4 e 5 agosto 2007.
Grande week-end di alpinismo a quota 4000,
con la salita della Roccia Nera 4075 e del Gemello del Breithorn
orientale 4106 m, partendo da S. Jacques d’Ayas 1689 m.
Siamo solo in due, il parcheggio di S.
Jacques è pieno, e ci tocca lasciare l’auto più in basso del paese..
Ci incamminiamo alle 11.10, il sole è micidiale, ma l’aria bella
fresca. La salita è bella, nel bosco dai colori e dagli odori estivi
che io adoro, mi fanno tornare in mente la mia “anima
escursionistica”. Arriviamo allo splendido Pian di Verra, vasto
altopiano a quota 2000-2100 m, poi lasciamo a sinistra il sentiero
per il lago blu, e ci incamminiamo sulla morena.
Pausa pranzo con vista lago, poi ricominciamo
a salire, ed io a soffrire.. mi sono caricato la corda, e non so,
sarà perché sono fermo da tre settimane, ma soffro tantissimo… Si
scende un po', stradina, poi si comincia a risalire per riportarsi
sul filo della spettacolare morena laterale del grande ghiacciaio di
Verra… è impressionante quanto si è arretrato il ghiacciaio da
inizio secolo, saranno quasi 2 km… credo che alla fine
dell’ottocento arrivasse fino al lago Blu…
La salita è faticosa ed eterna, anche perché
ho finito l’acqua e non c’è il minimo ruscelletto (sul filo di una
morena in effetti è difficile…). Gli ultimi 200 metri di crestina
morenica, ripida, la trovo davvero eterna, ed arrivo al rifugio
intorno alle 16 abbastanza stravolto…
Se dovessi salire ancora al Guide d’Ayas
darei forfait… ma ho deciso già in settimana di dormire al
Mezzalana, rifugetto old-style, da neanche 40 posti, accogliente,
spartano, lontano dal solito cliché rifugio-albergo.
Prima cosa mi disseto, poi via gli
scarponacci, e mi posso rilassare.. arriva anche l’amico Aldo,
quindi relax per il resto del pomeriggio. La giornata è fantastica,
il panorama sui vicinissimi ghiacciai è spettacolare. Cena, poi
ancora relax per digerire, quindi a dormire sotto una stellata
incredibile. La notte la passo benissimo, anche perché nel rifugio
ci sono solo 12 persone noi compresi, e quando è così si dorme alla
grande.
Ore 4.40 la sveglia, ci si alza, colazione, e
pronti a partire alla luce delle frontali. Salire al guide d’Ayas è
assai faticoso, soliti sfasciumi, poi sentiero attrezzato, e siamo
al rifugio giusto per vedere l’alba sulla Vallèe. Ci mettiamo i
ramponi e ci incamminiamo sul ghiacciaio, e ci leghiamo praticamente
subito, visto che fatti neanche 100 m mi sono sentito andare giù..
Saliamo quindi con calma, anche se un rampone
mi si sgancia e cristono non poco a rimetterlo. Effettuiamo un lungo
giro verso il Passo di Verra, la scorciatoia verso lo sperone del
Rossi-Volante non è tracciata, e non ho voglia di andare a mettermi
nelle rogne in mezzo ai seracchi… Lasciamo sulla destra prima la
traccia del Castore, quindi quella per il Polluce, entrambi assai
affollati, e ci dirigiamo verso lo sperone del bivacco. Purtroppo
tocca scendere, perdendo una settantina di metri di dislivello, e
raggiungiamo lo sperone con una ripida rampa nevosa. Superiamo le
roccette abbastanza agevolmente, e usciamo alla base del pendio
finale della Roccia Nera.
Lo risaliamo, la neve è dura e si procede
agevolmente. Peccato che a circa 3925 m, su un traverso a 40°
almeno, quel cacchio di rampone si sgancia di nuovo, e non è proprio
un bel posto per fermarsi.. con qualche bestemmia riesco a far
rientrare l’archetto nella sede, e riusciamo a ripartire..
Ovviamente l’imprevisto mi ha spezzato il
ritmo, e quindi da qui in su faticherò parecchio, il fiato è un po'
pesante, e trovo piuttosto lunghi gli ultimi 70 metri oltre i 4000,
nonostante l’ottima traccia e il buon passo tranquillo di Aldo. Dopo
quasi 200 m di pendio a 40° finalmente la pendenza smorza nei pressi
della cresta, e volgendo a destra, a debita distanza dalla cornice,
arriviamo sulla vetta. Ci sono solo 2 tedeschi oltre noi, che
spettacolo!
Sono sul mio 18° quattromila…Il panorama è
splendido, ma prima di godermelo ho bisogno di sedermi un attimino a
riprendere fiato… basta poco e mi gusto lo spettacolo… a parte la
val d’ayas sotto di noi, ma tutto il Rosa, dalla Nordend al Castore,
e poi i 4000 di Saas fee, il Weisshorn, Bianco, Gran Paradiso, le
montagne delle mie valli di Lanzo, e lontana lontana la Barre…. Non
c’è praticamente una nuvola, giornata da lacrime!!!
Rimaniamo in vetta 15-20 minuti, poi
scendiamo e decidiamo ovviamente di andare verso il Gemello del
Breithorn Orientale. Il percorso di cresta è spettacolare e
suggestivo, ci sono delle cornici impressionanti protese a nord, sul
versante svizzero, ma la traccia passa a debita distanza, anche se
bisogna stare molto all’occhio perché notiamo diverse crepe a poca
distanza dalla traccia… meglio stare ancora più a sud! Scendiamo
alla depressione a circa 4035 m, quindi per una rampa ripida ci
portiamo nei pressi di un canalino nevoso.. saranno più di 45°, ma è
breve (5 metri) e ben gradinato, senza ghiaccio. Lo superiamo e un
successivo pendio nevoso a 40° ci porta alle roccette finali.
Che meraviglia.. ci siamo solo noi in vetta,
mentre su Castore e Polluce c’è la folla, e sul Breithorn
Occidentale c’è una fila ininterrotta di persone…
E noi lì, solo in due, a 4106 m di quota! E’
il 19° quattromila, sono felicissimo e sto bene, non ho mal di
testa, né nausea.
Foto di rito, poi è meglio scendere… la
discesa sarà molto lunga! Scendiamo con attenzione la parte finale,
quindi la cresta che vediamo per intero nella sua impressionante
spettacolarità… questo è il bello e la suggestione dell’alta quota,
del regno dei ghiacci, della neve, del cielo…
Sempre con le dovute attenzioni ripercorriamo
a ritroso l’andata, quindi giù per il ripido pendio del Roccia Nera.
C’è una buona traccia e la neve tiene ancora, penso a quanto vorrei
avere gli sci per lanciarmi giù di qui… 40° lisci come un biliardo…
mmmmm!
Mi tengo buono e mi concentro, perché è
meglio non scivolare qui.. siamo di nuovo al bivacco Rossi-Volante,
quindi scese le boccette ci aspetta la devastante risalita, da 3710
a 3780, lunga quasi 1 km…sono io davanti e tiro come una locomotiva
per inerzia, senza pause, perché voglio togliermela il prima
possibile… le risalite le odio sempre, ma a queste quote mi
uccidono!
Finalmente poi è tutta discesa… la stanchezza
accumulata si comincia a far sentire, sono le 12.30, il sole picchia
e non da tregua. Arriviamo finalmente al guide d’Ayas e possiamo
toglierci un po' di roba di dosso..
Ma ciò significa che quella roba va nello
zaino! Comunque scendiamo per gli orrendi sfasciumi verso il
Mezzalama, assistendo anche ad un crollo di seracchi dal ghiacciaio
grande di Verra…
Arrivo al rifugio abbastanza stanco, il mio
primo desiderio è pantaloncini, ciabatte e birra….
Mangio qualcosa, poi ci incamminiamo, sotto
il peso di uno zaino immane (saranno almeno 15 kg..), verso valle.
Io prendo una variante, percorrendo il vecchio sentiero sul filo
della morena, spettacolare, e mi ritrovo quindi per una mezz’ora,
solo, a camminare sospeso sui due versanti, il sinistro erboso e il
destro detritico e franoso, che si inabissa verso l’ex-ghiacciaio.
Mi accompagna solo il rumore dei torrenti, su
entrambi i lati, e il tintinnio dei moschettoni, sotto il sole
cocente e gli odori dei pascoli d’alta montagna. Spettacolo. Mi
fermo anche 5 minuti un po per riposare le spalle, un po’ per
gustarmi questo silenzioso panorama. Poi riparto, e verso i 2500 m
abbandono la mia variante, e rientro sul sentiero principale. La
discesa non finisce più, cominciano a dolermi schiena, collo,
ginocchia e soprattutto i piedi… ci fermiamo un poco ancora nei
pressi dell’Alpe di Verra Superiore, poi proseguiamo stancamente,
voltandoci indietro al pian di Verra e vedere lassù da dove stiamo
arrivando…
Ecco il bosco, ecco Fiery, gli odori dei
larici accentuati dal caldo sole e dalla luce del tardo pomeriggio,
ci siamo quasi, siamo stanchissimi quando arriviamo a S.Jacques e il
tratto su asfalto finale ci da il colpo di grazia… oltre 2500 m di
dislivello e 8 km di discesa…
Ci cambiamo, e quindi irrinunciabile sosta
birra-panino-caffè, poi via verso casa… dove arriveremo cotti e
stracotti, ma soddisfatti per queste due giornate splendide in alta
quota.
Ma fare un 4000 senza utilizzare impianti, e
contando solo sulle proprie forze ha sempre un sapore particolare…
fatica sì, tanta, tantissima, ma la soddisfazione è sempre grande,
ed il fatto di aver trovato praticamente nessuno su entrambe le
punte da a questa avventura un ulteriore tocco in più..
Photobook di questa gita.
Roberto Maruzzo-socio CAI-Lanzo |