Scialpinismo

 

Monte Vaccarezza 2202 m
 

 

 
Info gita  
Partenza: Leitisetto 970 m
Tempo di salita: 4 h - 4 h 30 m
Dislivello: 1235
Difficoltà: MS
Esposizione S
Periodo: dicembre - marzo

 

2 gennaio 2009
Il Monte Vaccarezza è uno dei due vertici dell'appariscente montagna a trapezio sulla catena che dal Monte Soglio risale verso la Levanna Orientale. E' una gita facile, nella parte bassa, fino agli alpeggi de La Cialma 1511 m si sviluppa per una strada interpoderale che permette di superare la fitta boschina. Nella parte alta segue la dorsale sud senza difficoltà fino alla cima. Considerata l'esposizione, è facile trovare neve trasformata anche in pieno inverno. Per contro, è un itinerario su cui la neve va via abbastanza velocemente, e necessita di innevamento abbondante siccome la dorsale viene spesso "pelata" dal vento. Nella stagione 2008/09 la Vaccarezza è rimasta pressochè uniformemente innevata dal 2 novembre a fine aprile oltre i 1500 m.

 

Venerdi 2 gennaio 2009, mattina, mi alzo e guardo fuori, nebbione.. ma so che su fa bello. Ci troviamo in tre a Lanzo, dove il cielo è sereno, e saliamo verso Leitisetto. Fa freddo alla partenza, ci incamminiamo per la strada interpoderale. E’ la terza volta che torno qui, una prima fu un fallimento nelle nuvole basse, la seconda raggiunsi la vetta ma la discesa fu un’odissea solitaria nella nebbia.. questo è il terzo tentativo e so che oggi non ci saranno nuvole o nebbie a rovinarmi la gita. La neve è polverosa, si deve battere traccia perché quella vecchia è coperta da 10 cm di fresca.

Saliamo con calma, poi abbiamo la sciagurata idea di seguire una traccia molto marcata, che conduce su un’altra carrareccia.. non sono molto convinto, infatti finisce con un’inversione ad U, e cominciamo a ravanare su nella boschina.. e vabbè! In un modo o nell’altro, senza tribolare troppo, usciamo di nuovo sulla strada.. che non abbandoneremo più. Ci alterniamo nel battere la pista, raggiungiamo l’alpeggio nei pressi di La Cialma, c’è un sacco d neve, oltre un metro e mezzo qui a 1500 m. La dorsale della Vaccarezza, invece, verso l’alto sembra un po’ spelacchiata..

Cominciamo a risalirla, il percorso è molto panoramico, sia sulla pianura immersa nella nebbia, sia sulle valli di Lanzo. La fatica però comincia a farsi sentire. All’altezza dell’Alpe Vaccarezza inferiore cedo definitivamente la posizione di battipista.. da qui in poi un fastidioso zoccolo sotto le pelli (la neve recente è quasi collosa col caldo che fa..) mi distrugge. Ogni sci pesa almeno 4 kg.. questi ultimi 250 m mi sfiancano. 

Arriviamo nei pressi della cresta, c’è una cornice spettacolare protesa verso sud, manco fossimo sui Breithorn! Si supera agevolmente dove la dorsale di salita si confonde con la cresta finale. Pochi minuti e siamo in vetta. L’ometto di pietra, alto almeno un metro e mezzo, è del tutto sommerso dalla neve. Sono esausto, mi siedo per riprendere fiato, a momenti non ricordo neanche come mi chiamo. 

Dalla cima mi guardo intorno… che meraviglia. C’è tanto silenzio, serenissimo verso le Alpi, laggiù la pianura è immersa nel gelo e nella nebbia. 

Percorro mentalmente la cresta, verso l’Angiolino. Risalgo su Cima dell’Uia, ridiscendo verso il Soglio. Raccolgo lì un pensiero, un pensiero lontano nel tempo. 

Continuo nel mio percorso mentale, ecco Cima Mares, raccolgo qui un altro pensiero, più recente.  

Proseguo verso la pianura, verso oriente, verso la nebbia, verso il freddo. Ed è là che deposito questi pensieri ed altri ricordi dell’anno che è appena concluso. Là si conserveranno, là si cementeranno, e forse un giorno, quando li tirerò di  nuovo fuori dal loro scrigno, mi strapperanno un sorriso e magari una lacrimuccia, non di tristezza, ma di quelle che nascono dalle gioie vissute. 

Tra un pensiero e l’altro, è anche il tempo di pranzare e ritemprare le forze. Poi l’aria fastidiosa e fredda ci spinge a scendere. Come prevedevo ho le gambe cotte, e nonostante la neve non sia affatto male, non riesco a godermi molto la discesa.. devo fermarmi spesso, comunque le nostre belle serpentine le facciamo. 

Il pendio iniziale è di farina gessosa, qualche breve tratto di crosta da vento morbida, neve primaverile, farina più leggera.. troviamo di tutto. 

Sotto i 1700 m, poi, ci spostiamo sul versante ovest.. e qui troviamo polvere.. anche se ho le gambe sempre più cotte, riesco a fare le mie belle serpentine. Sotto l’alpeggio sfruttiamo ancora un bel pendio, per poi finire, con breve ravanamento nella boschina, sulla strada interpoderale, che seguiamo fino alla fine, con scivolata abbastanza piacevole, e intramezzata da qualche passaggio atletico per superare le piante abbattute dalla grande nevicata di metà dicembre. Sono le 15 passate quando arriviamo all’auto, tutti decisamente stanchi. Le mie gambe non mi reggono più, sono esausto ma soddisfatto. 

Scendiamo a Lanzo, dove ritempriamo il fisico con toast e birra, come d’obbligo ormai per noi dopo una bella gita! La giornata volge al termine, e mentre mi avvicino a casa, mi reimmergo nella nebbia.. e mi vengono in mente queste parole di Cesare Maestri. 

“Vorrei tornar lassù
dove l’alba insegue il tramonto,
dove il tramonto incenerito si annega
in un mare di rosso
dove il mio cuore diviene
fiore di pietra per l’immensa paura.
Dove triste è pensare al ritorno
verso monti di nero catrame”

Ed è lì, dentro questa fredda e cupa nebbia che sto tornando in questo momento. Ma in cuor mio so che è così facile ritrovare il calore e la luce del sole.

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