Lagginhorn 4010 m. |
Il Lagginhorn è un quattromila poco difficile, nel gruppo della
Weissmies. A differenza di questa, la salita al Lagginhorn è
prevalentemente su roccia. Non è difficile, si incontrano al massimo
passaggio di II-II+ e a parte qualche tratto, la cresta di salita
non è neanche molto esposta. In buone condizioni è possibile che non
si utilizzi neanche la corda, come è capitato a noi nell'estate
2006. E' comunque indispensabile averla dietro. Con neve o vetrato
sulla cresta ovviamente la salita si fa più delicata.
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8 e 9 luglio 2006. Alla fine dei conti, l'unico quattromila del 2006 è stato questa montagna di sassi...Parcheggiamo a Saas Grund alle 14 di un caldo pomeriggio di inizio luglio, saliamo in funivia a Kreuzboden. Di qui per un buon sentiero raggiungiamo in 40 minuti la Weissmies Hutte, come sempre affollatissima. Con nostro sommo dispiacere ci viene annunciato che la nostra cena verrà servita al primo turno, e cioè alle 17.45... manco fossimo sul Bianco. La cena è svizzera, ma la suppe nonostante l'aspetto è decisamente gustosa, e lo spezzatino di pollo al curry col solito riso è una cannonata.
A sinistra: Giampaolo ed Alex arrivano alla Weissmies Hutte Al centro: lo splendido interno del rifugio vecchio. A destra: un particolare dell'interno. La notte trascorre all'insegna del caldo, caldissimo, pure troppo... mi ritrovo a dormire praticamente in mutande e canottiera, ci saranno 40° nella stanza. Da morire... Alle 3.20 suona la sveglia, una colazione stavolta senza troppa fatica, e quindi alle 4.15, alla luce delle nostre frontali, lasciamo il rifugio.
A sinistra: la vecchia Weissmies Hutte Al centro: Io, Alex, Giampaolo in relax dopo la cena. A destra: alba sui quattromila di Saas Fee. Al buio non è facile seguire il sentiero, ma ci guidano anche le lucine di chi ci precede. A circa 3000 m abbandoniamo la traccia per il Fleschorn, e deviamo a destra, incominciandoci lungo la cresta Pietrame, ometti, qualche roccetta, solo tanto faticoso.. A 3400 m è ormai giorno, lasciamo parte del materiale sotto una roccia, lo recupereremo al ritorno. Ci riportiamo sul filo di cresta, che si fa più affilata, ma non difficile. Subito dopo, a circa 3500 m, una placca di II, più impegnativa, ma non molto esposta se la si supera sulla destra. Gli appigli e gli appoggi, seppur distanti, ci sono, con un po di allungamento la si supera (II +).
A sinistra: alba sul gruppo dei Mischabel Al centro: la cresta di salita al Lagginhorn A destra: alba verso i quattromila dell'Oberland Riprendiamo la marcia su roccette e sfasciumi, a 3600 m la neve presente ci induce ad utilizzare i ramponi e la piccozza. Lasciamo ancora la corda nello zaino, seppure in qualche pendio, ripido ed esposto, non sarebbe male legarsi.. Un po per pigrizia un po perchè ci sentiamo sicuri, proseguiamo così. Ancora sfasciumi e neve, poche roccette ed arriviamo all'ultimo ripido nevaio. C'è una bella traccia, e in breve, con un po di attenzione, arriviamo sull'aerea vetta.
A sinistra: i due soci studiano la via Al centro: la seconda metà della cresta A destra: i primi ripidi nevai Bellissimo il panorama sulla valle di Saas Fee, sul Piemonte invece è pieno di nubi e nebbie. E' d'obbligo una foto propiziatoria con tricolore (questa sera ci sarà la finale dei mondiali di calcio), poi è ora di scendere, anche se sono solo le 8.50. Ma per le 20 dobbiamo, o meglio, vogliamo essere a casa davanti alla TV pronti per il fischio d'inizio. Ci leghiamo per scendere il primo nevaio, poi però appena giunti sugli sfasciumi, decidiamo di slegarci per evitare di lapidare le persone che stanno salendo. E' pure pericoloso scendere legati, perchè la corda si impiglia ovunque, essendo un terreno instabile.
A sinistra: Alex sui nevai Al centro: la pendenca c'è, e si vede... A destra: risalendo il nevaio finale La placca in discesa merita qualche attenzione in più, è meglio scenderla faccia a monte, e magari facendosi fare sicura dall'alto. Il terreno in discesa è massacrante, di quelli che martellano senza sosta caviglie, ginocchia e schiena. Recuperiamo il materiale, poi scendiamo sul ghiacciaio, coperto di neve marcia ma percorso da un'evidente traccia. Lo attraversiamo tutto, quindi ci aspetta una faticosa risalita ad una spalletta, dalla quale vediamo, non distante Hohsaas e la stazione superiore della funivia.
A sinistra: gli ultimi metri prima della vetta Al centro:dalla vetta l'ultimo nevaio A destra: in vetta, panorama spettacolare Unico problema è che tocca scendere per un orrendo, esposto e franoso sentierino, che con alcuni tornantini ed una cengia su placca rocciosa, espostissima ed attrezzata con un cavo di acciaio e spit (una scivolata qui sarebbe imperdonabile... c'è un salto di un centinaio di metri), ci porta sulle rocce montonate a poca distanza dalle piste di Hohsaas. Il terreno è più rilassante ma il tempo stringe e la fatica si fa sentire. Attraversiamo la zona una volta occupata dal ghiacciaio, ora di rocce montonate e morene, fino a raggiungere la stradina che risale ad Hohsaas.
A sinistra: stasera saremo campioni del mondo... Al centro: la cresta verso il Fleshorn A destra: la faccia di discesa, nevai e sfasciumi E qui la sopresa... il rifugio-albergo dove sognavamo di berci una birra è chiuso, e la stazione della seggiovia è stata spostata 50 metri più in alto... guardo l'orologio, 11.58. Alle 12 la funivia chiude e si sa che gli svizzeri sono assai fiscali con gli orari... Ci lanciamo in una disperata corsa in salita, massacrante, bruciando le ultime energie per lanciarci letteralmente, dietro alle imprecazioni nostre e dell'addetto agli impianti, dentro l'ultima cabina in partenza...
A sinistra: la cresta del Lagginhorn, vista in discesa Al centro: il piccolo ghiacciaio alla base del Lagginhorn A destra: mezzo litro di birrazza gelata è quello che ci vuole! Ci mettiamo tutta la discesa fino a Kreuzboden per riprendere fiato... ma giunti lì possiamo rilassarci e poi goderci una meritatissima birrona gelata...Scendiamo a Saas Grund, poi il lungo viaggio di ritorno verso casa, dove arriviamo alle 18.45. La sera passerà fino a mezzanotte e mezza davanti alla TV, per vedere una finale al cardiopalma che ci porterà ad essere campioni del Mondo. Ma la mia giornata si era aperta alle 3.20, con la partenza verso i l 16° quattromila... Che lunghe sono 21 ore in piedi!!
Roberto Maruzzo-socio CAI-Lanzo |
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