Scialpinismo

 

Gran Paradiso 4061 m
 

 

 
Info gita  
Partenza: Pont Valsavarenche 1960 m
Tempo di salita: 2 h 30 m - 3 h il 1° giorno, 4 - 5 h il 2° giorno
Dislivello: 2100 m
Difficoltà: MSA
Esposizione O, NO
Periodo: aprile - giugno
Punto d'appoggio: rifugio Vittorio Emanuele II

 

15 e 16 maggio 2004
La più bella discesa da 4000 m delle Alpi. Così è stata definita da un famoso alpinista la discesa dalla vetta del Gran Paradiso a Pont. E' sicuramente una gita grandiosa, anche se purtroppo molto, troppo affollata. Ma sicuramente merita. Merita la sfacchinata, spesso buona parte sci a spalle, da Pont al Vittorio Emanuele, merita la levataccia, la lunga salita per il ghiacciaio del Gran Paradiso. Merita la faticaccia dell'ultimo traverso, fino a quella finestra affacciata sulla Valnontey. Merita. Perchè la discesa, dalla cima fin sotto il rifugio, se in condizioni, è qualcosa di indimenticabile.

 

Scialpinismo a quota 4000, atto secondo. Per il 2° 4000 sciistico della fantastica stagione 2003/04 la scelta non poteva che cadere sul mio Grampa.

   

A destra: in attesa di partire per il rifugio, ne approfitto per fotografare qualche stambecco a Pont.

A sinistra: un bell'esemplare maschio.

Nel tepore di una mattina di metà maggio partiamo da Caselle alla volta di Pont Valsavarenche, dove arriviamo giusto per ora di pranzo. Consumato un breve spuntino, ci concediamo un irrinunciabile caffè, dopodichè ci prepariamo a partire. Mettiamo gli sci appena attraversato il torrente Savara, sulla pista di fondo ancora innevata. Ci dirigiamo verso la mulattiera che sale al rifugio Vittorio Emanuele II ma in breve siamo costretti a togliere gli sci. Percorriamo un tratto nel bosco sci a spalle, per scarsità di neve. Verso i 2180 m li rimettiamo ai piedi, e di qui in poi l’innevamento è abbondante. Il sole è assai caldo, ma l’aria resta freschina. Saliamo con calma lungo l’itinerario estivo, e c’è molta gente, moltissima. Arriviamo al rifugio dopo quasi 2 ore e mezza. C’è un carnaio che nemmeno a Cervinia. Italiani, francesi, tedeschi, polacchi: c’è di tutto quassù! 

       

A destra: pomeriggio al rifugio Vittorio Emanuele II.

Al centro: il sole tramonta...

A destra: il tramonto si colora di rosso.

E’ il tardo pomeriggio, prendiamo possesso della nostra camera, e quindi finalmente ci possiamo rilassare a dovere, sui tavoli del terrazzo, godendoci l'ultimo sole del pomeriggio. La cena, manco a dirlo, è attesissima. La consumiamo con la tipica voracità dell'alpinista stanco e quindi usciamo ancora una volta a godere del tramonto sul gruppo Taou Blanc - Aouillè - Entrelor. Anche Ciarforon e Tresenta si colorano di rosa. Un genepi è quello che ci vuole per aiutarci a farci trasportare tra le braccia di Morfeo. La notte passa un po agitata, per via dei continui movimenti nella camerata superiore.

       

A destra:tramonto dal rifugio Vittorio Emanuele II.

Al centro: il Monte Bianco in lontananza, dalla schiena d'asino.

A destra: il tracciatissimo pendio finale.

Alle 4 e 35 è ora di alzarsi. Indossiamo imbrago e ARVA e siamo pronti per la colazione. Alle 5 e 30 finalmente partiamo, alla luce delle frontali, col chiarore del giorno che lentamente si fa strada da oriente. La folla si distribuisce lungo il percorso, si vedono strisce di omini neri e altri luminosi, non c'è pericolo di sbagliare strada..Lasciandoci il rifugio alle spalle quindi ci dirigiamo verso le morene del ghiacciaio del Gran Paradiso. Tratti a poca pendenza si alternano ad altri più ripidi, superati con diversi diagonali. Verso i 3300 m si è alzato un fastidioso vento da nord est, molto gelido. Corriamo subito ai ripari, vestendoci a dovere, con doppi guanti, pile antivento, giacca a vento, passamontagna con conseguente problematico appannamento degli occhiali.

       

Immagini della salita nella bufera di vento, oltre la schiena d'asino.

La salita prosegue verso la schiena d'asino, tormentata dal forte vento, che però creava uno spettacolo unico. Immerse nelle nubi di neve trasportate a gran velocità, si muovevano controluce le sagome nere degli sci alpinisti. La vista della Becca di Moncorvè lascia capire che manca poco. Infatti ecco l'ultimi diagonale, sempre eterno, dove, per la verità, ho cominciato ad accusare qualche problemino di nausea. Nonostante questo, pian piano, arrivo anche io alla base delle roccette di vetta, affollatissime. Ho cercato un posto comodo e mi sono seduto per riordinare le idee. Qui il vento pare essere meno fastidioso, e ci si può anche rilassare un attimo osservando lo splendido panorama. Salire alla Madonnina è impensabile: c'è troppa gente. Ancora una volta devo rinunciare.

   

A destra: la Valnontey vista dai pressi della vetta.

A destra: il pianoro superiore della Tribolazione e la testata della Valnontey visti dai pressi della vetta.

Quindi meglio scendere. La prima parte è molto bella, nonostante la crosta da vento morbida, che, tritata dai numerosi passaggi, permetteva comunque una discesa divertente. E' così fino alla schiena d'asino, poi si aprono sotto i nostri sci ampi pendii lisci come dei biliardi di neve primaverile. La bassa temperatura la mantiene ancora un po dura, ma è divertentissima, e specie tra i 3400 e i 3100 m entro in una fase di esaltazione pura. Un brutto pendio pieno di tracce rigelate mi riporta sulla Terra, ma superatolo, ormai fuori dal ghiacciaio, mi sposto su una bella dorsale a destra, e qui, verso i 2900 m, entro di nuovo in trance..da qui fino al rifugio è tutto firn, quella neve marcetta che molla appena due dita...

       

A destra: uno sguardo al lontano Monte Rosa.

Al centro: Roccia Viva e Becca di Gay.

A destra: ancora la Valnontey.

Al rifugio recuperiamo il materiale, ci rilassiamo ancora un po e poi riprendiamo la discesa. Altri 400 m di neve da urlo, tra cui uno splendido canalino a 35°, breve ma intenso, che avevo già adocchiato salendo il sabato..Gli ultimi 100 m purtroppo non erano granchè, a causa delle troppe tracce profonde e della neve che tendeva a sfondare..Quindi a 2200 m, ho deciso che la sciata finiva lì, dopo 1900 m di curve. Caricati gli sci a spalle scendiamo per la mulattiera nel lariceto che sapeva ormai d'estate, tra i fischi delle marmotte e gli odori di maggio.

   

A sinistra: il canalino a 35° sotto il rifugio.

A destra: degna conclusione di una delle gite più belle di sempre.

Giunti sulla pista di fondo, ancora innevata, ho rimesso gli sci giusto per fare ancora due scivolate, fin quasi al parcheggio di Pont. Alle 13 siamo alla macchina. Spargo tutto il mio materiale in un'area di un paio di metri quadri, per togliere imbrago e ferraglie, e per potermi mettere, finalmente, in abiti civili. Dopo un pranzetto ci spostiamo all'Albergo Gran Paradiso, dove un'ottima Forst media mette il sugello al sogno di una vita: scendere dal mio Gran Paradiso con gli sci..

 

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