Scialpinismo

 

Tomba di Matolda 2084 m
 

 

 
Info gita  
Partenza: Villa di Lemie 869 m
Tempo di salita: 4 h
Dislivello: 1215
Difficoltà: MS
Esposizione N
Periodo: dicembre - marzo

 

25 gennaio 2009
Gita abbastanza famosa e frequentata, anche se vista la modesta quota di partenza è necessario pure qui innevamento ottimo ed abbondante. E' una gita che richiede condizioni sicure sui pendii che fiancheggiano l'itinerario di salita. SI percorre tutta la valle Orsiera, volendo si può salire anche al colle del Colombardo, e con neve sicura e pendio ripido (BS) al Monte Civrari. Dalla vetta della Tomba di Matolda si ha una vista stupenda sui laghi di Avigliana.

 

Questa domenica io, Alex e Giampaolo, vista la recente nevicata, decidiamo per una gita abbastanza tranquilla, la Tomba di Matolda 2084 m, in valle di Viù. Il curioso nome trae origine da una leggenda: 

“Intorno agl'infelici che andavano incontro a pericoli
ed a stenti inenarrabili, pur col desiderio di non cadere
in mano di nemici spietati, va ricordata la leggenda
della Tomba di Matolda in Valle di Viù, dove secondo
una memoria quasi perduta interamente , mori , fra i
terrori della montagna e pei disagi sofferti in una fuga
precipitosa, una giovane sposa che più non doveva ri-
vedere l'avito castello”

Da Leggende delle Alpi di Maria Savi-Lopez

 

Finalmente in val di Viù, quindi. Ero proprio curioso di vedere quanta neve ci fosse nelle mie amate valli. Parcheggiamo lungo la provinciale a Villa di Lemie 869 m, che presenta muri di neve alti due metri ai lati. Ci incamminiamo sci ai piedi per la stradina della Valle Orsiera, quella dove si rifugiarono gli ultimi orsi nelle valli di Lanzo intorno al XVII secolo. Infatti il cartello all’inizio della strada dice “Hic sunt ursi”…. nel momento in cui lo leggo penso che questa valle sarebbe piaciuta ad una persona con cui ho percorso parte della Via.

L’ambiente è magico, con i faggi ancora carichi della nevicata di venerdi e sabato. Saliamo bene, dopo un’ora circa raggiungiamo le frazioni di Borgial, Borgialet e S.Antonio. Siamo a circa 1200 m, e sui tetti ci sono 160-170 cm di neve. Credo di non aver mai visto tanta neve a queste quote nelle mie valli di Lanzo. Proseguiamo per la strada fino al ponte sul Rio di Nanta, dove la abbandoniamo. C’è molta gente, pure troppa per i miei gusti, visto che c’è una gita sociale caina. 

Il manto nevoso sale presto a quasi due metri, il Rio è quasi del tutto sommerso, anche se rimangono delle forre dove se ci si finisce dentro è un casino uscirne… per cui meglio stare all’occhio. Raggiungiamo il sole ed è d’obbligo una sosta. Mi guardo in giro, il vallone è stracarico, molti alpeggi sono sommersi, innevamento d’altri tempi. 

Il vallone è molto bello, anche se il vento ha lavorato, e si vede. Lo strato di neve recente, quasi mezzo metro, nasconde visibili gonfie ed accumuli, molti pendii intonsi ed invitanti probabilmente nascondono dei tranelli.. Mentre salgo perdo terreno per fare alcune foto e rimango imbottigliato nel traffico… supero alcuni sci alpinisti, per raggiungere in santa pace i pendii finali molto belli, e godermi in “solitaria” l’uscita sul colletto con vista spettacolare sul Monviso, e soprattutto sulla pianura innevata e i Laghi di Avigliana, di cui uno, il piccolo, gelato. 

Supero la dorsale, ed arrivo sull’affollatissima vetta. Sembra l’arrivo del “140 posti” a Plateau Rosà.. assurdo. Sono in Valle Orsiera, e quindi giustamente faccio l’orso. Avverto Alex e Giampaolo che mi sposto in una zona meno affollata, la vetta è spaziosa e c’è troppo chiasso per i miei gusti. Sono arrivato su in un buon tempo, 3 ore e 30 dalla partenza. Come sono lontani quei mesi estivi in cui anche solo fare 500 metri di dislivello per me era una fatica sovraumana. Mi sembra impossibile avere recuperato tutte queste forze. Ero ridotto davvero ad una sogliola ad inizio settembre, quanto tempo è passato, quanta strada percorsa da allora. 

Restiamo in vetta una mezz’ora, poi è ora di scendere. La folla se ne è andata, ma fa freddino quassù. Cominciamo a scendere per la dorsale che da verso il Colombardo, per poi abbandonarla e seguire un bel pendio, ripido, di polvere. Restiamo al centro, oppure tra gli ontani, evitando i tratti più ripidi, perché c’è davvero tanta neve.  

Ci portiamo così sul fondo del vallone, e andiamo a riprendere le tracce di salita. Sembra sia passato Attila con gli Unni, è tutto tritato ormai… e pensare che poche ore fa c’era una sola traccia di salita e basta in tutto il vallone…più scendiamo e più la neve si fa pesante per il gran caldo a bassa quota. Raggiungiamo la strada, e con piacevole scivolata, senza raschiare troppo le solette degli sci, arriviamo in relativa fretta all’auto. Solita sosta del dopo gita e a casa. Com’è bello poter fare tutte queste gite dietro casa, senza macinare km e km per cercare la neve. 

Un’altra gita di una stagione che è iniziata e prosegue alla grande è andata, un’altra giornata di montagna, neve e amici, un altro pezzo della Via è stato percorso. 

La Via prosegue senza fine
Lungi dall'uscio dal quale parte.
Ora la Via è fuggita avanti,
Devo inseguirla a ogni costo
Rincorrendola con piedi alati
Sin all'incrocio con una più lunga
Dove si uniscono piste e sentieri.
E poi dove andrò? Nessuno lo sa.
 

J.J.R. Tolkien

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