Scialpinismo

 

Gran Paradiso 4061 m
 

 

 
Info gita  
Partenza: Pont Valsavarenche 1960 m
Tempo di salita: 2 h 30 m il 1° giorno, 4 h il 2° giorno
Dislivello: 2100 m
Difficoltà: MSA (corda, piccozza, ramponi)
Esposizione O, NO
Periodo: aprile - giugno
Punto d'appoggio: rifugio Vittorio Emanuele II

 

13 e 14 giugno 2009
Ho già recensito la scialpinistica al Gran Paradiso nel 2004, ma quella del 2009 rimane particolare perchè è stata una salita dal sapore estivo. Partire da Pont coi colori e i profumi dell'estate, e l'indomani regalarsi una sciata memorabile, alla fine di una stagione unica, ma spero non irripetibile.

Ecco perchè la ripropongo, vale la pena di raccontarla.

 

Siamo quasi verso la fine di una stagione iniziata ben sette mesi fa…ma c’è spazio ancora per qualche gita. Questo Grampa è saltato fuori un po’ per caso, organizzato da un gruppetto di ex-allievi della Scuola di Scialpinismo…e mi sono aggiunto anche io, visto che su questa montagna torno sempre volentieri. Partiamo un po’ tardi per i miei gusti il sabato pomeriggio da Pont 1960m , alle 17, sotto un pesante zaino e un cielo senza una nuvola. 

Che differenza rispetto a quattro settimane fa.. quando la piana di Pont era immersa nell’inverno con quasi un metro di neve al suolo ed invece ora è tutto verdissimo. Mi fa un certo effetto salire in braghe corte e maglietta con gli sci sullo zaino.. c’è proprio aria d’estate, un’esplosione di verde, di profumi e di odori di giugno. Saliamo carichi come muli, la prima ora è assai dura. Le cascate sono gonfie d’acqua e fanno un gran rumore. 

Man mano che saliamo l’ombra prende possesso del fondovalle, quassù al sole stambecchi e marmotte al pascolo. Verso i 2500 m attraversiamo i primi nevai, alle 19.15 finalmente siamo al rifugio. Veniamo sistemati nel vecchio dormitorio, la costruzione originaria del 1884, fantastico.. siamo solo noi e si dormirà benissimo. Alle 20 siamo a cena, ottima e abbondante, seguita dal solito relax fuori dal rifugio fin dopo il bel tramonto. Dopo la classica tisana, alle 22.30 la maggior parte di noi è in branda, io e Fabioski ci attardiamo a fare qualche foto notturna. Verso ovest c’è ancora luce, del resto sono le notti più corte dell’anno queste. 

A mezzanotte (maledetta tisana….) c’è una stellata fantastica, miliardi di stelle che brillano, l’intera via lattea sopra il Moncorvè. Sublime. 

Alle 4 suona la sveglia… assonnati, coi soliti movimenti meccanici, ci mettiamo in moto. C’è già gente che parte alla luce delle frontali. Tempo di prepararsi e fare colazione, e finalmente alle 5.20 siamo pronti a partire. L’aria sembra calda, ma ha gelato perfettamente la neve e anche l’acqua qui al rifugio. Partiamo, finalmente, la prima parte di salita non è agevole per via della neve molto ondulata e bugnata. Verso i 2850 finalmente migliora e diventa più liscia. 

Prima di affrontare l’inizio del ghiacciaio, faccio mettere i coltelli ai compagni che sono con me..Il  pendio è molto ripido, e alcune inversioni sono un po’ delicate, la neve è durissima. Prendiamo un po’ fiato usciti fuori, poi saliamo con calma fino all’altro pendio, ancora più ripido, che porta sotto la schiena d’asino. Ci sgraniamo e disperdiamo, rimango con Giulia, indietro ci sono ancora tre dei nostri. Molta gente sale a piedi coi ramponi e gli sci sullo zaino… noi, con calma e attenzione, saliamo sci ai piedi, uscendo poi finalmente al sole e su terreno più tranquillo, dove possiamo fare una pausa. Ci raggiunge Fabioski il tavolaro, gli altri due ragazzi sono rimasti indietro, e si fermeranno poco dopo per stanchezza. 

Ripartiamo superando la schiena d’asino, ed ecco uno degli ambienti montani a me più famigliari, con la seraccata del ghiacciaio del Gran Paradiso a sinistra e la Becca di Moncorvè a destra. Oltre, a ovest, le montagne dietro casa e le valli di Lanzo e dell’Orco. Dietro di noi il Monte Bianco, con qualche nube orografica aggrappata alle sue creste. Incrociamo Enrico che già scende perché su fa freddo. 

Al colle della Becca di Moncorvè, circa 3800 m, riprendiamo Mario, ultima pausetta prima di affrontare il pendio finale. Ripartiamo, il fiato mi è corto per il ritmo spesso spezzato, ma la cima è vicina. Superiamo anche il mitico Luigi, e arriviamo finalmente al “deposito sci”, a circa 4030 m. Eccomi nuovamente oltre i quattromila metri, a respirare l’aria sottile. Ho qualche brivido di emozione, nonostante sia la sesta volta quassù, vuoi per il posto, vuoi per il ritorno a queste quote dopo due anni di problemi fisici vari. E’ una rinascita del fisico e della mente. 

Abbraccio alla compagna di salita e strette di mano con gli altri soci che arrivano alla spicciolata. Non c’è il solito affollamento per la cresta finale, ma quelle 20-30 persone sono già troppe per i miei gusti.. conveniamo di lasciare perdere la salita alla Madonnina, io ci sono già stato e posso farne a meno, gli altri un po’ per stanchezza, un po’ per il freddo, un po’ per i timori del passaggino finale la pensano come me.  

Nel frattempo, tra un sorso di the e un pezzetto di parmigiano, ammiro il panorama, soprattutto il fantastico e candido plateau della Tribolazione e la cresta che chiude la mia amata Valnontey. Non mi stancherò mai di salire quassù né di percorrere quella valle che è sotto di me, all’ombra di questa montagna che ha segnato molti momenti bellissimi della mia vita, montanara e non. Mi isolo per qualche minuto mentalmente, perdendomi tra i ricordi di queste montagne. 

Poi ci prepariamo a scendere. A parte i soliti francesi che si fermano esattamente dietro di noi, visto che il posto già non è il massimo della comodità, stringiamo gli scarponi, e tribolo come non ho mai fatto ad agganciare uno sci. Stramaledico gli attacchini e devo ringraziare un trentino che mi aiuta a tenere fermo quello sci stramaledetto per agganciarlo. Ooohh finalmente!! Siamo pronti! 

La neve è molto dura, per cui faccio scendere i miei compagni in derapata controllata, con molta calma. Incrociamo i due Fabii, ci rivedremo poi giù. Quando la pendenza si addolcisce, è ora di fare qualche curva. La neve è sempre duretta, ma dove è lisciata si scia bene. Così fino alla Becca di Moncorvè, poi scendiamo ancora, con tratti duri ma stupendi, fin sotto la schiena d’asino, dove ci fermiamo una quarantina di minuti anche per aspettare che la neve smolli un po’. Nonostante lo zero termico fosse previsto piuttosto alto, non smolla niente! 

Quando l’aria fredda comincia ad infastidirci, ripartiamo. E la neve adesso è perfetta… sembra di danzare su questi pendii lisci come biliardi, morbidi al punto giusto. Ci godiamo una gran discesa, andando a cercare le esposizioni migliori. Una specie di canale ci porta alla fine del ghiacciaio, poi mi sposto a sinistra, andando a scendere altri fantastici e ripidi pendii fino a 2900 metri. Una traccia pressoché orizzontale, che avevo adocchiato già salendo, ci porta ad un colletto a circa 2850 proprio sopra il rifugio. Quest’ultimo pendio però è una schifezza, la neve è troppo piena di rigole e buche per fare curve tranquilli, per fortuna dura poco e siamo al rifugio, stanchi, sudati e accaldati! 

Finalmente possiamo cambiarci e spargere tutta la nostra mercanzia per un’area di parecchi metri quadrati… qui ci sono i tre compari che sono scesi prima, e c’è tempo per farsi una birretta, mentre arrivano prima un Fabio e poi dopo un’ora l’altro Fabio, il tavolaro.. è l’unico che è salito in cima alla Madonnina… sfruttando un passaggio da una Guida Alpina! 

Ancora un po’ di relax e risate, e poi è ora di ricaricarsi il pesante fardello sulle spalle, la gita non è ancora finita! Il cielo si vela, così non ci farà patire troppo il caldo a scendere. Partiamo tutti insieme, ma alla fine ci sgraniamo tutti quanti, e rimango solo indietro con le due fanciulle del gruppo, arrivando stancamente al parcheggio alle 17.15. 

La gita è finita! C’è spazio ancora per un toast per ritemprare le forze, poi prendiamo la via di casa, dove arriverò alle 20.35, stanco, accaldato, cotto dal sole ma felice. Difficilmente il mio” Grampa delude, anzi, a dire il vero non mi ha MAI deluso. Anche stavolta è stata una gran gita, una stupenda sciata, ottima compagnia per una delle più belle gite di scialpinismo che abbia mai fatto. La particolarità di questa gita, la trentaduesima di una stagione indimenticabile (e non ancora finita..), che ricorderò per sempre, è stato proprio per questo contrasto tra l’estate piena del fondovalle e quell’inverno che lassù, invece, sembra proprio non volersene andare. 

Bergheil, alla prossima!

 

Album foto >>>

 

top | home | mail

©  2001 - 2009 - powered by roby4061.it