'irraggiamento notturno e l'effetto albedo provocato dalla neve al suolo portano il giorno 26 ad una minima di -7.7°. Una certa instabilità permane nei giorni successivi fino al girono 29 quando fa nuovamente la sua comparsa il foehn, che tocca i 32.4 km/h da N. La natura dell'aria giunta da oltralpe si evidenzia nelle minime dei giorni successivi, con valori molto bassi: -5.1° il 30 e -6.7° il 31; anche le massime, nonostante il cielo sereno rimangono leggermente al di sotto delle medie, con valori rispettivamente di +4.7° e +5.5°. 01-12 gennaio 2001. Il primo giorno del mese si apre con una giornata tipicamente invernale (-6.8° di minima e +4.0° di massima). Il giorno 2 si assiste al passaggio di un veloce sistema frontale, che viste le basse temperature (-5.1° min e +1.2° max) porta nuovamente la neve in pianura: alle 12:00 comincia una breve ma intensa nevicata che lascerà al suolo 5 cm di neve farinosa. Il giorno sucessivo la temperatura scende fino a -7.6°, poi i valori risalgono soprattutto nei valori minimi e una debole perturbazione produce qualche pioviggine il giorno 6, per il resto il tempo rimane piuttosto variabile e senza variazioni significative fino al giorno 13. 13-21 gennaio 2001. Dal giorno 12 cominicia una discesa di aria gelida continentale dall'europa nord-orientale. Questa massa d'aria si presenta relativamente umida e ciò porta sul Piemonte occidentale ad una copertura stratificata da effetto stau: la natura dell'aria è molto fredda, e lo si nota anche dal forte calo delle temperature a partire dalla nottata tra il 12 eil 13 del mese: in particolare nel giorno 12 la massima, di +4.8° si registra alle 2:36 del mattino, dopo di che la temperatura comincia a scendere, la minima si registra alle 23:59 (+0.2°). Il giorno sucessivo la copertura del cielo limita notevolmente l'escursione termica: infatti gli estremi registrati sono -0.9° e +0.3°. Nella notte alcune shiarite permettono alla colonnina di mercurio di scendere fino a -6.0°, poi nonostante il rasserenamento la temperatura non sale sopra lo 0°, fermandosi a -0.3°. Il freddo rimane anche nei giorni sucessivi: il giorno 16 si registra la minima del mese, -8.3°, e i valori oscillano tra i -7°/-5°, e le massime (tranne il giorno 20) tra i 0° e i 5°. Il giorno 17 si assiste al passaggio di un nuovo sistema frontale i cui maggiori effetti sono limitati a pochi fiocchi di neve (nel milanese invece la nevicata sarà molto più intensa); c'è da dire che anche il 17 è un giorno di ghiaccio, con -0.2° di massima. 22-31 gennaio 2001. L'ultima decade del mese si presenta con condizioni abbastanza stabili, a parte qualche breve e debole passaggio perturbato che provoca qualche nevicata il 27 fino a quote prossime ai 700-800 mt: le temperature si mantengono su valori normali per il periodo, con minime che oscillano a causa della copertura o meno del cielo tra i -4.5° e i +1.6°, le massime tra i +2.9° e i +8.5°. Il mese dal punto di vista pluviometrico mantiene fede alle medie, con una piovosità totale di appena 30 mm. L'ultimo del mese si ha un nuovo calo generale delle temperature, soprattutto nelle minime,che toccano i -5.4°. 01-09 febbraio 2001. Il raffreddamento cominciato il 31 gennaio dura quasi tutta la prima settimana di febbraio, registrando valori di temperatura molto bassi: in particolare nei giorni 2 e 3 si toccano i -7.7° e i -7.4°, mentre il riscaldamento diurno non permette tuttavia di regitrara massime elevate, nonostante il cielo sereno, con valori tra i +4.4° e i +7.0°. A partire dalla notte del 5 si avvicina all'Italia una perturbazione atlantica accompagnata da aria piuttosto mite, i cui effetti cominciano a farsi sentire dal giorno 7, quando cominciano le precipitazioni, piovose fino a quote tra i 1500 e i 1700 mt nelle Alpi occidentali: peggio avviene nelle Alpi centrali e in quelle orientali, dove in alcuni casi il limite piogga-neve sale fino a 2200-2300 mt, e anche oltre. In pianura le precipitazioni assumono carattere di pioviggine, per apporti poco significativi. 10-22 febbraio 2001. Dopo questa debole perturbazione il tempo si ristabilisce e comincia un lungo periodo di relativa stabilità, uno dei periodi più lunghi dal 10 settembre 2000: in effetti da tale data non si sono mai verificati più di 4 giorno consecutivi con cielo sereno. Questo periodo dominato dall'alta pressione porta alla formazione di estese nebbie in pianura e frequenti episodi di inversione termica. Le temperature minime notturne si attestano tra i 2 e i 3 gradi sottozero, salvo copertura del cielo durante la notte, e le massime grazie al soleggiamento oscillano tra i 10 e i 13 gradi. L'unico eposodio che interrompe questa lunga parentesi di stabilità avviene tra il 17 e il 18, quando l'afflusso di una massa d'aria fredda e instabile provoca addirittura qualche temporale molto localizzato nel torinese: è un evento abbastanza raro per la stagione, e a Villanova Canavese il fenomeno temporalesco, peraltro debole, produce anche una breve grandinata. 22 febbraio - 3 marzo 2001. La parentesi di relativa stabilità iniziata il 10 si interrompe bruscamente il giorno 22, dando inizio ad un periodo climaticamente molto movimentato, ultimo sussulto di un inverno tutt'altro che monotono. Il 21 febbraio si era verificato un lieve calo termico, che aveva portato la minima a -3.1° e la massima a +10.5°, nonostante il cielo sereno. Il 22, alle ore 7:30, comincia a soffiare il foehn, che si rivela particolarmente caldo, qui in pianura. La temperatura vola fino a +20.1°, record del mese degli ultimi 5 anni, spinta dal vent marin (così è chiamato nelle valli di Lanzo) che soffia fino a 33.8 km/h. Alle ore 18:40 si registrano ancora +17.0°, alle 21:00 +14,0°: è dal 5 ottobre 2000 che il termometro non supera i 20 gradi; un altro efetto del vento è il crollo dell'umidità relativa dell'aria, che scende al 23%: per fortuna non si verifica nessun incendio nelle nostre valli, come successe invece nei secchi e ventosi inverni 1998/99 e 1999/00. Anche nel giorno successivo soffia il foehn, che tocca i 32.4 km/h, e che mantiene la temperatura su valori decisamente primaverili, spingono la massima a +18.4°. Dal 24 febbraio ecco che le cose cambiano: la minima notturna scende a -1.9°, il cielo è sereno: in montagna si avverte già che l'aria si è ben rinfrescata: il manto nevoso, che nei pendii esposti a sud presenta già caratteristiche primaverili rimane gelato per tutta la giornata: comincia l'afflusso di aria molto fredda dall'Europa nord-orientale, la più massiccia dall'inizio dell'inverno. In pianura il cielo si copre rapidamente di nuvole basse e stratificate, si alza un vento da est, a tratti forte la temperatura, dopo aver superato gli 11°, scende rapidamente. Verso le 21 comincia a cadere una leggera pioviggine, con una temperatura di 2.9°. Col passare delle ore la precipitazione si trasforma in neve, anche nel capoluogo torinese,e al mattino di domenica 25 febbraio a Villanova Canavese sono caduti 3 cm. La giornata è piuttosto fredda, con la massima che non supera i +3.7°, ma la poca neve si scioglie comunque. Durante la notte si rasserena e la temperatura crolla fino a -7.0°. E' lunedì 26 febbraio 2001: nonostante l'assenza di nubi la colonnina di mercurio non va oltre i +6.0°. La notte successiva trascorre di nuovo serena e si toccano i -6.8°: verso sud-est si scorge però un vero muro di nuvole: la depressione denominata "bolide" formatasi al largo delle isole britanniche sta entrando nel Mediterraneo, provocando la formazione di due minimi secondari, di cui uno profondo incentrato sul Golfo di Genova: sono le condizioni ideali per abbondanti nevicate in pianura. Le temperature del 27 febbraio sono molto basse in tutto il nord italia, soprattutto nel nord-est, come dimostra la seguante tabella: ma l'aria fredda è ancora presente a tutte le quote.
Nella mattinata del 27 febbraio qui a Villanova Canavese il cielo
comincia a coprirsi rapidamente, bloccando la salita della
temperatura a +2.8°. Verso le 15 è coperto e cominciano a cadere
radi fiocchi, si intensificano alle 16 e dalle 17 si scatena una
vera e propria bufera. Alle 19 nevica furiosamente, al suolo si sono
depositati circa 4 cm, la
temperatura
è sui -0.5°: condizioni ideali. La nevicata aumenta di intensità,
dalle 21:00 si alza un vento tra i 5 e i 10 km/h da Nord-ovest, lo
spettacolo ha inizio: le neve cade leggera in ogni direzione, il
vento al porta dappertutto: si sente l'odore della montagna, quello
che porta il fhoen, l'odore della tormenta. Alle 23 la temperatura è
di -1.0° e la neve al suolo ha già raggiunto i 13-14 cm, e non
accenna a smettere, anzi l'intensità della precipitazione è sempre
notevole. La tormenta dura tutta la notte, sempre accompagnata dal
vento, che supera i 17 km/h da N-N-W. Alle 6:00 del 28 febbraio
2001, al suolo vi sono ben 23 cm. di neve fresca. Il paesaggio è
semplicemente stupendo: alberi carichi di neve, neve dappertutto
trasportata dal vento, strade e cartelli stradali sono ricoperti di
bianco e continua a nevicare. La precipitazione continua
furiosamente fino alle 14, quando si esaurisce del tutto: dalle 6
del mattino sono caduti altri 8 cm di neve: in totale 31 cm in 21
ore, la nevicata più intensa dal famoso 1987, e la più abbondante
degli ultimi dieci anni dopo quella del dicembre 1995. Cenni sul mese di aprile 2001. Il mese di aprile è stato caratterizzato da tempo molto instabile e temperature relativamente fresche: in particolare vi sono state due massiccie irruzioni di aria fredda dal nord-est europeo, che hanno comportato un notevole calo termico in quota e al suolo, con temperature inferiori alle medie di 3-5 gradi. Queste due importanti irrruzioni fredde si sono verificate il 14-15 e il 20-21 del mese; nella prima nuvolosità bassa e stratificata da stau ha interessato il piemonte, fino alle medie quote (lasciando la valle d'Aosta libera dalle nubi, che si fermavano nella strettoia naturale di Bard) comportando anche dei rovesci, con neve fino a bassissime quote, sui 400-500 mt (Lanzo Torinese, Corio), con la temperatura che il giorno 15 dai +6.5° delle ore 6:30 scendeva fino ai +1.8° delle ore 10:00, per poi risalire in maniera più decisa, mentre in quota il cielo era poco nuvoloso e la temperatura invernale; il giorno 16 si è anche registrata una discreta gelata in pianura, con una minima a Villanova Canavese di -2.3°.
Cenni sull'innevamento nelle Alpi Occidentali a seguito dell'inverno 2000/01. Nella settimana dal 29 aprile al 05 maggio uan serie di perturbazioni atlantiche ha portato molta neve al di sopra dei 2000-2100 mt, in particolare sulle valli di Lanzo e del Canavese, al confine con la Valle d'Aosta, contribuendo ad aumentare ulteriormente un manto nevoso che a 2500 mt di quota è, alla fine della stagione invernale 2000/01, davvero notevole. C'è da dire che, praticamente, è dalla fine di settembre 2000 che oltre i 2700-2800 mt di quota le precipitazioni avvengono sottoforma di neve, e dopo l'alluvione il limite pioggia-neve non è mai salito oltre i 2200-2300 mt fino a fine aprile. A metà dicembre a 2000 metri lìaltezza media del manto nevoso sulle Alpi Graie è già intorno ai 100-120 cm; dopo le nevicate di fine febbraio arriva a 150-180 cm.
Ma come ogni anno è in primavera che avvengono le precipitazioni più abbondanti, ma quest'anno assumono carattere davvero eccezionale: basti pensare che al 27 aprile l'altezza del manto nevoso è di 138 cm di neve al Rif. Gastaldi, 2659 mt, in alta valle di Lanzo: il giorno 02 maggio l'altezza neve raggiunge i 246 cm, il 04 i 275 cm, e il 05 maggio addirittura i 320 cm: in totale, dal 29 aprile al 05 maggio sono caduti, in media, alla quota di 2500 mt dai 150 ai 230 cm di neve fresca!! Ciò porta l'innevamento oltre i 2500 mt ad essere davvero eccezionale: i settori in cui l'altezza del manto nevoso è maggiore sono quelli delle Alpi Graie, Pennine e Lepontine, con una media di 250-300 cm. Uno delle località col maggiore innevamento è la zona del Nivolet, tra la Valsavarenche e la Valle Orco, in particolare al rifugio Città di Chivasso, dove il 05 maggio lo spessore della neve tocca gli 8 metri, seppellendo quasi totalmente l'edificio: nella settimana in questione sono caduti qui 330 cm di neve. Con un tale innevamento ci sono possibilità per un respiro per i nostri ghiacciai, dopo anni di digiuno: nel caso di un estate fresca come quella dell'anno 2000 è lecito pensare a una battuta d'arresto considerevole nel generale ritiro della masse glaciali alpine, che negli ultimi 10 anni sta in effetti assumendo proporzioni preoccupanti, visto il costante e dimostrato aumento della temperatura media, anche se, alla luce delle ultimi studi da parte dei climatologi, potrebbe non essere direttamente provocato dall'uomo, che comunque ha dato - e sta ancora dando - un bel contributo ai mutamenti climatici dell'ultimo secolo. |
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